• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Società > Dubai e la spiaggia refrigerata

Dubai e la spiaggia refrigerata


Nessun luogo al mondo è in grado di rappresentare la filosofia della “crescita infinita”, che dalla seconda metà del XX secolo anima l’uomo moderno, in maniera così adamantina quanto la città di Dubai.
La capitale di uno dei sette stati che compongono gli Emirati Arabi Uniti sembra ergersi a terminale delle ambizioni, spesso intrise di utopia, che permeano la nostra società.

Desiderio di dominio assoluto sulla natura, ossessivo edonismo consumista, continua ricerca del gigantismo strutturale, esaltazione della tecnologia quale strumento onnipotente, celebrazione dell’individualismo di massa, sono tutti atteggiamenti che sembrano fondersi magicamente fra le mura di quello che molti considerano un vero “paradiso artificiale”.

Dubai rappresenta l’inseguimento incessante del primato, la perdita di ogni senso del limite, la proiezione verso l’esterno di tutti i bisogni umani, la gratificazione vissuta nel soddisfacimento del “capriccio”, nell’appartenenza ad una realtà artefatta tanto più affascinante quanto più artificiosa.

Non appena ci si accosta a Dubai si percepisce l’impressione di osservare un luogo di fantasia collocato a metà fra le “città del futuro” tanto care alla letteratura fantascientifica degli anni 70 ed i fumetti di Walt Disney che ci accompagnavano da bambini. L’intrecciarsi delle strutture già esistenti con quelle in fase di realizzazione e con la molteplicità dei progetti che sono sul punto di prendere il via, costituiscono un conglomerato in grado di suscitare tutta una ridda di sensazioni che traslano dal meravigliato stupore fino al preoccupato sgomento.
Elementi del passato e scorci di futuro s’intrecciano in questa sorta di “non luogo” dove tempo e spazio assurgono al ruolo di entità empiriche in precario equilibrio fra loro.

Accanto agli arcipelaghi di isole artificiali, al Burj Al Arab, hotel a 7 stelle a forma di vela ricoperto da milioni di microlampadine, al grattacielo girevole, all’hotel sottomarino con 220 camere collocate sul fondale marino e allo Sky Dubai, mega struttura all’interno della quale si scia su montagne artificiali all’interno di una cupola mantenuta sotto lo zero nonostante la temperatura esterna sfiori i 50°, mentre nei cottage e nei bar che contornano le piste gli impianti di riscaldamento sono perennemente accesi, sarà inaugurato entro la fine del 2009 anche il Palazzo Versace che garantirà perfino un sistema di raffreddamento della battigia.
Sotto alla sabbia della spiaggia, che si troverà a pochi passi dal lussuosissimo resort della famosa griffe italiana, sarà presente un sistema di tubature supertecnologico. Questo raffredderà la superficie e grazie ad esso gli ospiti potranno godersi il sole di Dubai senza soffrire per le alte temperature, potendo perfino sdraiarsi sulla sabbia.

Alle molte persone che hanno fatto notare come tale sistema sia pesantemente inquinante, e più in generale Dubai rappresenti l’esatta antitesi di tutti gli sforzi che si stanno tentando di fare a livello mondiale per di arginare i mutamenti climatici attraverso il risparmio energetico (a Dubai ogni persona che vi risiede produce in media più di 44 tonnellate di CO2 all’anno), il presidente di Palazzo Versace, Soheil Abedian ha risposto semplicemente che questo è il tipo di lusso che pretende la gente ricca.

Solo attraverso la follia, intesa come sublimazione dell’irrazionale e ricerca di una dimensione metafisica è forse possibile comprendere il senso di un’immensa proiezione onirica quale la città di Dubai. Enormi risorse energetiche e monetarie dissipate nell’utopistico tentativo di sovvertire tutte le leggi della natura, inseguimento dello spreco vissuto come elemento di esclusività, spasmodica ricerca di una grandezza solo esteriore, nel velleitario tentativo di sottrarci alla nostra inesorabile condizione di piccoli uomini che stanno distruggendo l’unico pianeta sul quale possono vivere.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares