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Fondo Salvastati: Monti ha torto?

Appassiona il dibattito sul fondo Salvastati. Ma si può fare molto meglio se...

Monti ha proposto di usare il Fondo Salvastati per moderare lo spread o, meglio, per calmierare il prezzo dei prestiti agli Stati in difficoltà.

Qualcuno ha detto che si tratta solo di tachipirina, una cosa che non avrebbe curato il male. E, purtroppo, è vero. C’è poi da osservare che non si sa per che importo e quanto tempo si dovrebbe continuare a comprare titoli. Inoltre penso che, come sempre, ciò servirebbe soprattutto alle banche. Almeno in Italia.
 
Infatti circa 1.700 miliardi del debito pubblico è in mano a banche Italiane ed estere e, naturalmente, il contenimento dello spread servirebbe loro per vendere i titoli che oggi le mettono a rischio. Perdendo poco. O nulla. 

Il solito errore: confondere la causa con l'effetto
 
Monti sta commettendo l’errore che per decenni ho visto fare a tutti gli imprenditori in crisi: poiché la loro azienda andava male e, quindi, si trovava a corto di liquidi, continuavano a cercare nuovi finanziamenti. Indebitando così sempre più l’azienda, sé stessi e il loro entourage senza rendersi conto che la mancanza di danaro era un effetto, non la causa. Aggravavano, con grandi sacrifici, sempre di più la situazione. Fino al fallimento. Ma questo è quasi il meno. Perché tutti non fanno che gridare che la soluzione è nella crescita, che la crescita richiede investimenti e che per questi mancano i soldi.
 
Perché non spendere direttamente in opere pubbliche?
 
Ma allora perché non utilizzare i fondi del Salvastati per un grande piano di opere in tutta Europa? In fondo si tratterebbe sempre di salvare gli Stati in crisi, lo stesso obiettivo del piano Monti. Si dirà forse che questo non è lo scopo del fondo e ci vorrebbe molto per cambiarne l’oggetto. Forse è vero, ma non ce n’è bisogno. Le autorità europee hanno dimostrato di avere abbastanza fantasia per non doversi fermare per questo. Anche l’acquisto dei titoli pubblici da parte della BCE era contestato ed ha portato alle dimissioni del delegato tedesco nella banca. Anche il salvataggio delle banche spagnole (100 miliardi, pare) non è che rientri proprio direttamente e chiaramente nella funzione di intervento prevista. E sia gli invocati eurobond che l’idea di non contare nel debito i titoli per finanziare investimenti non ci sono.
 
Per di più è un’idea sciocca perché quei debiti andrebbero comunque pagati alla fine. O almeno rinnovati. E avrebbero problemi nell’andare sul mercato. E su quei titoli si dovrebbero pagare interessi che graverebbero sul deficit o chiederebbero altre imposte per il pagamento.

Si è parlato in questi giorni di un prestito, negato da Monti, di 745 miliardi a Italia e Spagna. Ora, se il prestito dovesse avvenire e alle stesse condizioni di quelli alla Grecia (al 4,5%) tanto varrebbe, per l’Italia, approvvigionarsi sul mercato, c’è anche da considerare che, con quella somma… con metà… con metà della metà di quella somma sarebbe possibile fare un grande piano di lavori pubblici, si spenderebbero qualcosa come 1.700 € per ogni cittadino italiano e spagnolo. Non so in Spagna, ma da noi ci sarebbe solo da scegliere: dal restauro delle scuole fatiscenti, al completamento di un paio di autostrade, dal portare finalmente ai siciliani l’acqua in casa alla messa in sicurezza di Genova e Sarno, dalla ricostruzione in Abruzzo a quella in Emilia (e forse in Umbria, a S.Giuliano di Puglia e perfino nell’infinita tragedia del Belice).
 
E comunque case popolari, ospedali, strade, scuole e ricerca servono dappertutto per non parlare anche delle banlieu parigine, delle alluvioni in Germania e Polonia. Se proprio dobbiamo spendere questi fondi e lasciare gli Stati senza ciambella di salvataggio che almeno quei soldi (nostri) servano a far sì che, se tutto salterà, ci resti un territorio con sano assetto idrogeologico, con case per tutti e senza rischio di alluvioni: così, mal che vada, saremo poveri, ma con un tetto sulla testa e al sicuro da disastri naturali.
 
 
La soluzione
In realtà una così vasta campagna di lavori, tra acceleratore e moltiplicatore, darebbe un tale slancio all’economia da ridurre il rapporto debito pubblico/pil (nazionale e UE), da aumentare il gettito fiscale e creare tanta ricchezza da mettere anche le banche in sicurezza.
 
Sempre che la spesa sia gestita bene, la finanza regolata, i controlli rapidi ed efficaci: cioè se saremo tutti un po’ più nordici, magari anche mediterranei tagliando le spese pubbliche, le 8.000 società delle amministrazioni locali e statali, le 20 regioni e 60 delle province (trasferendo a queste le funzioni di quelle). 

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