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Fiamme a Mondragone, così vanno in fumo le speranze di rilancio

Domenica sera, in pieno centro, in fiamme cumuli di rifiuti. Il fatto di per sé non è grave, ma è simbolo di tutte le occasioni mancate per il rilancio turistico del Litorale Domitio, ormai abbandonato a se stesso. A Mondragone, come a Castel Volturno. Dal Garigliano a Pozzuoli.

Immortalati da Agoravox, questi rifiuti bruciavano domenica sera sul viale di Mondragone, principale località del Litorale Domitio. In fumo non vanno solo le buste di immondizia, ma anche i sogni di rilancio turistico della zona. E’ il simbolo di una sconfitta. Dei cittadini e della classe dirigente.
 
Parliamo di Mondragone, ma discorso analogo va fatto per Castel Volturno e gli altri Comuni del Litorale.
 
 
Dal Garigliano a Pozzuoli, la strada Domitiana costeggia il lungomare campano mostrando pregi e difetti del territorio, ma soprattutto vizi e virtù dei suoi abitanti. Sono quasi 50 chilometri.
 
Si incontrano scheletri di palazzi distrutti o mai costruiti. Si scorgono nomi di località che un tempo promettevano paradisi di relax lungo tonalità di colori e stati d’animo (Baia Azzurra, Baia Felice, Baia Verde...). E c’è tanta, tantissima immondizia.
 
Poi si arriva a Mondragone, la città più grande fra quelle del litorale casertano.
Col suo lungomare, la spiaggia di sabbia bianca, le sorgenti termali a pochi passi, potrebbe essere la Rimini della Campania, capace di accogliere giovani e anziani, per vacanze di relax e divertimento.
 
Invece, a fine maggio 2010, mentre si entra nella stagione balneare, Mondragone non dà certo il meglio di sé. L’arredo urbano lascia a desiderare, ci sono cumuli di rifiuti in molte zone del centro urbano, che spesso, come abbiamo visto, prendono fuoco (impersonale obbligatorio, visto che i piromani non si trovano mai). Per questo nelle stradine nascoste si notano vere e proprie discariche, con elettrodomestici e mobili rosi dalle fiamme. E, come si può verificare su You Tube, la situazione non è nuova.
 
Per non parlare delle strade d’accesso: venendo da Napoli, l’intrepido turista vedrà centinaia, migliaia di piccole discariche lungo la statale Domitiana; ultimamente si vedono soprattutto pneumatici. Poi quando arriva a mare, troverà le spiagge già sporche, nonostante non sia ancora cominciato il turismo mordi e fuggi.
 
Eppure, guardando il mare, non si può fare a meno di notare che questa zona avrebbe tutti gli ingredienti per vivere di turismo. Tutti se la prendono col depuratore che non funziona (ed è vero, ma questa è un’altra storia) eppure il litorale romagnolo non è certo rinomato per le sue acque. Ma è sempre pieno.
 
Perché in Campania non si vive di turismo? Già dieci anni fa, due società realizzarono uno studio sul Litorale Domitio: venivano formulate linee strategiche di sviluppo, poi ampiamente disattese. Scarsa lungimiranza politica, scarsa collaborazione dei cittadini, camorra: questi i motivi.
 
Ho scritto "sviluppo", ma sarebbe stato meglio "ri-sviluppo", o "rilancio".
Perché un tempo, negli anni Cinquanta e Sessanta, fino ai Settanta, il Litorale Domitio era effettivamente la Rimini del Sud. Mondragone, certo, ma anche Castel Volturno, dove è nato il famigerato Villaggio Coppola Pinetamare, di cui ampiamente si è occupato Roberto Saviano ne "La bellezza e l’inferno".
 
E quello che colpisce è proprio questo. La bellezza di Mondragone, Castel Volturno, Cellole, nonché delle vicine Sessa Aurunca e Cancello Arnone, è riuscita a resistere, in piccoli anfratti, allo scempio dell’uomo.
 
C’è un angolo del Villaggio Coppola, poco oltre una famosa pizzeria, a due passi dalla sede del Calcio Napoli, dove le anatre vengono a riposare, fra la radura della macchia mediterranea, la stessa che c’è ad Otranto, nuova perla del Mediterraneo, ora meta del turismo d’élite. In quella zona parcheggiano le coppiette e nel tramonto, quando il sole si addormenta nel mare, dipinge colori bellissimi. E se guardi solo davanti a te, hai la sensazione di essere a Miami.
 
Questi scorci, se li sai cercare, ci sono anche a Mondragone.
 
Per questo, fa così rabbia vedere che le istituzioni non mettono in campo le risorse (che ci sono) per ripulire il territorio, per togliere il marcio. Occorre un nuovo patto sociale fra i cittadini e le istituzioni. Tutti devono capire che conviene ad ognuno difendere il territorio dalla barbarie, non solo ai gestori delle spiagge e non solo d’estate.
 
Non basta il maquillage primaverile, non basta riverniciare qualche portone, ripulire le panchine e rimettere in moto il decespugliatore.
 
Le pezze a colori non bastano mai.
 
Il Litorale Domitio

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