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Fondazione Craxi e soldi pubblici

da TGCOM "Di Pietro, cancro della politica" Stefania Craxi: "Non è un moralizzatore".

Dura presa di posizione di Stefania Craxi contro Antonio Di Pietro, che ha definito "una porcata estiva" il finanziamento della Fondazione Craxi per il 2009 da parte del ministrero dei Beni culturali. "Di Pietro non è certo nelle condizioni di ergersi a moralizzatore - ha dichiarato la figlia del leader socialista . - E’ un cancro della politica italiana e come tale va isolato.

Queste le dure parole di Stefania Craxi in risposta alle parole di Di Pietro pubblicate sul suo blog. Di Pietro, che nell’articolo critica il ministro della Cultura Bondi per aver rifinanziato per il 2009, con soldi pubblici, la Fondazione Craxi.
Nell’articolo fa riferimento alla politica di Craxi sull’utilizzo "dei finanziamenti illeciti ai partiti, un incallito corrotto e corruttore che ha distrutto il sistema economico italiano fondandolo sul meccanismo clientelare piuttosto che su quello meritocratico. Un meccanismo per cui appalti e lavori pubblici finirono nelle mani del miglior offerente invece che del più capace", lamentando il mancato finanziamento ad altre fondazioni come quella di "Pertini, Di Vittorio e D’Annunzio" che non riceveranno un euro.

Si indigna Di Pietro, e noi con lui, ma per motivi diversi.

Quello che lascia perplessi, e che ci dovrebbe veramente indignare, è lo spostamento di capitali là dove, ne sono sicuro, anche qualora si rimandasse, non comporterebbe un danno all’Italia.


L’utilizzo di soldi pubblici, cioè dei soldi che lo stato riceve dai cittadini sotto forma di tasse, dovrebbe/deve, innanzitutto, servire per il bene dei cittadini, cioè per quei servizi atti a rendere la vita accettabile per tutti, in modo particolare, i meno abbienti (sanità-lavoro-scuola-casa-ecc.). Certo, si può obiettare che anche la "cultura" è un bene, vero. Però, come in ogni cosa, ci sono delle priorità e non mi sembra che finanziare fondazioni culturali lo sia, a meno che non facciano ricerca.

Va detto a favore di Di Pietro che, basando parte della sua politica sulla denuncia dei comportamenti "scorretti" che affiggono la classe dirigente (politica e non) italiana, ci porta a conoscenza, oltre che dei mali, anche dei meccanismi alla base di questi comportamenti, e, considerando che, la "lezione" ci viene data da un esperto (è procuratore), le sue informazione sono tecniche prima che politiche perciò, di sicuro, la signora Stefania Craxi non può sostenere che Di Pietro è un moralizzatore.

Attualmente, la politica dei finanziamenti pubblici, ha come priorità il soddisfacimento di esigenze legate più a interessi particolari - incluse le missioni di "pace" (?),che, in Afghanistan, si sta avviando sempre più ad essere una guerra vera e propria, poiché comunque devono avere a disposizione un armamentario che ci costerà entro la fine del 2009 28.000.000 di € - che a soddisfare le esigenze reali di quanti pagano le tasse (presupponiamo che siano la maggioranza dei cittadini) e in modo particolare i lavoratori dipendenti. Quando si tratta di finanziare, come in questo periodo di crisi economica dove migliaia di lavoratori sono costretti in cig e altri, come i precari, neanche quella, si fanno conti su conti senza riuscire a coprire le necessità, mentre quando si tratta di finanziari operazioni, tipo quella in afganistan, vengono finanziate senza problemi (il 4 agosto è stato approvato un finanziamento di 28.000.000 vedi link).

Questo, ci dovrebbe far riflettere quando i governi ci dicono che non ci sono soldi per coprire le necessità primarie tagliando, di conseguenza, i fondi per sanità, scuola, casa, lavoro, forze dell’ordine, ecc. poiché i soldi ci sono, ma vengono usati in nome di non ben identificate esigenze di difesa del cittadino da attacchi interni ed esterni. L’attuale politica italiana tende a creare problemi -come la criminalità comune con la legge sui clandestini, che per essere attuata ha bisogno di potenziare strutture come i Cie e le carceri per far fronte all’aumento degli arresti, o come l’uso delle forze armate in guerre (volute da altre nazioni che vedono nella guerra l’unico modo di risolvere i problemi) che, di per se, non comportano un rischio per l’Italia -, per poter instaurare un clima di insicurezza e che, per fare ciò, ha bisogno di soldi che sottrae ai bisogni fondamentali.

In questo contesto, ogni polemica sulle "fondazioni", diventa sterile; altra cosa, però, sono le polemiche innescate dalla lega poiché fanno parte dello stesso disegno sopra descritto.

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