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Ex prigioniero egiziano convocato dai servizi e scomparso da quasi due mesi

Il 13 giugno Ahmed Suleiman detto “Gika”, 26 anni, viene convocato dall’Agenzia per la sicurezza nazionale, i servizi segreti interni egiziani, nel quartier generale del Cairo. Ufficialmente, per un “aggiornamento di sicurezza”.

 

Da quel momento, viene inghiottito nel vuoto. “Gika” diventa l’ennesima vittima di sparizione forzata, quella pratica attuata dai regimi repressivi che, senza soluzione di continuità, è passata dal XX al XXI secolo, dall’Argentina all’Egitto e ad altre decine di stati.

Chi è “Gika” e perché le autorità egiziane lo perseguitano da anni, lo ha raccontato ad Alessandra Fabbretti dell’agenzia Dire l’amico e attivista Sayed Elmansy.

Nel 2015 e 2016, sfidando leggi e divieti, migliaia di egiziani scendono in piazza per protestare contro la decisione del presidente Abdelfattah al-Sisi di ingraziarsi l’Arabia Saudita grazie alla cessione delle isole di Tiran e Sanafir, nel mar Rosso.

La repressione è brutale: manifestanti picchiati in strada, centinaia gli arrestati. Tra questi, “Gika”. Trascorre mesi in carcere anche perché non è in grado di pagare la cauzione.

Negli anni successivi, “Gika” entra ed esce dalle prigioni egiziane e, nei periodi in cui è in libertà, deve presentarsi una volta alla settimana negli uffici dell’Agenzia per la sicurezza nazionale. L’ultima potrebbe essergli stata fatale.

 

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