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Elezioni 2009: quando la politica teme i suoi elettori

In tempi di crisi economica, nei quali il governo annuncia di non poter dare sussidi ai disoccupati scaricando la colpa sui vincoli europei, il mondo politico spreca quattrocento milioni di euro nel tentativo di far fallire i quesiti referendari.

L’allarme è stato lanciato dagli economisti de lavoce.info, come riportato in un articolo di Gian Antonio Stella sul corriere della sera on line, secondo cui il rifiuto di inserire il referendum elettorale proposto da Antonio Segni riguardante la legge elettorale, costerà 112 volte la somme dell’8 per mille distribuita nel 2008 alle organizzazioni di assistenza umanitaria.

Il referendum avrebbe dovuto tenersi l’anno scorso, ma a causa della caduta del logoro governo Prodi, è slittato al 2009.

Il 6 e7 giugno gli elettori dovrebbero recarsi alle urne per il rinnovo del Parlamento europeo.

In quella data si è deciso di accorpare, secondo una prassi politica, anche le elezioni per il rinnovo di 4000 comuni e di 73 province, ma si vuole fare slittare il referendum alla domenica dopo i ballottaggi.

Questo significa che potremmo essere chiamati all urne per tre domeniche consecutive, tra elezioni europee, comunali e provinciali.

L’intento è chiaro: stancare gli elettori nel tentativo di non far raggiungere il quorum; d’altronde è dal 1997 che i referendum non superano la soglia del 50% +1.

L’attuale legge elettorale prevede un premio di maggioranza, sia alla Camera che al Senato, anche per le coalizioni che si presentano alle elezioni e non solo per la singola lista, prevede altresì la possibilità per il candidato eletto in più circoscrizioni di optare per uno dei seggi ottenuti, consentendo ai primi dei non eletti di subentrargli.

In pratica il candidato eletto ha il potere di decidere chi far entrare in Parlamento e chi deve esserene invece escluso.



I quesiti referendari sono in tutto tre: i primi due prevedono che il premio di maggioranza venga assegnato solo alla lista più votata, sia alla Camera che al Senato; il terzo intende cancellare la possibilità per il candidato eletto di optare per uno dei seggi ottenuti.

Ciò, a detta dei comitati referendari, dovrebbe favorire il bipolarismo.

Sono ovvie in tal senso le preoccupazione della Lega che sente di poter essere schiacciata dalla forza del Pdl, ma non è solo Calderoli ad essere preoccupato.

Il silenzio di tutte le forze politiche fa chiaramente capire che siamo passati di colpo dal Veltrusconi al Berluschini visto il colpevole silenzio dell’attuale leader de Pd.

D’altra parte alle passate politiche fu lo stesso Franceschini a dover sbrogliare l’autolesionista accordo con Pannella per far entrare in parlamento i nove radicali, e non deve essere stato facile per lui giocare con le liste da presentare alle varie circoscrizioni di mezza Italia per raggiungere l’obiettivo.

Con la vittoria del terzo quesito referendario ciò non sarebbe più possibile, e ciò spiega la presa per i fondelli che molto probabilmente dovrà nuovamente subire il popolo italiano.

Quello che colpisce di più è lo spreco di risorse: 400 milioni di euro spesi dai contribuenti per far in modo che ’questi signori’ si assicurino le loro poltrone, con buona pace dei disoccupati, degli operai in esubero e di tutti coloro che a forza di protestare in piazza, nel silenzio mediatico, si prendono le manganellate.

Commenti all'articolo

  • Di IVAR (---.---.---.72) 4 marzo 2009 09:26

    Già, e proprio oggi si parla di aumentare l’età pensionabile alle donne. Raschiano il fondo del barile, sempre a danno dei soliti Pantaloni. Ma che comincino a prendere soldi da altre parti (e ce ne sono parecchi, se solo si volesse). Questa del referedum poi è una autentica provocazione: che quasi nessuno raccoglie. E questo è il vero dramma. 

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