• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Europa: linee di confine dal sapore vagamente religioso

Europa: linee di confine dal sapore vagamente religioso

Sulla questione greca sono stati versati i classici fiumi di parole. E a oggi non si sa ancora bene come andrà a finire.

Per conto mio, non avendoci (tuttora) capito niente, mi guardo bene dall’entrare nel merito della questione economico-finanziaria e se aveva ragione Varoufakis o Tsipras o (diomeneguardi) Schaeuble. Rimando ai politici di professione anche la vexata quaestio sulla democraticità o meno del progetto europeo allo stato attuale.

Di sicuro ai suoi tempi - nelle intenzioni dei proponenti - era un’altra cosa. D’altra parte i saggi estensori del Manifesto di Ventotene, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e Ursula Hirschmann, erano un ex comunista antistalinista, un azionista anticlericale (non a caso poi iscritto al Partito Radicale) e due ebrei socialisti.

Gente ben lontana sia dai totalitarismi in voga all’epoca, che dal liberalismo sfrenato di oggi; ma anche dal cattocomunismo d’accatto che dovrebbe costituirne (scusate se rido) l’opposizione, in nome della (sconfortante) falce+martello+gesùcristo di un Morales (osannato come ogni leader pauperista e terzomondista da tutti gli orfani di sinistra e similari a corto di neuroni).

Quello che mi sembra di intuire (e che temo) è che la questione greca possa aver svelato quello che, forse, aleggia sullo sfondo.

Allora approfitto del dubbio e rispolvero la vecchia provocazione di Samuel Huntington, il quale, se non ricordo male, nel suo Lo scontro delle civiltà ipotizzava - a partire dalla progressiva catastrofe jugoslava - che una volta superati gli steccati ideologici fra Est e Ovest (cioè la Grande Contrapposizione fra comunismo e capitalismo) quello che sarebbe rispuntato come un fungo dopo la pioggia sarebbero stati i cruenti, tragici contrasti fra entità etniche a base cultural-religiosa.

Ebbene, provate a pensare a come si sta trasformando oggi quella grande e bellissima utopia di un’Europa unica, una federazione di popoli in cui avrebbero potuto convivere democrazia e libertà individuali, lavoro e impresa e diritti civili e welfare diffuso e solidarietà verso le altrui debolezze e forza per far rispettare la giustizia. Eccetera.

Quello che invece si sta delineando - lo scrive Alessandro Gilioli sull’Espresso – è che «da un lato ci saranno i cittadini di Germania e aggregati (cioè Olanda, Finlandia, Paesi baltici etc.) i quali si sentiranno - non a torto - i padroni acclarati della Ue», e d'altro lato, ben separati, tutti gli altri; legittimo chiedendersi poi come si sentiranno e che tipo di entusiasmo europeista potranno mai avere i reietti di serie B e C.

Questo è il punto che richiama alla mente Huntington. La Germania e gli aggregati (quelli già citati cui aggiungerei Belgio, Olanda e Lussemburgo) hanno radici luterane o calviniste (il Belgio ne ha almeno per la metà, quella che conta). I paesi latini (con una buona fetta di Francia, ma esclusa l’Austria, cattolica ma pur sempre nostalgicamente tentata da una nuova versione di Anschluss) hanno radici cattoliche. La Gran Bretagna che, per conto suo, sta invece volando verso un’unione economica anglosassone transatlantica, è anglicana.

Non sono queste le “linee di faglia” dal vago sentore di cultura permeata di religiosità di un’Europa in via di frantumazione?

Per ora solo la mediazione francese sembra aver mantenuto la Grecia nell’area euro; non a caso chi fa da collante è un paese un po’ latino e un po’ germanico, un po’ cattolico e un po’ ugonotto, profondamente segnato dall’orgoglio per il suo passato illuminista e rivoluzionario, ma anche dalla sua potenza economico-finanziaria colonial-capitalistica, abitato da un popolo fondamentalmente laico oltre che dalla maggiore comunità ebraica europea e, nello stesso tempo, da una ancor più consistente componente islamica; un paese cioè che le linee di faglia le ha tutte interne, non sui propri confini.

Finché la Francia regge come potenza di contrappeso a Berlino ci sono speranze, ma è così difficile immaginare un Supereuro a immagine e somiglianza del marco tedesco e, altrove, un Eurino meridionale, debole, svalutato e - proprio per questo - temibile avversario dell’economia tedesca?

Un supereuro senza il "peso" mediterraneo schizzerebbe alle stelle. Un eurino senza l'Europa luterana si svaluterebbe all'inverosimile. Gioie e dolori per tutti, insomma (ma soprattutto dolori).

E la Grecia? La Grecia, come mi è già capitato di scrivere è cristiano-ortodossa; come la Russia, la Serbia o la Bulgaria per dire. Dobbiamo dedurne qualcosa?

Alla faccia delle antiche origini nella δημοκρατία (democrazia) ateniese, sembra sempre più difficile che il continente abbia davanti a sé l'effettiva costruzione di una comune patria federalista e non, piuttosto, la riproposizione, mutatis mutandis, di quell’Europa che, secoli orsono, fu travagliata e lacerata dalle guerre di religione.

Dio (è il caso di dirlo) non voglia.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità