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Erdogan: il Sultano turco

In politica, quando un fatto sembra non avere una logica assolutamente chiara, si deve pensare a chi ci guadagna. Il tentato colpo di stato ‘flash’in Turchia avvantaggia solo un protagonista della vita politica di quel paese: Recep Tayyip Erdogan

Un colpo di stato di certo non si organizza dalla sera alla mattina, l’operazione richiede una minuziosa pianificazione, servono molti uomini assolutamente fedeli, e poi armi da usare con determinata spietatezza al fine di fermare qualsiasi resistenza, che essa arrivi dalle forze fedeli all’autorità costituita oppure da civili poco importa, andrà bloccato qualsiasi tentativo di opposizione al golpe, e lo si dovrà fare a tutti i costi. Infine, si colpisce duro. Principalmente i luoghi simbolo del potere, come il parlamento, si tagliano le comunicazioni internet, si fa tacere la radio, la televisione e i giornali, vanno messi sotto controllo aeroporti, ferrovie e bloccate le principali strade d’accesso alla capitale e, soprattutto, vanno presi in ostaggio i massimi esponenti del governo, primo fra tutti il premier. Se non si fa in questo modo, è certo che si fallisce. Fare un golpe senza aver tolto di mezzo il capo del governo del paese, anzi, lasciarlo addirittura libero di agire, agevolando così la sua possibilità di resistenza e garantendogli la massima agibilità nei movimenti e nella comunicazione, fa apparire quei soldati, quei generali e quei colonnelli, degli autentici idioti.

Oppure la verità è un’altra: un golpe falso per creare le basi immediate e senza ostacoli per un radicale cambiamento della situazione politica e sociale nel paese.

Il sogno di Erdogan è sempre stato quello di emulare Adolf Hitler

Erdogan stesso, a gennaio di quest’anno, ha condiviso pubblicamente l’idea di adottare in Turchia un modello di governo presidenziale uguale a quello previsto dal Reich di Adolf Hitler in Germania nel periodo nazista. Al di là della demonizzazione di Hitler, il modus operandi applicato da Erdogan è molto simile a quello utilizzato un tempo dal dittatore nazista. Hitler era stato inizialmente ostacolato dal parlamento e dal presidente della repubblica tedesco in merito alla sua continua richiesta di ottenere maggiori poteri, e anche Erdogan ha ricevuto nel tempo altrettante resistenze, ma non ha mai fatto mistero della sua ostinazione nell’ottenere il medesimo risultato.

E anche Hitler usò a suo favore un fatto eclatante al fine di ottenere i poteri a cui aspirava: prese il pretesto dell’Incendio del Reichstag, la sede del Parlamento tedesco, avvenuto nel 1933. In quell’occasione, a meno di un mese dal suo insediamento alla cancelleria tedesca, il dittatore emise il cosiddetto ‘Reichstagsbrandverordnung’ (Decreto dell’incendio del Reichstag, ndr). Il Decreto era praticamente la legge che venne varata dal governo nazista in risposta all’incendio della sede del parlamento del 27 febbraio 1933. A Hitler servì un solo giorno per farla approvare come ‘decreto d’emergenza’ con l’obiettivo dischiacciare eventuali tentativi di colpo di stato. La norma così approvata consentì al governo nazista di prendere ogni misura appropriata per rimediare ai pericoli per la sicurezza pubblica. Vennero sospesi o soppressi gran parte dei diritti civili garantiti precedentemente dalla costituzione, tutto questo in nome della sicurezza nazionale, mentre i leader di opposizione al regime vennero incarcerati e molti giudici furono rimossi dal loro incarico. In realtà Hitler non prese il controllo assoluto con tale singolo decreto, ma fu quello l’atto principale che gli aprì la strada verso l’ottenimento di poteri praticamente illimitati.

Ieri Erdogan ha applicato lo stesso metodo: ha arrestato gli oppositori e rimosso i giudici a lui avversi. Ora manca il passo successivo: prevedere la nuova costituzione. E tutto ciò in nome della sicurezza nazionale.

Erdogan: il Sultano turco

Erdogan è ed è sempre stato un militante islamico. Il problema è che la Turchia è stata, almeno fino a ora, una repubblica laica. Non è un caso il fatto che Erdogan abbia voluto ridurre nel tempo il peso dei laici nell’esercito e nel contempo, creare un corpo di polizia che poi è stato trasformato in uno ‘strumento’ del suo partito.

Nella sua conferenza stampa di ieri 16 luglio Erdogan ha dichiarato: “Il colpo di stato è stata una benedizione di Allah!

È questo il nocciolo della questione: le aggressioni o le guerre più assurde, storicamente sono sempre state usate a pretesto per ottenere un risultato eclatante a favore del vincitore. Il fallito colpo di stato turco di ieri è il pretesto per Erdogan oggi. Il presidente turco non ha perso tempo, ha arrestato oltre 1.500 ufficiali militari, non solo quelli coinvolti nel golpe, bensì anche coloro che in un recente passato lo hanno apertamente criticato. Inoltre, ha destituito quasi duemila giudici che si sono sempre opposti alle sue aspirazioni presidenzialiste. Giudici che nulla hanno a che fare con il golpe, nemmeno usando la massima fantasia possibile.

Salah Abdeslam, uno dei terroristi responsabile degli attentati di Parigi di novembre 2015, è riuscito a far perdere le sue tracce. Ricercato dalla polizia francese e belga è stato arrestato a Bruxelles dopo quattro mesi. Erdogan, invece, riesce a scoprire tutto in poche ore e agisce in fretta: arresta migliaia di persone, riprende il controllo della nazione, che solo poco prima era nel totale caos, e destituisce i giudici oppositori. Sembra quasi un’organizzazione perfetta, dove tutto è stato calcolato nei minimi particolari, un piano programmato da tempo e applicato alla lettera e, a quanto pare, dopo essere stato preso alla sprovvista, tutto è tornato al suo posto, proprio com’era probabilmente previsto dal diabolico piano del premier.

E così oggi la Turchia si sveglia con un Sultano al posto di un Presidente.

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