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Fail di Repubblica sul “Manoscritto di Cervia”, i lettori: “Non avete di meglio da fare?”

Ora: fossi Fabio Tonacci, l’autore dell’articolo che sto per citare, comincerei il post con una frase del tipo “Estate: tempo di sole, mare, vacanze e riposo. Neppure una notizia per riempire le pagine dei giornali e i cluster dei portali. E’ bene, dunque, dotarsi di un qualcosa, un espediente. che abbia magari del virale e del sociale a buon mercato, insieme. Ed ecco che Repubblica.it lancia il giochino del Manoscritto“. Eccetera. No, potrebbe osare di peggio, come chiedere a Prandelli se la sconfitta con la Costa d’Avorio non potrebbe essere presa come ben augurante, essendo capitata in sorte – all’esordio – a Lippi e chissà quanti altri.

Fossi Tonacci, dicevo. Invece no. In breve, trattasi di articolo - sempre quello, in home per ore - ”di costume”, presumibilmente: ritrovamento di telefonino in quel di Cervia, accensione dello stesso e lettura dei messaggi. Indecifrabili accozzaglie di kappa e abbreviazioni tipiche degli adolescenti (tra i quali il proprietario del telefono). Noto e arcinoto. Tonacci no. Tonacci c’intonaca una pagina: pubblicazione di tre conversazioni tre, definizione da da storici della lingua, il “Manoscritto di Cervia“, come fosse incisione rupestre di proto-toscano, e richiesta al pubblico: provate un po’ a tradurre, nei commenti.

commenti, sorpresa, traboccano di fastidio. “Niente di meglio da fare?”, “Non c’è nulla di cui parlare oggi?”, “Tonacci, gran giornalista!”, “Stile Studio Aperto“, “Vergogna: infimo livello culturale e cattivo gusto”, “Sociologia spicciola” e più è il tenore delle risposte, piuttosto infastidite anche nei confronti del trattamento riservato alla proprietaria del mezzo. Ci si chiede se la ragazza sia stata avvertita, se sia il caso di pubblicare nomi e conversazioni private. Tanti, peraltro, mettono in dubbio la veridicità del ritrovamento. Risultandomi – aggiungo – difficile poter credere che, acceso un cellulare di una teenager, ci si possa imbattere come per incanto in discussioni attorno a Johnny Depp. Idolo, secondo certo cartone – e candore – giornalistico, d’ogni ragazzino.

L’intento, e la sparo, era probabilmente quello del ripercorrere le funamboliche vie del video delle coattone di Ostia, in dosi menosplatter, più “comprendiamo i nostri ragazzi”, più Repubblica. Insomma. Più “Un mondo dietro un codice, tra miti e immaginari degli adolescenti di oggi”, ai quali, nella seconda puntata, immagino non lesineranno d’attribuir loro il sogno di costruire chilometri e chilometri di sterminate autostrade per soli giovani.
U‘

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