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Sciopero CGIL, Camusso: questo è uno sciopero politico

Da wikipedia “Al di là delle definizioni, la politica in senso generale, riguardante "tutti" i soggetti facenti parte di una società, e non esclusivamente chi fa politica attiva, ovvero opera nelle strutture deputate a determinarla, la politica è l'occuparsi in qualche modo di come viene gestito lo stato o sue substrutture territoriali. In tal senso "fa politica" anche chi, subendone effetti negativi ad opera di coloro che ne sono istituzionalmente investiti, scende in piazza per protestare”.

Si è svolto ieri lo sciopero della CGIL che ha visto la partecipazione, oltre agli aderenti alla CGIL, anche di iscritti alla CISL e UIL.

Una grande manifestazione contro la manovra economica che il governo sta approntando e di cui ha messo, proprio ieri, la fiducia. 

La Camusso, nel suo discorso a Roma, oltre alle critiche, ormai conosciute, alla manovra, di cui la CGIL ha preparato una contromanovra, (vedi anche qui) ha ribadito un concetto importantissimo in risposta a chi sosteneva la politicità dello sciopero: “ancora una volta si è detto che lo sciopero della CGIL è uno sciopero politico. Si, lo è, perché il sindacato ha una funzione alta. Non abbiamo paura di questa parola. Piuttosto ci spaventa l'anti-politica. Abbiamo fatto tante proposte, le cose da fare non mancano. Si potrebbe cominciare con il taglio del vitalizio ai parlamentari. Solo così potremmo scoprire se questa maggioranza fa gli interessi del Paese o solo ed esclusivamente della classe politica eletta".

Dunque, lo sciopero non è solo uno strumento di ricatto, ma è, innanzi tutto, uno strumento politico con cui chi non detiene il potere può bloccare provvedimenti governativi che sarebbero negativi per loro o ritenuti tali per l’intera società.

Niente di più vero in una società che, pur richiamandosi a valori democratici e laici, tende ad usare i cittadini unicamente come serbatoio elettorale togliendo loro ogni possibilità di intervento. Al riguardo basta pensare alle resistenze quando i cittadini raccolgono firme per un referendum che, dopo lo sciopero, è l’unico momento in cui può intervenire direttamente.

Lo sciopero di ieri è stato uno sciopero politico, e non poteva essere diversamente visto i problemi affrontati. Ma politico lo sarebbe, e lo erano, anche qualora si fosse trattato di richieste salariali o, comunque, riguardanti il mondo del lavoro. Questo perché la politica non è e non deve essere appannaggio dei soli “politici”, anzi, la politica è proprio il contrario di quanto vogliono farci credere, specialmente a destra. La politica è l’interesse generale nei confronti della società e di coloro (i politici) che sono chiamati a gestirla. Se cosi non fosse, il cittadino sarebbe degradato a semplice numero elettorale; perderebbe i presupposti democratici di responsabilità che sono alla base anche della nostra costituzione. 

Concludendo, è giusto riportare lo sciopero alla sua dimensione politica perché, in ogni caso, influenza le decisioni dei politici. 

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