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 Home page > Tribuna Libera > Erich Priebke: la morte sfruttata dalla propaganda di Stato

Erich Priebke: la morte sfruttata dalla propaganda di Stato

Come da copione della migliore - o peggiore - propaganda di Stato, la gente impazzita ha coperto di calci, pugni, sputi e parolacce l’auto che trasportava le spoglie di Eric Priebke in quel di Albano Laziale: comune laziale scelto come palcoscenico di questa ennesima prova di come tutto debba essere utilizzato per scopi diversi da ciò che la coerenza chiederebbe.

Gente assatanata ha compiuto il rito richiesto dallo Stato: comportarsi da boia contro il boia. Che utilità possano aver avuto calci, sputi e pugni contro l’ormai ignaro Priebke – a meno che costoro pensino che un Priebke veda e senta oltre la morte – è dato sapere forse, solo a chi quei calci, pugni e sputi ha sferrato.

A mio parere nessuno di questi cittadini di Albano Laziale in effetti sa con precisione il motivo della rabbia estrema che necessitava di esser così violentemente vomitata. Ho anche il dubbio che cotanta rabbia non fosse tanto contro la salma di Priebke quanto una rabbia più profonda e oscura che nulla ha a che vedere con Eric Priebke, le vittime delle Fosse Ardeatine e quel poco che rimane della memoria storica del nazifascismo.

La gente, ad Albano Laziale come in tutta l’Italia, viene chiamata ad agire. Dall’alto. Premono il bottone rosso di comando e la gente opera l’azione richiesta. Si chiama “operazione di propaganda” e i mandanti sono sempre gli stessi, come sempre gli stessi sono gli elementi che rispondono ai comandi.

Sempre a mio parere, se in tutti questi anni – e Priebke ne aveva 100 – la popolazione italiana avesse effettivamente avuto desiderio di manifestare il proprio sconcerto contro il boia Priebke, avrebbe potuto farlo mentre era in vita. Magari soggiornando con un presidio stabile sotto la casa in cui ha abitato – agli arresti domiciliari – negli ultimi anni, fra la Via Boccea e la Via Aurelia.

Invece, complice un magistrale colpo di mano della propaganda di Stato, tutta la popolazione italiana si ricorda dell’esistenza di Priebke e dei 335 morti ammazzati delle Fosse Ardeatine solo al momento della sua morte che, sempre a mio parere, se vivessimo in una nazione migliore, proprio la propaganda di Stato doveva far vivere in un modo diverso.

Sarebbe bastato inventare che attraverso un comunicato dell’avvocato di Priebke, si veniva a conoscenza della volontà post morte di Priebke di non avere funerali ufficiali, di voler essere cremato – mettendo così a tacere qualsiasi protesta di estrema destra, delle comunità ebree e pure di gente che di Priebke non conosceva nemmeno l’esistenza e non ricordava neppure che fosse il boia delle Fosse Ardeatine – e di avere come ultima volontà, quello di esser messo nel dimenticatoio. Punto.

Qualcuno a questo punto potrebbe dire: “Ma sei matta? Come chiedere questa lunga serie di vere e proprie menzogne al nostro Stato”? A costoro vorrei ricordare che “propaganda” significa mistificazione della realtà. Avviene ogni giorno, in ogni nazione cosiddetta “civile” e da millenni. Persino ai tempi dei Cesari la propaganda = mistificazione della realtà veniva largamente utilizzata per gestire le popolazioni.

Invece no: la salma di Priebke - e non Priebke persona - è stata data in pasto a una popolazione incazzata per altri motivi, posta sull’altare sacrificale della coerenza e della continenza dei più bassi umani. Utilizzata per far sfogare esseri umani che si sa, necessitano di sfogo per le condizioni subumane cui è costretta a campare. Meglio calci e sputi contro Priebke che contro i componenti del Governo, sia mai.

La morte di Priebke doveva passare nel silenzio assoluto. Non doveva generare giornate di sterili dibattiti e sfociare in un brutto esempio di violenza – inutile anch’essa – contro una salma

Ribadisco ciò che ho scritto nel mio precedente editoriale dedicato alla morte di Priebke, in cui proponevo appunto la cremazione di Priebke – proposta che sembra oggi esser stata presa in considerazione – no, certamente no ai funerali di Stato in pompa magna, ma nemmeno l’utilizzo improprio di una morte che sarebbe stato molto meglio per tutti non sfruttare a fini propagandistici.

Non dimentichiamo poi, che Priebke muore a pochi giorni dal triste anniversario della Shoah, manco l’avesse fatto volutamente. Un segno divino. Come non coglierlo al volo...?

Dall'Enciclopedia TreccaniCos'è la propaganda

 

Foto: Wikimedia

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.124) 21 ottobre 2013 10:02

    Per una volta non sono d’accordo con te cara Emilia .
    E’ vero che certe manifestazioni lasciano il tempo che trovano e possono anche essere strumentalizzate .Non ci piove.

    Ma al netto di questo rimane il fatto che la salma di questo orrendo macellaio che mai ha mostrato un segno di pentimento ,ipocritamente trattato con indulgenza in primis dalle Istituzioni , non poteva e non doveva essere tumulata sul suolo italiano .
    Prima di tutto perché certe responsabilità vanno oltre la morte , e qui non mi trovo d’accordo con te , in questi casi non vale la livella di Totò ,poi perché c’era il rischio che diventasse luogo di culto per tutti gli squinternati con la croce uncinata in circolazione.
    Siccome c’era il sospetto che i suoi avvocati e gli ambienti di estrema destra , ceneri o non ceneri , volessero proprio questo (peraltro bellamente scaricato dalla stessa Germania) , bene hanno fatto cittadini e i media ad opporsi e a darne pubblica dimostrazione . Perché una cosa certa è che delle nostre istituzioni non c’è per nulla da fidarsi .

    Se poi proprio vogliamo dirla tutta ,a mio avviso l’unico luogo in cui destinare la salma , con buona pace di chi mi ha criticato , giudicando l’ipotesi surreale e moralmente becera , sarebbe stata una discarica pubblica .Un atto simbolico per eliminare dal contesto umano i resti di colui che è stato una bestia comandato da bestie come lui .
    Su certi principi non vale né la pietas umana né il buonismo peloso per magari conquistarsi il Paradiso ( non mi sto certamente riferendo a te ma ad articoli di questo tenore anche su questo blog) , ma neppure vale il normale senso civico che so quanto ti sta a cuore.
    Su queste cose io sono cattivo ,molto cattivo e siccome non temo l’inferno dico che ci vuole il rigore assoluto , senza compromessi di sorta.
    ciao

  • Di Emilia Urso Anfuso (---.---.---.197) 21 ottobre 2013 12:05
    Emilia Urso Anfuso

    Caro Paolo buondì

    Ti rispondo proponendoti la lettura del mio precedente Editoriale pubblicato sul tema:

    http://www.gliscomunicati.it/Content.asp?ContentId=3031

    Un caro saluto

  • Di paolo (---.---.---.124) 21 ottobre 2013 14:43

    Ho letto . Adesso quadra tutto un po’ meglio .
    Convengo su l’uso funzionale della propaganda di stato ,evidentemente quando si ha la coda di paglia .........
    ciao

  • Di (---.---.---.137) 22 ottobre 2013 11:35

    La gente sa solo odiare, basta vedere le reazioni quando avvengono reati particolarmente odiosi, tipo la pedofilia o i femminicidi. Tutti a linciare, schiumare odio dalla bocca, pochi ad esserci per le vittime o i parenti delle vittime. Come se la giustizia si limitasse alla punizione.


    L’Italia è piena di nostalgici, nobili decaduti che inneggiano al re e rimpiangono il passato creando circoli, partiti... e sono tanti, neanche se ne parla, il mostro è Priebke.

    Siamo di una schizofrenia unica, permettendo il ritorno del re in Italia e disquisendo sul se sia giusto restituirgli beni dinastici o permettergli attività politica e poi ci accaniamo sul singolo dopo la sua morte. Bisogna impedire che la salma di un boia trovi una sepoltura, ma non ci scandalizziamo se l’erede di chi è fuggito abbandonando l’Italia al suo destino, dopo aver avuto responsabilità dirette nella storia di quegli anni, vada a Sanremo a cantare l’amor patrio. Eppure si parla dello stesso periodo storico.
    • Di paolo (---.---.---.160) 22 ottobre 2013 14:28

      caro amico . 137 ,ti suggerisco di fare una scaletta di disvalori, nella vita ogni tanto bisogna farlo .
      Il mostro è Priebke , perchè ha trucidato 300 innocenti ,poi vengono i nostalgici rintronati ,poi viene il nipote del re , che come tale non ha responsabilità dirette ma ha il solo torto di essere un Savoia ( e pure antipatico).

      Non si può frullare il tutto e fare un omogenizzato e poi accusare gli altri di schizofrenia .

    • Di (---.---.---.210) 22 ottobre 2013 18:51

      La guerra è un frullatore, come lo è la politica e la propaganda politica.


      I tuoi valori tieniteli cari, per me il tedesco trucidato dai partigiani e non processato come si dovrebbe non vale meno degli italiani trucidati ingiustamente e fuori da ogni regola assurda che cerchi di normare quell’assurdità chiamata guerra.

      Priebke è un mostro, ma a chi importava fino a qualche settimana fa?

      Ma quali disvalori, scusa? Qui non si parla di scale valoriali, ma di capacità di farsi scivolare addosso l’ennesima campagna stampa.

      L’assenza di sepoltura di Priebke non restituirà niente a chi ha perso il proprio caro, proprio per una questione di valori: gli affetti e il lutto per la perdita degli stessi dovrebbero stare qualche gradino in su rispetto al carosello che è passato in tv in questi giorni.


  • Di Emilia Urso Anfuso (---.---.---.136) 22 ottobre 2013 14:36
    Emilia Urso Anfuso

    Mi spiace dover constatare una volta di più, come alle parole ormai viene dato - individualemente - il senso che si sceglie e non il senso delle parole

    A tutti, come ho fatto con Paolo - ma potevate già cliccare sul link nel mio precedente commento a Paolo, appunto - lascio nuovamente il link al mio Editoriale precedente:

    http://www.gliscomunicati.it/Content.asp?ContentId=3031

    Credo davvero che se non si riprendono dei ritmi diversi anche nella lettura, non si potrà mai più ripristinare almeno in parte, la capacità di Comunicare che ormai è evidentemente perduta

    Un caro saluto

    Emilia Urso Anfuso

    • Di (---.---.---.210) 22 ottobre 2013 20:02

      G.le Emilia Urso Anfuso, 

      volevo rassicurarla riguardo al fatto di aver letto il suo articolo, anche prima di aver risposto nei commenti qui su Agoravox. E credo di averlo anche compreso, nonostante lei dia per scontato il contrario. Perché vede, forse, paradossalmente, anche lei dà alle parole il senso che sceglie, tipo dare per scontato che qualcuno non capisca o non si informi o non ci perda il tempo e questo solo per un’impressione che lei ha tratto da un commento di 5 righe.

      Io ho letto i suoi articoli e ne condivido il senso. E però che non amo fermarmi a quello che scrive un giornalista, neanche quando concordo con le sue tesi, ma tendo a rielaborare a modo mio le informazioni che ho ricevuto e andare oltre quelle. Il che non vuol dire che non capisco quello che lei ha scritto, ma che non conformo i miei pensieri in modo pedissequo ai suoi. Volgarmente detto, non compro un giornale per farmi dire cosa devo pensare ma per avere spunti di riflessione. I suoi sono interessanti, la leggo con piacere e sono serio.

      Credo che, oltre alla comprensione del testo, anche la capacità critica si stia perdendo ed è un peccato.
  • Di Emilia Urso Anfuso (---.---.---.136) 22 ottobre 2013 20:13
    Emilia Urso Anfuso

    Gentile IP 210

    Non me ne voglia ma noi giornalisti a causa del Web ci siamo pure dovuti abituare al fatto che l’80% dei "lettori" pretende di commentare spesso avendo letto - semmai - il titolo

    Apprezzabile quindi, il fatto che Lei non si comporti allo stesso modo

    Su ciò che ormai si è perso poi, potremmo screivere un’intera enciclopedia

    Un caro saluto

    Emilia Urso Anfuso

    • Di (---.---.---.115) 22 ottobre 2013 21:54

      In effetti una delle cose che si sta perdendo è la buona educazione. Avevo dimenticato di ringraziarla per i suoi articoli, non è un caso che li legga. 


      Il bello e il brutto del web è che consente un rapporto più diretto tra giornalisti e lettori, con i pregi e i rischi annessi.

      Come scritto precedentemente, per quanto mi riguarda i suoi articoli forniscono ottimi spunti di riflessione, quindi colgo l’occasione per ringraziarla.
    • Di (---.---.---.115) 22 ottobre 2013 21:55

      edit: noto che il mio ip è cambiato ma sono il commentatore di prima.

  • Di Emilia Urso Anfuso (---.---.---.35) 23 ottobre 2013 10:27
    Emilia Urso Anfuso

    Buondì

    si, Lei ha un IP dinamico

    Grazie per l’apprezzamento al mio lavoro

    Il problema del giornalismo sul Web è la sua fruizione di massa e purtroppo tutti sono convinti di poter aggredire chiunque per il solo fatto di non parlarsi di persona ma di essere filtrati da un monitor

    Ciò ha fatto si che il livello di violenza verbale, aggressività e arroganza si siano notevolmente sviluppati: come sempre, l’umanità sftutta nel modo peggiore ciò che potrebbe migliorare la Vita

    Mi farà piacere "dialogare" ancora con Lei

    Un caro saluto

    Emilia Urso Anfuso

    • Di (---.---.---.96) 23 ottobre 2013 21:48

      Bene, ora che ci siamo chiariti magari spiego meglio il mio pensiero, che in effetti condensato in poche righe poteva risultare fuori contesto, mentre almeno dal mio punto di vista è collegato ai suoi due articoli (questo e l’altro linkato).


      Quando parlavo di gente che sa solo odiare, di giustizia che ormai è assimilata alla sola punizione e tiravo in ballo le reazioni ai casi di cronaca scottanti... mi riferivo al fatto che da tanto mi sembra di assistere ai due minuti d’odio di Orwell. Accendi la tv, guardi il telegiornale e sei bombardato di notizie tese a far uscire il peggio dell’essere umano e a nasconderne altre, distrazione di massa. Ti si informa dei dettagli più scabrosi dell’ennesimo fattaccio di cronaca magari per distrarre da altro, e non solo, perché generare e direzionare l’odio verso un bersaglio preciso è un modo per controllare. Perché diffondere particolari scottanti della morte di qualcuno può servire non solo a distrarre da altro, ma può avere anche una valenza politica, per far passare scelte altrimenti indigeste. Quando c’era la lega nord al governo e chiedeva misure restrittive contro gli immigrati, sembrava che tutti gli omicidi italiani fossero compiuti da extracomunitari, e infatti partivano i linciaggi spontanei, ad ogni caso di cronaca nera. Si crea un clima che fa sembrare necessarie alcune leggi.

      Individuare un nemico comune è un ottimo metodo per tenere unita una truppa smarrita, lo sapeva bene Orwell che parlava di guerra contro Eurasia ed Estasia come metodo per controllare le popolazioni. E soprattutto, intelligentemente notava come fosse indifferente individuare il nemico, una volta era eurasia, un’altra estasia, e la gente lì ad odiare, come smemorata, senza la minima consapevolezza storica. Non era importante chi fosse il nemico, ma che ci fosse. Avere qualcuno da odiare.

      Sarà, ma a me ultimamente guardare un telegiornale fa lo stesso effetto: premono il tasto e tutti ad odiare Priebke. Poi lo spengono e si discute di ridare i privilegi ai vecchi regnanti, che non è una roba da poco, non lo è per niente, tanto che nella costituzione non c’è alcuna menzione sul vietare i funerali ai criminali di guerra, mentre sono posti espliciti limiti al rientro dei savoia in Italia. I miei genitori sono nati sudditi, la poca memoria storica ci fa dimenticare quanto sia giovane la nostra repubblica.

      E poi Emanuele Filiberto sarà un nipote di un re controverso, quindi non è responsabile materiale.... però rappresenta un’epoca, è un simbolo per chi ancora è nostalgico e non rinnega quel periodo... e in fondo, sarà semplicemente un nipote, ma è solo per il vincolo di parentela che accampa diritti! 

      Beh, io non odio Priebke come non lo stimo, il mio è un giudizio di condanna assoluta ma serena, che però non si limita alla sua persona ma è allargato a chiunque rappresenti quel periodo storico o lo rimpianga e trovo schizofrenico reagire in modo violento alla notizia della morte di un singolo quando poi si discute dei savoia come di un modo per fare i conti col passato e chiuderlo serenamente. C’è una valenza politica in tutto questo, talmente forte da essere stata prevista dalla costituzione, altro che scaletta di disvalori.

      E sinceramente, Paolo, sono stufo anche della retorica degli innocenti. La morte degli innocenti. Se fossero stati soldati le loro madri avrebbero pianto di meno? La guerra è una roba sporca, che porta solo morte, e discriminare tra morti accettabili e morti ingiuste, di innocenti, significa solo rendere asettica la guerra, sterilizzarne il senso. Prendere ciò che è stato ampiamente frullato e disquisire se era una carota o un cavolfiore, quando ormai è tutta poltiglia.
  • Di paolo (---.---.---.54) 23 ottobre 2013 22:10

    Caro xx. 96
    Sei in perfetto stile qualunquista . Non odi e non stimi ,condanni ma serenamente , estendi il tuo metro di giudizio all’universo mondo , tutti uguali , la retorica degli innocenti , la guerra è una roba sporca , non si può discriminare tra morti accettabili e morti ingiuste ecc.... 

    Se questa non è la sagra del qualunquismo allora dimmi cos’é ? .

    Hai provato a pensare che in qualunque contesto esistono anche le responsabilità individuali ?
    Ci ha già pensato un certo Maurizio Gasparri ha equiparare il nazifascismo alla lotta partigiana ,arrivi secondo ma con molto ritardo .

    Non so chi ci sia sotto l’ID x. 210 , ma " il per me il tedesco trucidato dai partigiani e non processato come si dovrebbe non vale meno degli italiani trucidati ingiustamente e fuori da ogni regola assurda che cerchi di normare quell’assurdità chiamata guerra " , una affermazione che lascia esterefatti , è roba da matti , significa non contestualizzare i ruoli , stravolgere la verità storica , equiparare vittime e carnefici . Siamo al perfetto revisionismo , lo stesso che fa il paio con il negazionismo .
    Complimenti !

  • Di (---.---.---.96) 23 ottobre 2013 22:50

    Non è la sagra del qualunquismo, ma di chi ragiona col cervello e non con la pancia.


    Qualunquista è distinguere tra vittime e chi carnefici, pretendere di trovare logica in una cosa -la guerra - che è tutto fuorché logica. Qualunquista è giustificare la guerra e i suoi orrori, stravolgendo la verità storica. Noi eravamo alleati dei nazisti, o lo hai dimenticato? Se proprio vogliamo parlarne non dimentichiamo questo piccolo dettaglio, che altrimenti il negazionismo non lo sto attuando io. Vogliamo parlare delle leggi razziali? Non mi risulta le abbia firmate Priebke.

    Qualunquista è chi segue la moda del momento, chi si fa orientare dalla tv e odia a senso alterno, chi dimentica il passato e trova catartico infierire sul boia che però ha lasciato libero fino alla morte, perché così ci si dimentica che noi, come popolo, abbiamo le nostre responsabilità nella morte di migliaia di persone. Da noi c’era Mussolini, abbiamo poco da fare le vittime dei carnefici: eravamo alleati.

    La frase sui tedeschi trucidati è mia. Perché siccome io ragiono con qualcosa di diverso dagli intestini, vorrei che i criminali di guerra fossero processati e finissero come legge prevede, invece di essere appesi per i piedi sommariamente. E che se la legge prevede la galera, che ci vadano, scontino quanto previsto e poi si lasci in pace la loro salma. 

    Accanirsi su un cadavere serve solo a ripulirsi delle proprie responsabilità storiche. O meglio ad illudersi di poterlo fare, perché la storia non si cambia. Tertium non datur: vittime, carnefici... no, esistono anche altre possibilità: alleati. Spiegalo agli ebrei italiani che hanno visto i propri parenti portati "al confino", come ha detto recentemente - e senza suscitare più di tanto scandalo (chissà perché, forse perché il tastino dell’odio era spento) - un importante esponente politico italiano. Spiegalo a loro che noi italiani non c’entravamo, che eravamo vittime degli stessi carnefici.

    Il revisionista non sono io. Non ci si ripulisce negando la sepoltura ad un boia, la storia resta. E la storia dice che le mani degli italiani sono sporche di sangue e che nella strage degli ebrei e della altre categorie di persone gasate, noi abbiamo delle belle responsabilità.
    • Di (---.---.---.96) 23 ottobre 2013 23:35

      E aggiungerei: qualunquista è proprio la gestione del caso Priebke, nella tipica tradizione ipocrita italiana: lo si è voluto processare perché c’è una parte dell’opinione pubblica che ne chiedeva la testa, ma poi nella pratica in carcere non ci è andato. Perché la condanna era solo un’operazione di facciata, perché c’è una larga fascia di persone, in Italia, a cui sta bene che gente come Priebke non paghi per le sue malefatte. A molti perché finché non si preme il tasto sul telecomando dell’odio non frega niente; a molti perché non hanno rinnegato quel periodo storico, per niente. E ce ne sono, tanti. Non sono neanche nascosti, qualcuno ha anche notevole visibilità politica, ogni tanto se ne esce con qualche frase da far accapponare la pelle ma che passa nell’assoluta indifferenza, perché il tastino dell’odio non è premuto.


      Qualunquismo è accanirsi sul cadavere di un singolo e poi non indignarsi più di tanto quando si ricorda Mussolini come un grande statista, dimenticandone le ombre e responsabilità storiche. Perché quando c’era lui i treni passavano in orario...

      Qualunquismo è dare del negazionista a chi semplicemente non reputa che Priebke sia l’unico responsabile degli orrori del passato, ma che ce ne sono molti a piede libero, spesso anche riveriti e non gliene frega niente a nessuno. Ed è qualunquismo perché aggredire chi semplicemente non si allinea al dettame della propaganda non è indice di grande spirito critico.

      Tutta colpa di Priebke, ha fatto tutto lui, neghiamogli la sepoltura che così abbiamo chiuso un periodo storico. Se questo è essere negazionista, lo prendo come un complimento.
  • Di paolo (---.---.---.54) 24 ottobre 2013 08:31

    " Qualunquista è distinguere tra vittime e chi carnefici " 

    Se continui cosi’ ti aggiudichi il primo premio come "frullatore ".
     Ma ti sei già risposto da solo ,sei un negazionista ,uno che ritiene che la guerra contro il nazifascismo sia stato un torneo cavalleresco ,illogico e cruento ma pur sempre un torneo .

    Alleati dei tedeschi erano i fascisti ,caro amico , gli altri finivano in carcere . E la condanna dei criminali nazisti non è frutto dell’ipocrisia italiana ma è una condanna universale . E grazie a Dio ,a differenza nostra ,c’è stato chi li ha perseguiti ,scovati e giustiziati ,cosi’ come si conviene a belve che nulla hanno di umano e che devono pagare anche dopo la morte .

    Vedi di riorganizzarti le idee perché ho l’impressione che sei tu la vittima di una certa propaganda .
    Comunque è stato un piacere ,ti saluto .

    • Di (---.---.---.48) 24 ottobre 2013 08:56

      Te la suoni e te la canti, inventandoti l’interlocutore.


      Non ho mai affermato che i crimini nazisti non vadano condannati, rileggi nel caso.

      E soprattutto la condanna universale c’è anche per la giustizia sommaria, mi risulta che il diritto ad un processo sia contemplato tra i diritti umani, ma forse tu la condanna universale la tiri in ballo solo per quello che ti conviene.

      Semplicemente non trovo razionale accanirsi sulla salma di chi neanche è stato in carcere e non ho voglia di discutere oltre con chi si straccia le vesti, come te ora, ma che fino ad un mese fa neanche si poneva il problema di che fine avesse fatto Priebke. Quanti articoli hai scritto sulla sua impunità mentre era in vita, Paolo? A quanto pare l’argomento ti interessa molto, tanto da sentirti in diritto di aggredire che non si costerna, si indigna e si impegna al pari tuo... ma a quanti articoli hai dedicato al cittadino Priebke che non ha passato un giorno in cella? 

      Preferisco un criminale in galera ad una salma senza sepoltura e per fortuna che sarei io quello che non vuole condanne.

      Qui se c’è qualcuno che ha le idee confuse sei tu: cerca di capire che oltre alla rivalsa esiste anche la giustizia. E che dare del revisionista a chi semplicemente non è d’accordo con il teatrino mostrato in tv fino a qualche giorno fa è semplicemente ridicolo. Talmente tanto che ti lascio a disperarti da solo, rivolgi i tuoi due minuti d’odio altrove.

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