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È giusto morire per un aborto negato?

Si parla molto di fem­mi­ni­ci­dio. I numeri sono im­pres­sio­nan­ti. Ma c’è un altro fem­mi­ni­ci­dio di cui si parla poco, se non nulla: quello delle donne che ri­schia­no di morire, e tal­vol­ta muo­io­no, perché la cri­mi­na­liz­za­zio­ne del­l’in­ter­ru­zio­ne di gra­vi­dan­za im­pe­di­sce loro di sal­var­si abor­ten­do.

L’ul­ti­mo caso di una lunga e tri­stis­si­ma serie è quello av­ve­nu­to a El Sal­va­dor. Una donna in­cin­ta, gra­ve­men­te malata, ri­schia il car­ce­re se de­ci­de­rà di in­ter­rom­pe­re una gra­vi­dan­za per po­ter­si curare: nel paese in­fat­ti l’a­bor­to è del tutto il­le­ga­le. Questa è la storia di Bea­triz, ven­ti­duen­ne già madre di un bimbo e con una gra­vi­dan­za di 4 mesi e mezzo, por­ta­ta al­l’at­ten­zio­ne del­l’o­pi­nio­ne pub­bli­ca da Am­ne­sty In­ter­na­tio­nal. Non è un caso che la nota or­ga­niz­za­zio­ne in­ter­na­zio­na­le che si oppone alla tor­tu­ra e alla con­dan­na a morte de­nun­ci la storia della gio­va­ne. Bea­triz in­fat­ti è di fatto con­dan­na­ta a morte, se non riu­sci­rà ad abor­ti­re.

I medici hanno ri­scon­tra­to che il feto pur­trop­po è anen­ce­fa­li­co: ha una grave mal­for­ma­zio­ne a causa della quale non si svi­lup­pa­no il cer­vel­lo e parti della testa, quindi è de­sti­na­to a morire subito. La gio­va­ne è inol­tre af­fet­ta da lupus e pro­ble­mi renali. Da almeno un mese la donna ha chie­sto il per­mes­so di poter abor­ti­re, viste le gravi con­di­zio­ni per­so­na­li e del feto, ma non è stato dato il con­sen­so. La que­stio­ne è stata sot­to­po­sta alla Corte su­pre­ma, ma i tempi per una de­ci­sio­ne ap­pa­io­no troppo lunghi.

Gli stessi medici, sotto la scure della ri­gi­di­tà delle au­to­ri­tà e del­l’in­fluen­za ideo­lo­gi­ca della Chiesa, temono di finire sotto pro­ces­so se do­ves­se­ro in­ter­ve­ni­re per sal­va­re la donna. Ancora oggi in­fat­ti il codice penale sal­va­do­re­gno con­dan­na a una lunga pena de­ten­ti­va chi per­met­te o attua un aborto, a pre­scin­de­re dalle mo­ti­va­zio­ni. Da qui l’ap­pel­lo di Am­ne­sty In­ter­na­tio­nal al go­ver­no af­fin­ché per­met­ta l’in­ter­ru­zio­ne di gra­vi­dan­za per gravi motivi medici.

In un altro paese tra­di­zio­nal­men­te cat­to­li­co ma sulla via della se­co­la­riz­za­zio­ne, l’Ir­lan­da, il caso di una gio­va­ne donna di ori­gi­ne in­dia­na ha de­sta­to grande di­bat­ti­to nel­l’o­pi­nio­ne pub­bli­ca, dove sempre più voci si alzano per ren­de­re più aperta la le­gi­sla­zio­ne sul­l’a­bor­to. È la storia di Savita Ha­lap­pa­na­var, che come Bea­triz si è vista negare un aborto te­ra­peu­ti­co no­no­stan­te il feto stesse mo­ren­do. I medici, alle in­si­sten­ze della stessa donna sof­fe­ren­te per in­ter­rom­pe­re la gra­vi­dan­za, ave­va­no ri­spo­sto che l’Ir­lan­da era “un paese cat­to­li­co” e quindi non si fa­ce­va­no aborti.

È andata a finire che il ri­tar­da­to in­ter­ven­to ha cau­sa­to una set­ti­ce­mia e ciò ha por­ta­to alla morte di Savita. Come ri­co­strui­to da in­chie­ste me­di­che, che hanno ri­co­no­sciu­to come pro­prio il man­ca­to in­ter­ven­to abbia com­pro­mes­so ir­ri­me­dia­bil­men­te la salute della donna, cau­san­do­ne la morte.

Un cir­cui­to della sof­fe­ren­za che con­tri­bui­sco­no ad ali­men­ta­re pro­prio gli in­te­gra­li­sti

Le li­mi­ta­zio­ni di legge che si vanno dif­fon­den­do negli Usa e la pro­pa­gan­da in­ti­mi­da­to­ria degli in­te­gra­li­sti, anche con pre­si­di e pre­ghie­re da­van­ti alle cli­ni­che dove si pra­ti­ca­no in­ter­ru­zio­ne di gra­vi­dan­za, porta alla chiu­su­ra di tante strut­tu­re dove le donne pos­so­no ac­ce­de­re in si­cu­rez­za e al pro­li­fe­ra­re di con­ver­so degli aborti clan­de­sti­ni. Con una serie di leggi negli Stati Uniti si sta ri­por­tan­do la si­tua­zio­ne in­die­tro di anni, se non di de­cen­ni: in Mis­sis­sip­pi, per esem­pio, ora c’è un solo ospe­da­le che pra­ti­ca aborti, ri­ma­sto aperto solo dopo es­ser­si ri­vol­to a un tri­bu­na­le fe­de­ra­le. E peg­gio­ra­no le con­di­zio­ni delle donne, co­stret­te a ri­vol­ger­si a dot­to­ri che in­ter­ven­go­no anche met­ten­do­ne a ri­schio la vita.

Re­cen­te è il caso di Ker­mitt Go­snell, ar­re­sta­to per aver messo su in Penn­syl­va­nia una ‘cli­ni­ca’ abu­si­va dove si pra­ti­ca­no in ma­nie­ra il­le­ga­le ri­schio­sis­si­mi aborti in con­di­zio­ni igie­ni­co-sa­ni­ta­rie pes­si­me, tanto da aver cau­sa­to la morte di una ri­fu­gia­ta del Bhutan per ec­ces­si­ve dosi di se­da­ti­vi, e di­ver­si in­fan­ti­ci­di. Come scrive Tanya Gold sul Guar­dian, il suo caso è stato pron­ta­men­te stru­men­ta­liz­za­to dai no-choi­ce più in­te­gra­li­sti per de­nun­cia­re la di­su­ma­ni­tà e gli orrori del­l’a­bor­to, con il con­sue­to stile gran­gui­gno­le­sco. Ma quello che rivela è pur­trop­po quanto la re­to­ri­ca an­ti-abor­ti­sta più estre­ma sia contro le donne, perché porta alla scom­par­sa di cli­ni­che e centri in regola — che fanno in­for­ma­zio­ne sul family plan­ning, di­stri­bui­sco­no con­trac­cet­ti­vi e pra­ti­ca­no anche aborti sicuri — rim­piaz­za­ti da aguz­zi­ni che at­tua­no ar­ti­gia­nal­men­te aborti. Un cir­cui­to della sof­fe­ren­za che con­tri­bui­sco­no ad ali­men­ta­re pro­prio gli in­te­gra­li­sti nel nome della “difesa della vita”.

Esal­ta­zio­ne (con tanto di bea­ti­fi­ca­zio­ne) di donne che invece hanno pre­fe­ri­to morire

D’al­tron­de non c’è da stu­pir­si, visto che la legge che cri­mi­na­liz­za gli aborti è per­fet­ta­men­te in linea con la dot­tri­na cat­to­li­ca. Le spe­cu­la­zio­ni teo­lo­gi­che dei secoli scorsi, con le quali alcuni dotti in teoria con­sen­ti­va­no l’in­ter­ru­zio­ne di gra­vi­dan­za in li­mi­ta­tis­si­mi casi, sono state ta­ci­ta­te da una linea ri­gi­da­men­te no-choi­ce dei papi.

Non va di­men­ti­ca­ta la ten­den­za dal Set­te­cen­to a bat­tez­za­re il feto, con ri­schio per la vita della madre. Si è quindi im­po­sta nella Chiesa — e so­prat­tut­to fuori, visto che i suoi membri non hanno in teoria pro­ble­mi di ma­ter­ni­tà o pa­ter­ni­tà — l’idea se­con­do cui l’a­bor­to sia tout court un omi­ci­dio. Con con­se­guen­te de­mo­niz­za­zio­ne di chi so­stie­ne la pos­si­bi­li­tà di in­ter­rom­pe­re una gra­vi­dan­za la­scian­do au­to­no­mia alla donna, giu­di­ca­ta fri­vo­la o inu­ma­na se abor­ti­sce. E con l’esal­ta­zio­ne (con tanto di bea­ti­fi­ca­zio­ne) di donne che invece hanno pre­fe­ri­to morire per por­ta­re a ter­mi­ne una gra­vi­dan­za.

anriabo

Anche nei paesi in via di svi­lup­po l’ac­ces­so alla con­trac­ce­zio­ne e al­l’in­ter­ru­zio­ne di gra­vi­dan­za per­met­te ogni anno di sal­va­re cen­ti­na­ia di mi­glia­ia di donne. Noto è anche l’at­ti­vi­smo tra­sver­sa­le di Va­ti­ca­no e paesi isla­mi­ci in sede in­ter­na­zio­na­le in una ’santa al­lean­za’ contro i di­rit­ti ri­pro­dut­ti­vi delle donne nei paesi più poveri. Nel clima di re­stau­ra­zio­ne che si vive negli stati a mag­gio­ran­za isla­mi­ca si as­si­ste anche alla ne­ga­zio­ne della li­ber­tà delle donne, che in par­ti­co­la­re de­mo­niz­za l’au­to­no­mia nella sfera ses­sua­le e ri­pro­dut­ti­va. Anche nella “laica” Tur­chia il go­ver­no isla­mi­sta di Recep Tayyip Er­do­gan sta spin­gen­do, in nome del na­ta­li­smo na­zio­na­li­sta e della re­li­gio­ne mu­sul­ma­na, per re­strin­ge­re la pos­si­bi­li­tà di abor­ti­re.

Le con­se­guen­ze di una dot­tri­na re­li­gio­sa anche in questo caso sono po­li­ti­che e so­cia­li e col­pi­sco­no tutti i cit­ta­di­ni a pre­scin­de­re dal credo, vista l’in­fluen­za della Chiesa e di altre con­fes­sio­ni re­li­gio­se or­ga­niz­za­te. Prova ne è la si­tua­zio­ne ita­lia­na dove l’obie­zio­ne di co­scien­za ha rag­giun­to per­cen­tua­li bul­ga­re im­pe­den­do di fatto in certe zone di in­ter­rom­pe­re la gra­vi­dan­za.

La Cas­sa­zio­ne ha re­cen­te­men­te san­zio­na­to l’en­ne­si­ma pre­te­sa di un medico obiet­to­re, che non voleva soc­cor­re­re una donna a ri­schio emor­ra­gia che aveva già pra­ti­ca­to un aborto. Ma c’è anche il ten­ta­ti­vo in Spagna del go­ver­no del po­po­la­re Ma­ria­no Rajoy di di im­por­re li­mi­ta­zio­ni alla le­gi­sla­zio­ne sul­l’a­bor­to voluta dal so­cia­li­sta José Luis Za­pa­te­ro. Se­guen­do ov­via­men­te la linea trac­cia­ta dalla con­fe­ren­za epi­sco­pa­le di Spagna e con il be­ne­pla­ci­to del Va­ti­ca­no. Anche un papa ap­pa­ren­te­men­te più aperto come Fran­ce­sco su certi temi si man­tie­ne rigido senza la­sciar­si andare in di­chia­ra­zio­ni che ora sa­reb­be­ro in­cau­te e tali da ro­vi­nar­ne l’im­ma­gi­ne me­dia­ti­ca, come di­mo­stra­to dal suo so­ler­te at­ti­vi­smo no-choi­ce in Ar­gen­ti­na, fin quando è stato a capo dei ve­sco­vi locali.

Sembra pro­prio che per loro una donna che vuole abor­ti­re meriti una pu­ni­zio­ne

La sen­sa­zio­ne è che questo an­daz­zo sod­di­sfi gli in­te­gra­li­sti e le ge­rar­chie ec­cle­sia­sti­che, e in ge­ne­ra­le non turbi più di tanto i no-choi­ce. Sembra pro­prio che per loro una donna che vuole abor­ti­re meriti una pu­ni­zio­ne esem­pla­re, fatta di sof­fe­ren­za psi­co­lo­gi­ca e fisica, anche spinta alle estre­me con­se­guen­ze. Non a caso com­bat­to­no la pos­si­bi­li­tà di sce­glie­re la pil­lo­la abor­ti­va, pre­fe­ren­do che l’u­ni­ca strada sia quella di pas­sa­re sotto i ferri chi­rur­gi­ci. Non a caso si re­gi­stra­no casi di obie­zio­ne di co­scien­za nei con­fron­ti di donne che hanno già abor­ti­to, anche se in preda a sof­fe­ren­ze e anche se in pe­ri­co­lo di vita.

Sono pur­trop­po tanti i paesi in cui i di­rit­ti delle donne sono pe­san­te­men­te com­promes­si dal­l’ap­pli­ca­zio­ne della dot­tri­na cat­to­li­ca. A ri­schio della loro stessa vita. Eppure sono pro­prio le donne, che nella Chiesa non pos­so­no ac­ce­de­re ai ver­ti­ci della ge­rar­chia, a co­sti­tui­re la mag­gio­ran­za delle truppe cat­to­li­che. Forse do­vreb­be­ro co­min­cia­re a far sen­ti­re più fre­quen­te­men­te la loro voce. O co­min­cia­re ad ab­ban­do­na­re in massa un club che le di­scri­mi­na co­stan­te­men­te.

 

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