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Elezioni spagnole: "Né rigenerazione, né rassegnazione. Sì, Podemos"

Documento diAnticapitalistas

[Anticapitalistasè un’associazione politica all’interno di Podemos. Alle origini di quest’ultimo c’era – unica organizzazione politica strutturata –Izquierda Anticapitalista(IA), sezione nello Stato spagnolo della IV Internazionale, che in alcune Comunità dello Stato – Catalogna, Euskadieccetera – assumeva altre denominazioni. In seguito all’adozione degli statuti di Podemos, in cui è stata stabilita l’incompatibilità dellaappartenenza degli iscritti ad altre organizzazioni, IAsi è sciolta, adottando l’attuale struttura.]

Le prossime elezioni generali [del 20 dicembre] saranno una battaglia decisiva. È chiaro che si risolveranno nei peggiori risultati del bipartitismo [1] nella sua storia e che nel parlamento entreranno nuovi partiti. Il loro esito non è però indifferente: ciò che è in gioco è o una autoriforma dall’alto del regime, o la possibilità che si apra un processo di cambiamento a partire da rapporti di forza più favorevoli.

Per noi Anticapitalistas questo significa:che il risultato del bipartitismo e della sua appendice “rigeneratrice” Ciudadanos [2] sia il peggiore possibile e che i risultati di Podemos e di altrecandidature, come quella unitaria in Galizia [3] o quella promossa da Ada Colau in Catalogna [4], siano buoni. Ciò darebbe la possibilità di spezzare il ferreo controllo che Partito popolare [PP] e Partito socialista operaio spagnolo [PSOE] mantengono sul terreno parlamentare-istituzionale, che ha consolidato un regime politico – quello nato dalla Costituzione del 1978 – basato sulla difesa degli interessi padronali, sullalimitazione delle libertà e dei diritti democratici, sull’imposizione del centralismo statale nei confronti delle nazionalità [5] e – a partire dalla crisi del 2008 – sull’autoritarismo e sulle limitazioni della democrazia.

Destabilizzare questa situazione può significare avere maggiori possibilità di costruire alternative reali alle politiche di austerità e anche di realizzare conquiste concrete mediante la lotta. Ciò però non sarà facile: vi sono serie difficoltà. Il regime è passato all’offensiva, con il gruppo Prisa [6] convertito nel portavoce ufficiale di un patto PSOE-Ciudadanos per un centrismo rigeneratore che cerchi di assorbire la spinta al cambiamento senza una rottura con le classi intermedie e, allo stesso tempo, di stabilire i parametri del dibattito politico in termini di moderazione. Siamo coscienti che non “giochiamo” soli e che le nostreaspirazioni si scontreranno con una dura resistenza da parte dell’oligarchia economica e del conservatorismo ideologico interno ai principali partiti.

Senza contare che anche l’Ibex 35 [7] sta facendo le sue mosse politiche per queste elezioni. La politica, in definitiva, non si riduce a mera retorica verbale: è l’organizzazione dello scontro e del conflitto fra interessi contrapposti. Un’altra difficoltà risiede nel riflusso della mobilitazione sociale nell’ultimo periodo, che rende più difficile l’allargamento del blocco sociale e politico che vuole il cambiamento.

Il 15 maggio [8] ha reso possibile la possibilità di un cambiamento proprio perché, mediante la mobilitazione, nuovi settori hanno maturato e praticato l’idea del «sí se puede»: senza questa azione collettiva, viva, la politica tende a convertirsi in qualcosa di statico, di immobile. E quando ciò avviene, chi ne trae vantaggio sono quelli di sempre. Per tutto ciò riteniamo che questa campagna elettorale debba orientarsi nel senso di rimettere in movimento le volontà e le aspirazioni al cambiamento. Abbiamo bisogno di una campagna che recuperi quella dimensione di movimento che ha animato Podemos nella sua prima fase. Abbiamo verificato come le candidature di unità popolare nelle elezioni municipali abbiano rappresentato un nuovo stimolo per la partecipazione e la speranza, che si sono tradotte anche in nuovi attori politici. Tuttavia, per ora, sembra che l’orientamento della direzione di Podemos non abbiaimboccato questa strada, né nelle scorse elezioni per il Parlament de Catalunya, né nella preparazione delle elezioni legislative: non nel modo incui si sono formate le liste, non nella necessaria apertura verso il sociale e altri settori di classe, non nell’elaborazione del programma a partire dalledecisioni democratiche collettive dei circoli, non infine in un modello di alleanze che ha prodotto sconcerto e sconforto [9].

Siamo comunque ancorain tempo. La decisione di Barcelona en comú di stimolare una candidatura catalana per le elezioni e l’accordo unitario in Galizia sono ottime notizie, che ampliano e irrobustiscono la struttura di uno strumento elettorale potente. Noi di Anticapitalistas abbiamo sempre sostenuto la necessità di avviare processi aperti per collaborare con i diversi progetti municipalisti o con quelle organizzazioni come ANEVA che rappresentano una specifica realtà nazionale. È fondamentale che ciò si concretizzi in procedure democratiche e di ampia partecipazione che prefigurino uno spazio, uno strumento di lotta politica che vada al di là del momento elettorale. Le elezioni, oggi più che mai, sono un mezzo, non il fine sulla via dell’emancipazione.

L’esperienza greca mostra quali siano i limiti al cambiamento stabiliti dalle attuali istituzioni. E i recenti avvenimenti in Portogallo, con il colpo di Stato parlamentare della destra [10], dimostrano come il conflitto continui ben oltre i risultati elettorali. L’appello di Jeremy Corbyn a costruire un forte movimento sociale e popolare dopo la sua vittoria nelle elezioni primarie del Partito laburista dimostra inoltre che vi sono settori della sinistra europea che comprendono che abbiamo bisogno di qualcosa di più di apparati per affrontare la lotta contro l’austerità. È nello scontro politico (intutte le sue dimensioni) e nelle lotte sociali dove si continuerà a svolgere la lotta di classe.

Podemos, il nostro riferimento elettorale, affronta una sfida decisiva in queste elezioni. È un fatto di dominio pubblico che noi di Anticapitalistas nonsiamo stati d’accordo con la svolta al centro operata dalla direzione di Podemos, con la sua moderazione, con le sue rinunce programmatiche e con un modello d’organizzazione molto poco democratico e chiaramente antipluralista. E tanto meno con una dinamica di costruzione eampliamento che non ha tenuto conto della necessità di radicarsi nel territorio e nella classe lavoratrice per costruire così un partito-movimento che si nutra del, e nutra il, conflitto sociale. Parliamo chiaro ma lavoriamo senza risparmio per il miglior risultato elettorale di Podemos.

Proprio perché visono cose che sono state fatte male e hanno indebolito speranze e aspettative, è necessario segnalarne i rimedi prima delle elezioni, quandoancora la direzione di Podemos può riorientare il messaggio e la campagna elettorale. Passate le elezioni, continueremo a lavorare affinché questa prospettiva diventi egemone, perché crediamo che questo obiettivo continui a esserevalido. Ma pensiamo anche che una sconfitta di Podemos sarebbe una sconfitta di tutti.

Le valutazioni dovremo farle collettivamente eapertamente dopo le elezioni, attraverso procedure democratiche e pluraliste: ma quel che vogliamo sottolineare subito è che un cattivo risultato di Podemos alimenterebbe l’idea che «no se puede», che il cambiamento è impossibile, che in ultima analisi a vincere sono quelli di sempre. Perquesti motivi noi di Anticapitalistas rivolgiamo un appello perché si organizzi una grande mobilitazione elettorale attorno a Podemos e alle altrecandidature ricordate, non solo con il voto, ma anche con la partecipazione e portando avanti l’idea che si deve farla finita col bipartitismo e impedire che ovunque si rafforzi Ciudadanos.

Quantunque le élites stiano cercando di chiudere a loro vantaggio questo ciclo politico, abbiamo punti d’appoggio e battaglie da sostenere. Il processo soberanista [12] catalano mantiene vigente una domanda democratico-popolare cui il regime è incapace di rispondere in modo soddisfacente e che tutti noi che crediamo in una democrazia autentica dobbiamo appoggiare, esigendo il diritto di decidere per il popolo catalano mediante un referendum vincolante che comprenda la possibilità dell’indipendenza senza ostacoli, per poter così ridefinire in libertà e in condizionidi eguaglianza il rapporto che in futuro desidera stabilire con gli altri popoli [dello Stato spagnolo].

E continua a essere urgente scrollarci di dosso la gabbia delle politiche di austerità. Se Podemos progredisce, si prospetta la possibilità dimodificare il corso della politica governativa e di dare battaglia nell’Unione europea per una svolta di 180 gradi rispetto al Trattato di Maastricht e alPatto di stabilità, a condizione che questo progresso sia accompagnato da processi di autorganizzazione popolare e dalla convinzione che l’unicomodo di concretizzare queste politiche è la rottura con le élites e i loro poteri costituiti.

Se invece vincono il PP, il PSOE o C’s, la troika avrà lagaranzia che verranno fatti i tagli per una valore di dieci milioni di euro già annunciati dalla Commissione europea. Vada come vada, dovremo prepararci a mobilitarci nelle piazze, a avviare nuove forme di autorganizzazione dal basso e a stimolare le lotte control’austerità e una crisi dalla quale si stanno liberando solo le élites economiche e politiche, al prezzo della miseria delle lavoratrici e dei lavoratori. Per questi motivi, votare e appoggiare Podemos, il progetto proposto da Barcelona en Comú o la candidatura unitaria in Galizia è il modo miglioreper prepararci a conquistare posizioni, avere la possibilità di strappare diritti sociali e democratici, mantenere in vita la possibilità di continuare aorganizzare la rottura.

In questo senso l’obiettivo di Podemos deve essere quello di promuovere l’instabilità. Più c’è instabilità, più possibilità ci sonodi aprire varchi in una crisi di regime che non si manterrà aperta indefinitivamente. È nella stabilità che le élites si sentono a proprio agio. Sevincono PP, PSOE e C’s c’è il rischio di ripiombare nel pantano che abbiamo conosciuto sino al 2011. È nell’instabilità, instaurata dal 15 maggio, incui noi, quelle e quelli “di sotto”, abbiamo la possibilità di conquistare posizioni con le mobilitazioni e il conflitto. In queste elezioni lavoriamo per il cambiamento. Il giorno dopo, vada come vada, continuiamo la lotta per una rottura democratica, ecologista,socialista e femminista nello Stato spagnolo e in Europa. Anticapitalistas, 30 ottobre 2015

Traduzione e note di Cristiano Dan NOTE

(1) Il sistema elettorale spagnolo adottato con le prime elezioni democratiche del 1977, pur essendo formalmente proporzionale, è statocongegnato in modo da sovrarrapresentare notevolmente i primi due partiti, dando così luogo a un bipartitismo: fra l’Unione di centrodemocratico (UCD) e il PSOE nelle prime due legislature, fra il PSOE e il PP in quelle successive, in seguito alla disintegrazione dell’UCD(1982).

(2) Ciudadanos-Partido della Ciudadanía(C’s) è un partito di centrodestra. Sorto inizialmente in Catalogna, s’è poi esteso, graziesoprattutto alla crisi del PP, a tutto lo Stato spagnolo, ed è accreditato dai sondaggi del terzo posto. Potrebbe allearsi, per formare ungoverno, sia con il PP sia con il PSOE.

(3) In Galizia Podemos si presenta all’interno di una coalizione, En Mareas, che comprende il partito nazionalista di sinistra AlternativaGalega de Esquerda (ANOVA), Esquerra Unida (branca locale di Izquierda Unida) e quattro movimenti sorti dalle liste unitarie costituitesi inoccasione delle elezioni municipali del 2015: le Mareas appunto.

(4) Ada Colau è il nuovo sindaco di Barcellona, eletta da una lista unitaria, Barcelona en Comú. Ha assunto l’iniziativa della formazione diuna lista unitaria, En Comú Podem, di cui fanno parte Podem (branca locale di Podemos), Iniciativa per Catalunya Verds ed Esquerra Unidai Alternativa (branca locale di Izquierda Unida).

(5) Nel gergo politico spagnolo si intendono per “nazionalità” quelle regioni che, per storia, lingua e tradizioni, presentano differenzequalitative rispetto alla Spagna “castigliana”, e quindi aspirano a un più forte grado di autonomia, al federalismo o all’indipendenza, aseconda delle forze politiche autonomiste o indipendentiste che vi operano. Nazionalità “storiche” sono per esempio la Catalogna, Euskadi o la Galizia.

(6) Il gruppo editoriale di cui fa parte il quotidiano «El País».

(7) L’indice della borsa spagnola.

(8) 15M e cioè 15 maggio 2001, data d’inizio del cosiddetto movimento degli indignados.

(9) Riferimento a controverse decisioni della direzione di Podemos: decisione di “correre da soli” (salvo poche eccezioni); formazione delleliste su base maggioritaria, con esclusione delle minoranze, eccetera.

(10) Uno “scivolone” nel testo: l’incarico in un primo tempo di formare un governo di destra da parte del presidente della Repubblicaportoghese era legittima, ancorché ridicola.

(11) Non c’è un’adeguata traduzione italiana per soberanismo, che è diverso anche dal francese souveraniste. Nel lessico politicospagnolo indica la possibilità di affermare la propria sovranità, anche (ma non necessariamente) con una dichiarazione di indipendenza.

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