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Eutanasia: io sto con Max e lo racconto

Negli anni passati, a Senigallia, abbiamo portato avanti alcuni temi cari alla nostra associazione, insieme ad una politica decisamente in controtendenza rispetto al solito. A testimonianza di questo percorso condiviso su diritti civili e laicità, il registro comunale per le DAT e quelle per le unioni civili. Ci siamo quindi meravigliati quando un nostro concittadino purtroppo malato di SLA, ha lanciato “in solitario” un suo personale appello per una legge sull’eutanasia dalla sua pagina Facebook. Era il 20 dicembre dello scorso anno, e quasi nessuno di noi dell’Uaar locale conosceva in modo diretto Massimo Fanelli, se non per il suo risaputo impegno nel sociale.

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Massimo, per tutti “Max”, è un cittadino senigalliese di adozione di 54 anni. Chi conosce bene lui e la sua storia di continui successi, non esita a definirlo un eroe moderno, ed un esempio per tutti. Nel passato, la stessa Emergency, l’associazione fondata da Gino Strada, gli ha riconosciuto delle potenzialità, tanto da affidargli alcuni difficili compiti in molte zone cosiddette “calde” del pianeta. Una vita passata ad aiutare il prossimo quindi. Con puntualità, professionalità e dedizione, che lo hanno portato a fondare, insieme a sua moglie Monica, i “Compagni di Jeneba Onlus”. Un’associazione che opera tra l’Africa e l’Italia e che si propone di portare avanti progetti di sostegno alimentare e sanitario, costruzione e ristrutturazione di scuole e asili, adozioni a distanza, attività culturali, educazione alla cittadinanza contro la discriminazione, il pregiudizio e l’intolleranza.

Per un’amara e beffarda coincidenza, mentre nel settembre del 2013 venivano depositate in Parlamento le firme raccolte nella campagna “Eutanasia Legale”, grazie anche al significativo contributo dell’Uaar, a seguito di alcuni esami neurologici a cui si sottopone per alcuni problemi di salute, Max riceve una risposta in un acronimo agghiacciante: SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica). L’odiosa malattia che pur lasciando intatte le facoltà intellettive, imprigiona chi ne è affetto in un corpo che non risponde più ai comandi, e lo costringe a misurarsi progressivamente con gli svantaggi più deprecabili che un essere umano possa conoscere, passando in tempi rapidissimi ed inesorabili dalla fatica a deambulare correttamente, alla seggiola a rotelle prima, ed al letto poi, fino ad arrivare ai macchinari per comunicare, alla tracheotomia, ai respiratori, ed alla PEC per nutrirsi, in un’infame escalation che molti altri malati di SLA prima di Max, tra i quali Piergiorgio Welby, non hanno esitato a definire “non-vita”.

Se la meschina malattia ha progressivamente immobilizzato il suo corpo, non è ancora riuscita ad immobilizzare il suo carattere, lo slancio verso nuove idee e nuovi progetti. Solo pochi mesi fa, in piena epidemia di ebola nella sua Sierra Leone e nelle sue precarie condizioni, è stato in grado di progettare la costruzione di un “First Aid Center” per tamponare l’emergenza nei villaggi devastati dal virus, per esempio. Oggi, senza un briciolo di paura, affronta questa nuova battaglia per il riconoscimento della dignità, della libertà e dell’autodeterminazione individuale, chiedendo al Parlamento una legge sull’eutanasia. E lo fa insieme a tutti noi, visto che è riuscito ad unire un movimento, “Io sto con Max – sì all’eutanasia!”, al quale noi dell’Uaar locale ci siamo uniti senza indugi.

Il gruppo in questione è nato in modo quasi spontaneo, grazie alle sinergie già collaudate per il registro comunale dei testamenti biologici (DAT), ed è composto anche da altre associazioni, da esponenti politici locali, e soprattutto dai tanti amici e conoscenti di Max che non mancano mai di stargli vicino. Il gruppo si propone sostanzialmente di dare voce a Max, rilanciare il suo appello,organizzare eventi e manifestazioni, ma soprattutto di agire sul piano politico per fare pressione, arrivare alle “stanze dei bottoni” e sensibilizzare la politica tutta, affinché venga calendarizzata e discussa la legge di iniziativa popolare sul “fine-vita” e per l’eutanasia legale.

Da questa unione di più realtà con lo stesso obiettivo, è nata subito una pagina Facebook alla quale gli utenti hanno aderito da ogni parte d’Italia, ed un canale YouTube dove nei limiti delle sue possibilità, Max inserisce i suoi video. Grande sin da subito è stato l’interesse mediatico di giornali onlinequotidiani, e TV regionali che in queste ultime settimane si sono occupate della vicenda. Difficilmente potrebbero fare a meno di parlare di un malato di SLA, che ha manifestato esplicitamente l’intenzione di raccogliere il testimone lasciato da Piergiorgio Welby. Inizialmente con il nostro Circolo Uaar territoriale ci siamo attivati per difendere le ragioni di Max, a seguito di un intervento scomposto da parte di un parroco locale, che dopo avergli fatto una breve visita a casa, ha dato in pasto alla stampa le sue sentenze smaccatamente contrarie alle istanze di Max e di tutti noi, sull’autodeterminazione e sulle libere scelte individuali in materia di eutanasia.

Il 23 gennaio scorso, alcuni consiglieri comunali di SEL e PD, hanno presentato un O.d.g. rivolto ad impegnare il Consiglio comunale attraverso il Sindaco, che è anche Presidente dell’ANCI Marche, per sollecitare i parlamentari, il Governo ed il Presidente del Consiglio, affinché venga al più presto calendarizzata la legge sull’eutanasia. O.d.g. poi approvato con diciannove consiglieri favorevoli ed un solo Consigliere (UDC) contrario, il quale non ha mancato di dimostrare tutta la sua riluttanza con argomentazioni pretestuose che peraltro nulla avevano a che vedere con le finalità espresse nello stesso O.d.g. Rispondere con un “NO” ad una proposta di sollecitazione per discutere una legge, peraltro di iniziativa popolare, equivale a negare un qualsiasi confronto e quindi negare la democrazia, ma tant’è. Ormai sembra diventato un vero e proprio “modus operandi” di chi non vuole che siano introdotte alcune leggi, o riconosciuti certi diritti. Non ci si indigna nemmeno più nel sentirselo dire apertamente in faccia dai cosiddetti “nuovi” politici, che parlano apertamente di mantenimento delle “zone grigie”.

Il 28 febbraio scorso, alla presenza dello stesso Massimo Fanelli, il gruppo “Io Sto Con Max” ha organizzato un evento per parlare di “fine-vita”, chiedere esplicitamente un impegno da parte della politica presente in sala, e mettere a confronto le esperienze identiche, di Monica Olioso, la moglie di Max, e Mina Welby. L’iniziativa ha richiamato un gran numero di partecipanti, tra i quali la quasi totalità dei Consiglieri comunali di maggioranza, il Sindaco di Senigallia e diversi parlamentari eletti nel Collegio Marche nel 2013. Nello specifico, gli Onorevoli Lara Ricciatti (SEL), Emanuele Lodolini (PD), Stella Bianchi (PD) e la Senatrice Silvana Amati (PD). Manifestazioni di vicinanza e solidarietà a Max Fanelli, sono arrivate anche da altri Senatori e perfino dalla Presidente della Camera Laura Boldrini.

Questa finora è stata l’occasione più forte ed efficace per portare l’appello di Max, e di tutti quanti noi con lui, direttamente nel Palazzo. Il modo più incisivo per ottenere dai politici presenti, un impegno concreto per trattare finalmente la legge sul “fine-vita”. Ma né Max, né noi, abbiamo intenzione di fermarci o adagiarci sugli allori, per aver strappato da alcuni politici degli impegni. È notizia di questi giorni infatti, che il video appello di Max per una legge sull’eutanasia, è stato proiettato il 19 marzo prossimo in Senato, durante un importante convegno al quale parteciperanno numerosi ed illustri membri del Governo, del Parlamento e delle associazioni che da sempre si battono per questo diritto.

Nelle prossime settimane, nei prossimi mesi e finché ne avremo la forza e non avremmo ottenuto delle certezze, continueremo ad organizzare manifestazioni, raccolte di firme, e gesti di stimolo. Lo faremo ricordando a tutti coloro che incontreremo sul nostro cammino, che “eutanasia”, prima ancora che “morte”, significa “dignità”, “libertà” e “rispetto” per le altrui scelte.

Paul Manoni
Delegazione UAAR di Senigallia

Questo articolo è stato pubblicato qui

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