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FVG e mafie: attenzione all’indifferenza

In Friuli Venezia Giulia in questi giorni si è dato grande risalto, giustamente, alla problematica delle mafie ed all'avanzamento di queste anche nella regione. Come già avevo modo di evidenziare con una mia lettera, diventata intervento del giorno, sul Piccolo, particolare attenzione deve essere data al goriziano.

Territorio che più di altri ha sofferto la crisi, territorio che ben può prestarsi all'attività delle 'ndrine. Nel noto rapporto della DIA, secondo semestre 2014, si è specificato che "non si escludono possibili presenze di elementi collegati alla criminalità calabrese in provincia di Gorizia, con particolare riferimento al Monfalconese". Quale è stata la reazione della classe politica, civica, a questa importante denuncia? Al massimo, per quello che ho verificato, ad esempio in rete, è che qualcuno ha visto la sua giornata essere rovinata, forse perché queste sono notizie da non dare, che rovinano l'immagine della città. Ma anche indifferenza, apatia.

Sarà perché il FVG viene percepita come una terra immune, forse perché le mafie non impressionano più, perché non sparano come una volta, non ammazzano come una volta, forse perché sono apparentemente invisibili, perché non sono percepite come un problema? Ma peccare di indifferenza può essere un grave ed imperdonabile errore. I nomi delle famiglie delle 'ndrine che nella relazione vengono fatti, che potrebbero essere in contatto con soggettività nel nostro territorio, sono queste: i DRAGONE ed i GRANDE ARACRI di Cutro (KR), i VRENNA-CIAMPÀ-BONAVENTURA di Crotone, i PAPALIA- ITALIANO di Delianuova (RC), gli ANELLO-FIUMANA di Filadelfia (VV), i BELLOCCO di Rosarno (RC), i PIROMALLI ed i MOLE' di Gioia Tauro (RC), nonché con i MORABITO-PANGALLO-MARTE di Africo Nuovo (RC).

E' il caso di capire come la 'ndrangheta si muove, come opera, come funziona, per analizzare meglio il tutto. La 'ndrangheta è oggi considerata tra le più potenti manifestazioni criminali autoctone. Sorta quale consorteria essenzialmente calabrese, ha, ormai da tempo, travalicato i confini regionali, diventando un aggregato criminale capace di agire con estrema disinvoltura nei contesti più diversificati, con un'accentuata predisposizione nei confronti di comparti economici, finanziari ed imprenditoriali. Organizzazione che vive ancora di riti tradizionali, arcaici, pur essendosi facilmente adattata alla modernità. Ad esempio, è notizia recentissima che i boss della ‘ndrangheta hanno scelto whatsapp per gestire gli affari delle proprie cosche anche a distanza. Usano il palmare e la chat a costo quasi zero, per dare ordini e controllare i propri affiliati, mandando in pensione i tradizionali pizzini. 'Ndrangheta che ha anche un santo protettore, quale San Michele Arcangelo, L' iniziato nella ‘Ndrangheta ( contrasto onorato) quando diventa Picciotto d’onore nell’atto di compiere il rito di battesimo giura con la figura di San Michele Arcangelo tra le sue mani mentre brucia . San Michele Arcangelo, che in tal paradosso sociale e culturale, è stato proclamato patrono e protettore della Polizia da Papa Pio XII il 29 settembre 1949. Ma è protettore anche di altre categorie come i farmacisti, doratori, commercianti, fabbricanti di bilance, giudici, maestri di scherma, radiologi. 

L'obiettivo perseguito da questa organizzazione criminale, ricorda la DIA nella sua relazione, "prescinde dalla mera accumulazione di denaro, prediligendo l'esercizio di forme di potere sui singoli, sulle imprese e sulla collettività, anche grazie ad atteggiamenti di cecità compiacente. Dall'analisi delle metodologie 'ndranghetiste è emersa la capacità degli affiliati di esportare le dinamiche criminali attraverso comportamenti che possono riproporre il tradizionale modello mafioso anche mediante la costituzione, al di fuori della Calabria, di nuclei stabili sul territorio legati, spesso, da vincoli familiari. 

Soggetti collegati, a vario titolo, all'onorata società mutante sono alla continua ricerca, in Italia e all'estero, di contatti con imprenditori, dirigenti d'azienda, portatori di interessi, professionisti, politici, rappresentanti delle istituzioni e della cultura, per condizionare o entrare direttamente nei gangli vitali dell'economia, del commercio, della finanza, della pubblica amministrazione e del mondo dell'informazione".

Si specifica anche che "le società criminali hanno un duplice scopo: quello di conseguire un flusso continuo di denaro da reimpiegare in altri investimenti illeciti, capaci di moltiplicarne i profitti, come il narcotraffico, l'usura o la corruzione , e quello di garantirsi un forte controllo del territorio , inteso sia come capacità di influire in modo determinante sulle scelte di interi settori produttivi, sia di affermazione sociale, al punto, talvolta, di porsi come entità di riferimento in caso di interferenze o di aggressioni da parte di altre frange criminali minori. La vigoria della criminalità mafiosa calabrese, permanentemente alla ricerca del consenso popolare per conseguire senza intoppi i propri scopi malavitosi, tende a oltrepassare il modello tipico della fattispecie di cui all'art. 416-bis c.p .. Talune condotte dei suoi associati, oltre a concretizzare un pericolo per l'ordine pubblico, minacciano l'ordine economico, incidono sulla partecipazione democratica e sui principi cardine della libera concorrenza nei rapporti commerciali."

Impressionanti sono le cifre sequestrate alle mafie, oltre 13 miliardi di euro i sequestri avvenuti ai sensi del Dlgs 159/2011, oltre 6 miliardi le confische avvenute, dal 1992 al 30 giugno 2015, stante all'ultimo aggiornamento come comunicato dalla DIA.Nella terra, quale il FVG, che ha conosciuto la resistenza, esistono sicuramente degli scudi innati per opporsi a determinate soggettività criminali, ed è per questo, stante l'allarme non rosso, ma sicuramente giallo come sussistente, che è importante una sinergia di tutta la società civile,che in collaborazione con lo Stato, con le Istituzioni, possa attivarsi quanto prima per evitare il contagio 'ndranghetista e mafioso tutto.

Penso, per esempio, alla creazione di uno sportello da realizzare nei luoghi sensibili, a Gorizia o nel monfalconese, Trieste od Udine, ove poter raccogliere segnalazioni e/o denunce, che possano sostenere, con le cautele e le precauzioni del caso,chi non vuole piegarsi al sistema mafioso e perché non si senta solo. Certo, è vero che in una moltitudine di casi simili iniziative sono state fallimentari, ma lì ove le mafie ancora non sono radicate, prevenendo ed intervenendo per tempo, sicuramente si può operare con più facilità e linearità per meglio contrastare quell'avanzata che sembra essere possibile. Prevenire è meglio che curare, si dice. Ed allora sia fatta prevenzione, a partire dalle scuole, coinvolgendo i cittadini, sensibilizzando la nostra comunità su tale "fenomeno" quasi pluri-secolare che ora mina anche il FVG. 

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