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Etiopia, dopo 140 morti nelle proteste il governo annulla il piano regolatore della capitale

Il 12 gennaio, dopo due mesi esatti di proteste e almeno 140 morti, il governo dell’Etiopia ha annunciato il ritiro del nuovo piano regolatore della capitale Addis Abeba che, come avevamo scritto in questo post, avrebbe comportato espropri di terreni e sgomberi forzati.

Per quello, per l’espansione della Grande Addis Abeba, si erano accese le proteste degli oromo: stroncate con estrema violenza dalle forze di sicurezza, su ordine del governo centrale che non aveva esitato a definire “terroristi” le migliaia di partecipanti, in larga parte pacifici, alle manifestazioni contro il piano regolatore.

Non è chiaro se l’annuncio fatto il 12 gennaio del ritiro del piano sia una manovra tattica per calmare le acque o sia effettivamente frutto di un ripensamento, magari a seguito delle tardive pressioni dei paesi donatori, che avevano assistito passivamente alla repressione.

Di sicuro, le proteste sono proseguite anche nei giorni successivi ad Ambo, Wellega e Hararghe: polizia ed esercito hanno usato proiettili veri e picchiato molti manifestanti.

Resta ancora incerto il destino dei tanti arrestati durante le proteste di novembre e dicembre, tra i quali i giornalisti Getachew Shiferaw e Fikadu Mirkana e Bekele Gerba, vicepresidente del Congresso federalista oromo.

E soprattutto: qualcuno sarà mai chiamato a rispondere dell’uccisione dei manifestanti?

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