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Finanziamenti alle imprese, il lato nascosto

Quando è che il credito è utile? Quando aiuta la crescita? Finanziare le imprese serve ovviamente, a meno che...

Si parla molto della mancanza di credito alle aziende da parte delle banche. Tutti chiedono che le banche eroghino maggior credito e finanziamenti alle aziende, specie a quelle piccole e medie perché indispensabile per la crescita. Tanto che “Radio 24” ha messo in piedi un sito (Disperati mai) per aiutare le aziende in crisi e che di questo sito fa un gran parlare Oscar Giannino durante la sua trasmissione. In essa Giannino, che già sa molto poco di economia, parla e si appassiona di problemi di gestione di cui non sa nulla e continua a protestare contro lo Stato che pretende ciò che gli spetta, ma non paga ciò che deve (giusto), e infine continua a protestare perché alle aziende venga dato maggior credito. E questo, spesso, è male.

L'equivoco tra causa ed effetto
La mancanza di liquidità non è mai o quasi mai una causa di dissesto, ma è sempre o quasi un sintomo di dissesto. 
Un esempio? Tra le tragedie causate dalla mancanza di credito e dalla ferocia statale, Giannino ha indicato il caso di un'azienda che si trova in difficoltà per aver dovuto versare allo Stato 400.000 € di imposte (oltre tutto in contestazione). E questa è indubbiamente cosa ingiusta. Molto ingiusta. Solo che l’azienda su cui lacrimava Giannino ha un fatturato, riferiva lo stesso, di 35 milioni e 400.000 € sono solo l'1,15% del fatturato.
E’ come se un artigiano con 80.000 euro di incasso all'anno pagasse la somma imprevista di 920 euro: una seccatura, solo una seccatura.
Se l’azienda in questione si trova a non poter far fronte alle scadenze con i fornitori non è per colpa dello Stato (che ci mette del suo), ma perché essa aveva già una liquidità vicina allo zero, o anche meno, ovvero già era in grave difficoltà. Altro credito la danneggerebbe. 
 
Di credito si più anche morire
Perché di troppo credito si può morire e si muore. Basta vedere la Grecia, l’Irlanda, il Portogallo, la Spagna e l'Italia. Questi Paesi, ognuno in misura diversa, si trovano con grandi debiti e onerosi interessi perché a loro è stato concesso troppo credito. In sua mancanza si sarebbero fermati e corretti prima. Si dirà che quelli sono Stati e le cose sono diverse, ma non è vero.
 
Il rischio di morire per troppo credito è così reale che la legge prevede sanzioni penali per chi concede credito ad aziende che non sono in grado di far fronte con regolarità ai propri impegni e per chi non lo revoca, ove questa venga a mancare,
anche di fronte alle più grandi e solide garanzie, per il bene di chi lo riceve, di chi lo concede e del sistema che rischierebbe un ingorgo creditizio.
 
Quando il credito è utile? Quando aiuta la crescita?
Da quanto ho potuto appurare in quarant'anni di risanamenti di aziende, solo nei seguenti casi:
A) quando serve a sopperire a momentanee e cicliche mancanze di liquidità nella normale vita aziendale;
B) quando si deve far fronte ad investimenti per immobili, macchinari o beni immateriali, sempre che suddetti investimenti siano inquadrati in un programma saggio. Tutto questo lo insegnano alle scuole medie superiori nel corso che viene oggi chiamano di Economia Aziendale.
 
In molti casi le aziende sane arrivano alla crisi perché decidono di comprare l’immobile in cui operano, ma, per farlo, si privano di ogni liquidità, ricorrono ad altro credito dei fornitori e, infine, contraggono un mutuo con qualche banca. Questo le porta a perdere lo sconto per cassa, a gravarsi di interessi e infine, a comprare non dove è più conveniente, ma dove si ottiene credito o dilazioni. E da lì nasce la crisi, prima lenta e progressiva, poi rovinosa.
Spesso sino a ricorrere a usurai. Cosa assurda dato che i loro tassi è impensabile sostenerli con gli utili aziendali, che spesso non esistono più da tempo.
 
Invocare, quindi, il credito a prescindere è un errore e farlo pubblicamente è un errore più grave perché può indurre altri a cadere in quell’errore.
Il credito va chiesto e concesso per fini utili e in forma e misura adatti a quel fine, cercare credito non per esigenze provvisorie e di durata prevedibile o per piani ragionati e calcolati è dannoso, aumenta i costi e allenta il controllo sulla gestione finanziaria, crea un’illusione di salute aziendale che, però, è solo illusione.
 
Le tre regole dei finanziamenti alle imprese
Ci sono tre cose che normalmente (e stranamente) gli imprenditori, spesso anche non piccolissimi, sembrano ignorare.
La prima è che a fronte di ogni credito ottenuto c’è un debito, il loro debito e che questo andrà pagato. Ricordo un imprenditore che al figlio, imprenditore anch’esso, che annunciava di aver ottenuto credito per altri 100 milioni di lire dalla banca, rispose dandogli del cretino perché disse: «non si tratta credito, ma di altri 100 milioni di debito». E’ stato l’unico caso di idee chiare che mi sia mai capitato.
La seconda cosa da capire è che utilizzare un prestito significa spendere oggi quello che, forse, si incasserà domani. Forse. Perché l’unico incasso sicuro è quello già ricevuto.
E la terza è che chiedere un prestito per far fronte agli impegni significa sostituire ad essi impegni maggiori, a cui occorrerà far fronte.

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