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Editoria per l’infanzia nelle scuole italiane: insegnare agli insegnanti

Questo articolo ha origine dalla mia recente passione per i libri illustrati dedicati ai bambini e ai ragazzi quindi, in generale, all'editoria per l'infanzia. Essendo mamma da un anno la mia attenzione è attratta da tutto ciò che riguarda i libri per piccoli e piccolissimi. Avevo già dedicato un lungo articolo alla storia dell'illustrazione per l'infanzia a cui sono seguite recensioni di libri pensati proprio per i più piccoli. Questo viaggio all'interno dell'editoria per l'infanzia mi ha portato a riflettere sui libri che spesso scelgo per mio figlio ma anche sulle scelte che possono accrescere il mio lavoro di insegnante.

Ed è proprio sulla lettura digitale e tradizionale nella scuola dell'infanzia e primaria che vorrei porre l'accento. Partendo dagli spunti offerti dall'articolo riportato nel blog Topipittori in cui si fa leva sulle riflessioni di Anna Pisapia ideatrice dell'evento L'editoria per l'infanzia volta pagina ospitato da Bookcity Milano, ho gettato le basi per alcuni pensieri accantonando, temporaneamente, il mio ruolo e il mio giudizio di madre in merito all'argomento e ragionando solo da insegnante.

Ed è proprio sulla lettura digitale e tradizionale nella scuola dell'infanzia e primaria che vorrei porre l'accento. Partendo dagli spunti offerti dall'articolo riportato nel blog Topipittori in cui si fa leva sulle riflessioni di Anna Pisapia ideatrice dell'evento L'editoria per l'infanzia volta pagina ospitato da Bookcity Milano, ho gettato le basi per alcuni pensieri accantonando, temporaneamente, il mio ruolo e il mio giudizio di madre in merito all'argomento e ragionando solo da insegnante.

Nell'articolo postato da Topipittori, Anna Pisapia riporta i dati pubblicati da Pew Internet Project secondo cui "i genitori sono entusiasti downloader di tutti i tipi di applicazioni, in particolare per i bambini" inoltre iLearn spiega che "l'80% delle applicazioni della sezione Educazione dell'Apple Store è per bambini in età prescolare o elementare". Molte case editrici, da ultima Piemme con il marchio Il Battello a Vapore, dichiarano che il settore editoriale dedicato ai più piccoli non ha conosciuto crisi (stessa cosa è emersa alla Fiera del Libro per ragazzi di Bologna 2012). Il lavoro che ruota attorno a un libro per bambini ha conosciuto un innalzamento del livello di qualità: ne parlavo qualche settimana fa con Janna Carioli partendo dai dati AIE del 2011 sull'aumento dei bambini e giovani che si stanno avvicinati alla lettura.

La lettura accresce e arricchisce la persona e lo scenario appena descritto fa pensare a un futuro da costruire attorno a questi dati certi. Tuttavia se spostiamo il discorso alla situazione relativa ebook illustrati (o meno) per bambini e ragazzi "la ricerca è solo all’inizio, gli studi sono ancora pochi" come ha affermato Anna Pisapia. Molti esperti si sono esposti dando il loro valido contributo sulle potenzialità ma anche sugli svantaggi del libro digitale, l'articolo con le riflessioni postato da Topipittori raccoglie gli studi di alcuni professori, pediatri e psicologi.

Mi chiedo, allo stato attuale delle cose, quale sia il ruolo delle istituzioni scolastiche nella promozione della lettura e nella conoscenza e alfabetizzazione del mondo digitale. Scrive Anna Pisapia "poiché i bambini di oggi sono nativi digitali se non vogliamo precludere ai nostri figli questo mondo, dobbiamo incoraggiarli a sperimentare, a usare ogni mezzo in modo corretto e insegnando loro al tempo stesso a riconoscerne i pericoli". Da insegnante ho riflettuto su queste parole e mi sono posta delle domande. Come possono gli istituti comprensivi promuovere qualcosa che è sconosciuto alla maggior parte degli insegnanti? Parlo di una classe di lavoratori che ha un'età piuttosto avanzata rispetto alla media europea, un'età che è ancorata a un modello d'insegnamento tradizionale che poco ha a che fare con il digitale nel quale, invece, crescono e vivono quotidianamente i nostri figli. E ancora, le istituzioni hanno pensato a dei corsi di aggiornamento costanti e continui per insegnanti proprio sulle potenzialità del digitale?

Il decreto sviluppo ha previsto l'introduzione dei testi scolastici digitali a partire dall'anno 2012-2013 inoltre dal 2014-2015 saranno scaricabili direttamente dal web, intanto si sta già parlando della possibilità di seguire le lezioni via Internet. Parlando di ebook e lettura digitale nelle scuole credo che sia utile leggere l'articolo di Margaret Rock che tratta il tema del futuro dell'educazione. Margaret Rock racconta di ricerche statunitensi contrastanti: alcune hanno dimostrato quanto la lettura su carta possa aiutare la memoria altre sostengono le app e le nuove forme di scoperta, i nuovi modi di apprendere apportati proprio dal digitale. Ecco quindi che diventa importante, se non fondamentale, che gli adulti siano i primi ad essere educati agli strumenti digitali e alle loro potenzialità. È necessario quindi rinnovare l'offerta formativa scolastica (che non è sinonimo di riforme radicali). Bisogna formare il corpo docente in modo che sia pronto alle sfide del digitale da trasmettere alle nuove generazioni.

Ebook, testi scolastici digitali, tablet sono degli strumenti conoscitivi indispensabili per l'apprendimento dai quali le istituzioni scolastiche non possono sottrarsi tuttavia se gli attori della filiera scolastica non vengono posti nelle condizioni ideali per conoscere le potenzialità di tali strumenti si rischia di infeltrire e banalizzare il futuro stesso delle giovani generazioni. Quindi parliamone, studiamo, confrontiamoci, facciamo ricerche, leggiamo e solo alla fine potremo insegnare. 

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Sandro kensan (---.---.---.78) 1 dicembre 2012 15:43
    Sandro kensan

    Tante belle parole, tanti bei discorsi ma alla fine sono gli insegnati di 50 anni che dovrebbero toccare una tastiera di un computer quando hanno da decenni tirato i remi in barca delle nuove scoperte della vita. Loro sono già pensionati con un impegno momentaneo di insegnanti, non li smuoverà dalla propria apatia nemmeno il Presidente della Repubblica.

    • Di Sara Durantini (---.---.---.197) 1 dicembre 2012 23:43
      Sara Durantini

      Per esperienza (insegno da quasi dieci anni e ho poco meno di trent’anni) credo che ci sia la volontà di imparare. La curiosità, che è prerogativa dell’insegnamento stesso, si nasconde in ogni docente che abbia conosciuto direttamente e indirettamente. Penso che siano altri gli ostacoli primo fra tutti la mancanza di fondi oltre a una scorretta sensibilizzazione sull’argomento. Tuttavia il fatto che se ne stia parlando (e non solo in questa sede ma anche all’interno di convegni ed eventi) potrebbe essere il punto di partenza per la pianificazione di concreti progetti futuri.

    • Di Sandro kensan (---.---.---.96) 3 dicembre 2012 23:21
      Sandro kensan

      Spero lei abbia ragione ma non sono ottimista. Del resto le sue parole non mi suonano bene. La mancanza di fondi non credo sia un argomento valido. Sento spesso dire che le aule computer sono poco e mal utilizzate in quanto gli insegnanti sono poco preparati per usarle o poco propensi. La scorretta sensibilizzazione sull’argomento si presta a troppe interpretazioni. In un mondo dove ogni insegnante dovrebbe avere un pc a casa e dovrebbe avere imparato ad usarlo per proprio conto, per proprio diletto e per i suoi interessi personali, trovo che la sensibilizzazione dovrebbe essere stata formata entro le mura domestiche, con i propri amici e conoscenti da parte degli insegnati che lei definisce gente curiosa e aperta alle nuove scoperte.

      Invece temo che come in ogni famiglia italiana media i pc siano di uso comune dei figli e i genitori, insegnati o meno, se ne stiano alla larga da questo oggetto misterioso e infido. Poi a scuola si vedono i risultati con gli insegnati che sono allergici all’aula pc.

      Sinceramente non capisco perché gli insegnanti non si autoformino, molti hanno figli che si sono autoformati all’uso del computer e comunque i professori hanno figli che potrebbero istruirli oppure hanno addirittura alunni che potrebbero addestrarli a un uso evoluto del pc. Non servono tanti soldi ma buona volontà e tempo. Si dice che oltre alle 18 ore di cattedra gli insegnati lavorino molte altre ore per la formazione e per preparare la lezione: lo dimostrino!

  • Di (---.---.---.151) 7 dicembre 2012 18:39

    Per gli insegnanti che vedo io, per come cade a pezzi la scuola italiana, tutto questo mi pare pura UTOPIA!!!

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