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Elezioni regionali. L’astensione sale ancora: un trend preoccupante

La presenza di movimenti dal diverso spirito populista e antipolitico, come i grillini e la Lega Nord del nuovo corso salviniano, non contiene la disaffezione degli elettori dalle urne, manifestatatsi in quesi anni nel nostro Paese come diffusamente un po' in tutta Europa. In mancanza di un risveglio del conflitto sociale e di una presa di coscienza diffusa, prevale la rassegnazione.

Solo il 53,9% degli aventi diritto si reca a votare per le elezioni regionali; basso anche il dato delle amministrative: 52,2. Qui i dati regione per regione. Si conferma così un trend negativo che vede gli elettori, trasversalmente rispetto agli schieramenti politici, disertare le urne. La discesa è di 10 punti percentuali dalle ultime regionali, ma nel 1995 votava oltre l'80%. I dati non riguardano certo solo le elezioni locali; questi i dati delle più recenti competizioni politiche:

1992 87,35
1994 86,31
1996 82,91
2001 81,38
2006 81,20
2008 78,10
2013

72,25

Fonte: Wikipedia

Insomma, di certo si tratta di un problema assai più profondo che non la coincidenza col ponte del 2 giugno, e le cui cause vanno ricercate innanzitutto nella coscienza diffusa della profonda corruzione del sistema politico attuale e dei partiti mainstream, sempre più impelagati in scandali di tangenti, mafia e malaffare. Pesa inoltre l'installazione artificiale in Italia di un bipolarismo che ha poco a che fare con un'opinione pubblica tradizionalmente molto diversificata nelle simpatie politiche: in un primo tempo sospinti forzatamente verso due blocchi sempre più deideologizzati, gli elettori tendono oggi a distaccarsene senza trovare uno sbocco alternativo che non sia il becero razzismo di Salvini. In effetti, a differenza che in altri Paesi euromediterranei, la sinistra radicale non è ancora riuscita a organizzarsi intorno a una forte progettualità politica in gradno di creare nell'immaginario colletivo l'aspettativa di una concreta possibilità di via d'uscita dai dettami dell'austerity e del neoliberismo. Si diffondono così, nel permanere di una profonda crisi economica e sociale, sentimenti di rassegnazione e di individualismo.

Nel frattempo sicuramente la bassa affluenza favorisce ulteriormente operazioni di compravendita di voti e tende ad escludere le classi popolari dalla rappresentanza politica, facendone, secondo il modello americano, sempre più un terreno di gioco per ricchi, congreghe e lobby. Insomma, una tendenza assai preoccupante e che non sembra destinata a interrompersi presto senza un cambiamento radicale di situazione e di coscienza nel Paese. Forse queste potranno formarsi se ci sarà una stagione di più intense lotte sociali, di cui la mobilitazione degli insegnanti e degli studenti in difesa di una scuola pubblica di qualità può fornire un primo assaggio.

Foto: Wikimedia ("129PalazzoMontecitorio" di MarkusMark - Opera propria. Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons - http://commons.wikimedia.org/wiki/F...)

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