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Farmaci: equivalenza del principio non lo è dell’efficacia. Il pasticcio della nuova legge

Farmaci: equivalenza del principio non lo è dell'efficacia, perché vi sono altri fattori essenziali dovuti alla struttura del nostro organismo.

La struttura del nostro organismo è tale che non basta una semplice equivalenza del principio per garantire una equivalenza dell'effetto e dell'efficacia di un farmaco. Le membrane del nostro organismo, ad esempio, sono - come tutti sappiamo - membrane osmotiche, dunque selezionano in base al gradiente di concentrazione.

Tutti facciamo uso di un farmaco o droga leggera: il caffè. Il principio attivo è la caffeina. Il caffè con il limone era il vecchio antidoto al mal di testa quando ancora non c'era l'aspirina. Oltre all' "espresso", il caffé che prendiamo tutti, c'è anche il "caffé americano", un espresso diluito nell'acqua di una tazza da té. Il principio attivo è lo stesso, il quantitativo anche. E' diversa invece la sua concentrazione, la quantità di caffeina per cm3 di acqua. La concentrazione di caffeina del caffé americano è quella ottimale per l'assorbimento da parte delle membrane dell'organismo per cui la caffeina presente è assorbita interamente e nel minor tempo.

Fattore fondamentale è la maggior vicinanza al gradiente di concentrazione dato dalle membrane osmotiche dell'organismo. Un allontanamento, per eccesso o per difetto provoca un minor assorbimento e dunque minor efficacia. Il gradiente di concentrazione superiore dell'espresso ne è un esempio. Non è ovviamente indifferente neppure il mezzo di diluizione, nel caso, se la caffeina sia diluita in acqua, come nel nostro caffé, oppure in olio di oliva o di ricino.

Più fondamentale ancora è la presenza di molecole che possono favorire o meno l'aggancio del principio attivo ad enzimi. Dunque: le componenti che non sono principio attivo non sono assolutamente meno essenziali e fondamentali all'efficacia del farmaco. E' il medico che, visitato l'ammalato, ha - e deve avere - il compito di decidere in proposito. Si tratta di una decisione che non può essere demandata al farmacista, che non ha compiuto - né potrebbe essere suo compito farlo - una visita medica del malato, senza creare una conflittualità di competenze del tutto inutile. 

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