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Finanziamento illecito: un emendamento del Pdl per depenalizzarlo

Bianconi, Calabria, Centemero, Ravetto, Francesco Saverio Romano. Queste le firme dietro all'emendamento proposto alla Camera per il ddl sul finanziamento ai partiti, che permetterebbe di depenalizzare il finanziamento illecito, trasformando la reclusione da 6 mesi a 4 anni in una semplice multa.

Un emendamento al ddl sul finanziamento ai partiti potrebbe spazzare via il reato penale di finanziamento illecito. Reato che prevede una multa pecuniaria e il carcere dai 6 mesi ai 4 anni, mentre invece lo si vorrebbe ridurre a illecito amministrativo, eliminando la pena carceraria.

E lo si vorrebbe fare oltretutto in maniera decisamente subdola. La metodologia la spiega Liana Milella su Repubblica: «Invece eccola qui la madre di tutti i possibili azzeramenti. Cinque righe in tutto [...]. Dice l'emendamento: "All'articolo 7, terzo comma, le parole da "reclusione a triplo" sono sostituite dalle seguenti "sanzione amministrativa pecuniaria pari al triplo"».

Il significato di ciò è semplice; se si guarda alla legge 2 maggio 1974, n. 195 alla quale si fa riferimento, il testo originale sarebbe questo:

"Chiunque corrisponde o riceve contributi in violazione dei divieti previsti nei commi precedenti, ovvero, trattandosi delle società di cui al secondo comma, senza che sia intervenuta la deliberazione dell'organo societario o senza che il contributo o il finanziamento siano stati regolarmente iscritti nel bilancio della società stessa, è punito, per ciò solo, con la reclusione da 6 mesi a 4 anni e con la multa fino al triplo delle somme versate in violazione della presente legge."

Come modificato dall'emendamento si trasformerebbe in questo (corsivo mio):

"Chiunque corrisponde o riceve contributi in violazione dei divieti previsti nei commi precedenti, ovvero, trattandosi delle societa' di cui al secondo comma, senza che sia intervenuta la deliberazione dell'organo societario o senza che il contributo o il finanziamento siano stati regolarmente iscritti nel bilancio della societa' stessa, e' punito, per cio' solo, con la sanzione amministrativa pecuniaria pari al triplo delle somme versate in violazione della presente legge."

Poche parole che però avrebbero un effetto sostanziale sulla normativa. A spiegarlo è Rodolfo Sabelli, presidente dell'ANM. Alla base di inchieste come quella di "mani pulite" ci sarebbero secondo il magistrato tre pilastri: i reati di corruzione, falso in bilancio e finanziamento illecito. Il secondo è stato già depenalizzato dal Pdl, dunque colpire il terzo significherebbe - come sottolinea Giornalettismo - andare ad azzoppare procedimenti quali quelli contro Penati, Scajola e Milanese.

È per questo probabilmente che, mentre Sel dichiara apertamente guerra all'emendamento il Partito Democratico è di gran lunga più cauto, pur mantenendo i propri veleni interni: "Giusto mercoledì pomeriggio, alla Camera, ecco l’assemblea dei deputati Democratici con il premier Enrico Letta, l’autorevole esponente del Pd che ha voluto la legge per abolire il finanziamento pubblico. Quello che sta pensando ai nuovi strumenti contro la corruzione. Si alza Emanuele Fiano, riferisce il contenuto della norma proposta dal Pdl, dice secco: «Sia chiaro che questa roba qui io non la voto». Antonio Misiani, il segretario amministrativo del partito, fa cenno di sì con la testa. Nemmeno a parlarne, per il Pd "quel testo è veleno allo stato puro".

Se però per Liana Milella ad agitare il partito sarebbe proprio lo spettro di Penati strettamente legato al finanziamento illecito, probabilmente una più onesta chiave di lettura sarebbe quella di considerare il silenzio Pd come fase preparatoria per una strategia da attuare a lungo termine: fingere indignazione, poi lasciare il caso decadere e infine lasciarlo passare come atto di emergenza quando alla fine la situazione in parlamento non sarà più contenibile, ormai infiammata e incontrollabile. Perché è un emendamento che farebbe comodo a molti, altro che caso Penati.

Foto: Maurizio Lupi/Flickr

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