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 Home page > Attualità > Economia > E alla fine la mont(i)agna partorì il topolino

E alla fine la mont(i)agna partorì il topolino

Il governo Monti alla prova dei fatti.

Mi aspettavo la rivoluzione dei massimi sistemi, lo stravolgimento della vecchia politica e dei sistemi di concertazione, la fine dei compromessi, l'analisi fredda e cruda della situazione e la conseguente applicazione delle misure necessarie senza guardare in faccia nessuno.

Monti è un tecnico, ancorché fatto senatore in quattro e quattr'otto da Napolitano, e si è circondato di "tecnici"; il suo è quindi un governo squisitamente "tecnico" che però ha comunque il difetto di dover passare al vaglio della politica, di questa politica. Si è detto e scritto che comunque i Bersani, i Casini e gli Alfano avrebbero dovuto ingoiare il rospo perché altrimenti avrebbero mostrato il loro vero volto al giudizio della opinione pubblica.

La Lega, ormai sempre più Giamburrasca, sola all'opposizione a rinvangare il sogno della Padania libera in un patetico remake che intristisce chiunque abbia un minimo di sale in zucca. Insomma Monti mi appariva come il Robespierre rivoluzionario che cala intransigente la ghigliottina sul collo degli ingordi (ig)nobili parassiti che hanno ridotto questo paese in braghe di tela, saccheggiando e sperperando tutto il possibile in una corsa all'arraffamento senza limiti.

Alla fine eravamo riusciti, insperatamente e per mano altrui, ad uscire dall'incubo del governo più screditato e impresentabile di sempre. Occasione migliore di questa per dare una svolta definitiva al paese, probabilmente non si ripresenterà mai più.

A novembre la Merkel, nell'incontro a tre con Monti e Sarkozy, aveva giudicato "assolutamente impressionanti" le misure che il governo italiano si accingeva a varare; i media prospettavano misure draconiane soprattutto su coloro che non hanno mai pagato, lo stesso Premier aveva disegnato uno scenario apocalittico che non ammetteva esitazioni di sorta. Nessuna mediazione con i partiti, incontrati solo per correttezza formale, e nessun compromesso con le parti sociali e sindacati, convocate in un'ammucchiata notarile solo per prendere atto. Prendere o lasciare con all'orizzonte breve lo scenario di un possibile default dell'Italia e la fine dell'euro.

Anche lo stile che Monti ha inaugurato sembrava preannunciare un cambio "epocale", tanto per usare un termine caro al suo predeccesore, comunicazioni secche e metalliche che Crozza ha subito messo in satira, vestiario banale (il loden), biglietto pagato per entrare ad una mostra, beccato a fare gasolio con dieci euro al self service e via dicendo in una mitizzazione dell'essenziale e del sobrio che ci ha fatto sentire tutti meno latini e più anglosassoni. Insomma si cominciava a respirare aria nuova, il passaggio dal governo del "colore" e del pittoresco a quello della serietà e dell'impegno.

Le premesse c'erano tutte malgrado lo strepitio dei soliti noti sui possibili, anzi probabili, conflitti di interesse che si annidavano in questo governo e l'eccesso clericale nelle rappresentanze. Alla fine la "manovra" è stata varata e si apprendono le prime indiscrezioni. E subito arriva la prima delusione. Martedì prossimo, dopo il passaggio per l'approvazione delle Camere, Monti parteciperà alla trasmissione "Porta a Porta" di Vespa. Hai hai, ci risiamo, non me lo sarei mai aspettato.

E veniamo alle indiscrezioni sui contenuti della manovra. L'ICI torna con il nome di IMU, vecchia abitudine italiana di cambiare il nome alle tasse per farle ingoiare meglio e probabilmente per togliere i pruriti a Silvio Berlusconi che ha giurato che mai accetterà il ritorno alla tassa che gli ha consentito di vincere in extremis le elezioni del 2008; sarà una tassa sul patrimonio immobiliare rimodulata sui redditi di famiglia e colpirà anche la prima casa, verranno rivalutate le rendite catastali del 15%.

Aliquote IRPEF, che passano dal 42% a l 46% e per i redditi superiori a 75.000 euro, tassa sugli yacht, o meglio tassa sul posto barca, che passa da 7 a 150 euro (anche gli aerei privati sono nel mirino), INPS amara dal 2012, in pensione a 66 anni gli uomini e a 63 le donne, calcolo con il sistema contributivo ossia in base ai contributi effettivamente pagati, taglio ai trasferimenti agli enti locali per un totale di 3,5 miliardi, titoli di stato BOT , CCT , Btp per pagare le imprese creditrici dei debiti accumulati, sgravi e incentivazione sul lavoro all'assunzione dei giovani (probabile riduzione dell'Irap);

tagli alle spese militari e alla sanità, bonus energia e ricerca, novi fondi per il piano carcerario, fine delle provincie con passaggio delle competenze a regioni e comuni, lotta all'evasasione fiscale con soglia di tracciabilità (pagamenti per contante a 1.000 euro) infine liberalizzazioni delle professioni e delle attività commerciali, di cui al momento non è dato sapere.

Rimane invece ferma la 21% l'IVA, scongiurando i probabili effetti recessivi di un inasprimento al 23%, come paventato. Manca una voce, quella che mi sarei aspettato come quella "escatologica " sui nostri destini di umili cittadini, la riforma dei costi della politica, ossia la fine dei vitalizi che invece si prospetta soltanto in termini di variazione del calcolo, passando al sistema contributivo e che pare che i nostri onorevoli abbiano già un piano per aggirare con una leggina ad hoc, la riduzione dei parlamentari, l'incompatibilità tra carica pubblica e professionale, una vera patrimoniale sulle ricchezze e le rendite accumulate grazie soprattutto all'evasione fiscale e via dicendo.

Insomma può darsi che questa riforma soddisfi i nostri partner europei, può darsi che questo ulteriore salasso stimato in 25 miliardi di euro ci eviti il default e salvi l'euro, ma dov'è il cambiamento "epocale" ? Dov'è lo stimolo all'economia? Dove sono i presupposti per l'equità ? Dov'è la richiesta ai paradisi fiscali di notificare i "mariuoli " e di colpirli come si conviene?.

Se i presupposti sono questi, temo che entro due anni saremo d'accapo signore .

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.189) 8 dicembre 2011 12:06

    Confesso che anch’io come te Paolo mi aspettavo qualcosa di più, ma a rifletterci con calma bisogna ammettere che un governo - veramente - tecnico non poteva fare di più, né credo bisogna aspettarsi altro per il futuro, sempre che la Merkel e lo sciocco francese non facciano precipitare tutto nel baratro molto prima.
     Non si può pensare che Monti possa fare - ad esempio - una serie di riforme che rimettano l’intero ceto politico italiano sotto i controlli di legalità costituzionale, conducendo una lotta ferrea contro la corruzione (che per inciso ci costa ogni anno più del doppio della manovra appena conclusa), chi voterebbe questa riforma nell’attuale parlamento, pieno di latitanti, pregiudicati, in attesa di giudizio e maneggioni vari?.
     Può il governo Monti provare a riqualificare la spesa pubblica, toccando sacche di parassitismo clientelare? chi gliela voterebbe in parlamento? faccio un esempio, in provincia di Napoli e Caserta (non nel resto della Campania) ce un numero di addetti alla raccolta dei rifiuti urbani all’incirca doppio rispetto alla media del resto dell regione e dell’Italia, riqualificare la spesa significa ridurre questa abnorme situazione frutto di un clientelismo sfrenato praticato in sette otto anni dai consorzi intercomunali (quelli sciolti da Prodi prima delle dimissioni) , quale forza politica avrebbe il coraggio di sostenere in questo parlamento una operazione di risanamento in proposito?
     La verità è che Monti non ha un mandato popolare, non ha un gruppo parlamentare maggioritario e può fare quindi solo lo stretto indispensabile che questo attuale parlamento gli consente. Ma se il professore e il suo gruppo di tecnici altamente qualificati decidesse di presentarsi alle prossime elezioni di sicuro io lo voterei e dopo aver votato una vita per PCI, PDS, DS, PD mi metterei a fare il propagandista per loro, perché davvero non ne posso più di Bersani e compagni, per non parlare di Vendola e Di Pietro.

  • Di (---.---.---.189) 8 dicembre 2011 12:14

    P.S. : latitanti in senso metaforico, gente che dovrebbe stare in galera ma che si è sinora salvata solo per il voto contrario all’arresto dei suoi colleghi parlamentari

  • Di paolo (---.---.---.41) 8 dicembre 2011 16:54

    Si quello che dici lo penso anch’io ,però proprio perché questo governo agisce in una situazione del tutto eccezionale e proprio perché non ha necessità di salvaguardare un suo elettorato ,poteva e potrebbe osare di più ,andare più in profondità ,mettere in moto dei meccanismi irreversibili che i futuri governi politici troverebbero praticamente impossibile scardinare .
    Faccio un esempio , l’eliminazione delle provincie ed il dimezzamento dei parlamentari . E’ vero che richiedono una riforma costituzionale e l’approvazione delle camere , ma chi avrebbe ora il coraggio politico di opporsi se il governo lo mettesse nella agenda delle urgenze improcastinabili ? Probabilmente soltanto la Lega ,ossia nessuno .
    Comunque dopo che ho scritto l’articolo sono emersi chiarimenti da parte di Monti (anche con riferimento all’ICI per la chiesa )che lasciano ben sperare .Probabilmente era impossibile pretendere tutto e subito nell’arco di due settimane .Vedremo.
    ciao

  • Di pv21 (---.---.---.90) 8 dicembre 2011 19:54

    Telegenia >

    Monti chiarisce che non è andato a Porta a Porta “per fare un piacere” a Vespa, ma “per spiegare ai cittadini” la manovra. Non ha trovato, in tutto Palazzo Chigi, un “salotto” altrettanto adatto allo scopo.
    Sono salito – afferma - su un treno in corsa che stava per deragliare”. Forse si sente come il protagonista di Mission Impossibile.
    “Abbiamo fatto – sentenzia - più redistribuzione e più equità di quanto fosse stato mai fatto”. Così fa torto al suo predecessore che riteneva di essere il “miglior Premier della storia repubblicana”.
    In conferenza stampa ha annunciato ufficialmente di rinunciare al compenso da Presidente del Consiglio e Ministro Economia come “doveroso atto di sensibilità”. Ora i cittadini sanno che chi decide sui loro “sacrifici”, anche se non piange, ne condivide le “rinunce”.
    Politici o tecnocrati non fa differenza quando echeggiano i toni di un Dossier Arroganza

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