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 Home page > Tribuna Libera > E il Giornale titola: “L’ultima di Tettamanzi, l’omelia ad personam”

E il Giornale titola: “L’ultima di Tettamanzi, l’omelia ad personam”

C’era da aspettarselo e infatti ecco che puntualmente è arrivato... cosa? Un nuovo titolo del “Giornale”, di quelli che ti convincono ancora di più a fare il giornalista per un semplice motivo: cambiare questo assurdo modo di fare informazione.

Ma torniamo al titolo:

L'ultima di Tettamanzi: l'omelia ad personam 

Il riferimento è chiaramente rivolto all’omelia tenuta dall’arcivescovo di Milano durante la messa della domenica delle Palme, quando il prelato ha ricordato che ci sono alcuni che «agiscono con ingiustizia, ma non vogliono che la giustizia giudichi le loro azioni. Perché lo fanno?».

Ecco, questa la frase. Però, ci dice il quotidiano di via Negri, «i settemila fedeli radunati sotto le volte del Duomo pensano che quella frecciata sia destinata ad Arcore».

E allora? Cosa dovrebbe interessarci quello che pensano? E invece questo non può che portarci a due considerazioni.

Primo. Se (come ammette anche il Giornale) tutti hanno pensato subito al nostro premier, allora vuol dire che i cittadini (almeno quelli cattolici, se non tutti) si stanno facendo qualche domanda del tipo: ma cosa caspita ci fa in una democrazia un premier impegolato in cinque processi, attualmente? E per di più un premier che, dopo aver giurato nelle mani della Costituzione, continua ad attaccare il potere giudiziario e la Carta stessa? Se veramente tutti hanno pensato al nostro caro B. allora almeno quei settemila fedeli hanno la consapevolezza della situazione in cui vivono.

Secondo. La cosa più grave è lo stridente contrasto fra la semplice e giustissima dichiarazione dell’arcivescovo Tettamanzi e lo scalpore che il quotidiano di Sallusti suscita. Ancora più grave in una democrazia. Ma ci rendiamo conto che Tettamanzi ha semplicemente detto che tutti devono rispondere delle proprie azioni, se contro la legge allora ancor più obbligatoriamente? Ma ci rendiamo conto che ha semplicemente enunciato un fondamento di qualsiasi democrazia? Una condizione sine qua non di qualunque situazione di libertà?

In un Paese normale davanti a una dichiarazione come quella di Tettamanzi tutti avrebbero dovuto dire in coro “e allora? Perché ce lo ricordi, non ce n’è mica bisogno, lo sappiamo benissimo!”. E invece no. E invece, parafrasando Crozza, nel Bel Paese dell’Assurdistan viene in mente Berlusconi e Tettamanzi viene bollato dal Giornale come colui che «sembra perdere la sintonia con gli umori profondi dei cattolici che si riconoscono nei colori del centrodestra».

E chiediamoci perché.

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