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Flirt e tradimenti nel posto di lavoro: la Cassazione vieta i pettegolezzi

Spesso si leggono i dati relativi alle storie ed agli intrecci amorosi che nascono fra colleghi e quindi all’interno del posto di lavoro. A volte, l’amore sboccia fra le scrivanie oppure in catena di montaggio e nascono nuove storie d’amore. Ma altre volte – dati statistici alla mano - le storie sono in realtà catalogabili all’interno di quelle storie parallele fra colleghi - a loro volta coniugati - che sul luogo di lavoro trovano una o un collega attraente o interessante al punto da iniziare una storia parallela al matrimonio o alla convivenza.

Le cause di questi comportamenti che portano molti ad iniziare storie relazionali più o meno lecite, sono da ricercare nella continuità di rapporto, nella quotidianità. Si passano insieme la maggior parte delle ore quotidiane. Si scoprono così affinità o attrazioni fatali.

Il tutto, più o meno all’oscuro di patner che magari a loro volta, nel proprio luogo di lavoro, creano storie parallele. E la giostra continua la sua corsa impietosa di sotterfugi e relazioni illecite. Occhio non vede, cuore non duole.

Fondamentale - per il proseguio dei rapporti paralleli nati sui posti di lavoro - il “sostegno” di un gruppo di colleghi che servono sempre per eventuali alibi con il compagno o la compagna ufficiale.

Ogni tanto salta qualche matrimonio o qualche fidanzamento. Fa parte del gioco. E si creano nuove coppie. Alcuni studi internazionali, hanno addirittura confermato che, se all’interno dei luoghi di lavoro si creano rapporti amorosi fra colleghi, la resa lavorativa cresce in maniera esponenziale. Il motivo? Se la persona che ti intersessa passa le stesse ore nel tuo stesso ambiente lavorativo, va da sé che aumenta il piacere di trascorrere la propria giornata sul posto di lavoro.

Tutto ciò però, non tolga il sonno ai lettori: i tradimenti sul lavoro accadono comunque a soggetti che sono in qualche modo “geneticamente corretti” per il tradimento. Ciò significa che, ambiente lavorativo o meno, le persone che appaiono aperte a nuove ed illecite relazioni, lo farebbero - statisticamente parlando - anche al di fuori dell’ambiente lavorativo.

E’ interessante apprendere che la Corte di Cassazione in questi giorni, con una sentenza unica nel suo genere, ha proclamato che i pettegolezzi fra colleghi i cui contenuti siano relativi a flirt o tradimenti perpetrati fra colleghi, sono vietati perché violano pesantemente la privacy dei soggetti protagonisti.

La sentenza nasce da un fatto accaduto fra le mura di una filiale bancaria di Torino.

C. R., 62enne cliente della banca in questione, ha per lungo tempo corteggiato una dipendente della filiale ma senza successo. Vistosi rifiutato, il 62enne ha pensato bene di assoldare un investigatore privato dell’agenzia Holmes Investigazioni per spiare ogni movimento dell’impiegata.

Dopo un po' di tempo di pedinamenti e fotografie fatte all’oscuro dell’ignara impiegata, scoperta una tresca amorosa della stessa con un collega coniugato, il corteggiatore rifiutato ha pensato bene di raccogliere tutta la documentazione e di spargere la voce sul tradimento in atto. Di più: ha scritto al Direttore della filiale per metterlo al corrente della cosa.

La notizia è giunta alle orecchie della moglie tradita che ha minacciato denuncie.

Così, sono finiti tutti in tribunale: l’investigatrice assoldata per spiare l'impiegata è stata condannata a un anno di reclusione per violazione della privacy "per avere trattato dati non pertinenti ed eccedenti le finalità dell’incarico, il corteggiatore respinto è stato condannato a un anno e 2 mesi anche per diffamazione. Per entrambi poi, anche una pena pecuniaria provvisionale . Da sborsare direttamente alla vittima della storia, la dipendente bancaria, del valore di 10.000 euro.

Per la Cassazione:

Non vi è dubbio che la diffusione, all’interno del ristretto ambito lavorativo, della notizia della esistenza di una relazione sentimentale e sessuale clandestina tra due impiegati può avere natura diffamatoria, specie se uno dei due è sposato. È pur vero che la condotta adulterina fu, nel caso di specie, addebitata non all’impiegata ma al suo amante (l’unico che fosse coniugato) ma è altrettanto vero che la riprovazione sociale (anche se spesso materiata da una non trascurabile dose di ipocrisia), colpisce solitamente, in casi del genere, entrambi i partner. D’altronde, anche in assenza di valutazioni morali da parte di terzi, fatti del genere sono oggetto di malevolo pettegolezzo.

Insomma: è bene sapere che la violazione della privacy attraverso qualsiasi forma è a rischio denuncia penale. Ed è bene ricordare che qualsiasi cosa che possa essere accompagnata dall’aggettivo “illecito” è da tenere lontana dalla propria esistenza. A cominciare dai rapporti “segreti” che possono rivelarsi il pettegolezzo dell’anno fra i colleghi di lavoro.

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