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Dopopasquetta pensieroso

In questo periodo il mondo è flagellato da una feroce pandemia, il famigerato Coronavirus.
Un virus che uccide soprattutto le persone fisicamente più debilitate e che comporta per diversi mesi un mutamento dei rapporti sociali. 

Finalmente possiamo pensare alla “fase 2” – ti dicono da un po’ – e si sottintende così che stiamo sconfiggendo la pandemia. Per farlo, per passare finalmente all’agognata ripresa delle attività produttive, il governo ha nominato una commissione di esperti che deciderà quando, come e chi tornerà a lavorare. Tu che, chiuso in casa ascolti, sei lì, davanti alla televisione come una carta assorbente: il governo, per prendere decisioni così rischiose, ha chiamato manager ed economisti. Mentre assorbi il primo colpo, giunge di seguito il secondo: il presidente della Commissione – guarda un po’ – è il bocconiano Vittorio Colao, gestore di grandi fondi americani, che – Dio ci scampi – ha avuto a che fare con “Morgan Stanley” e “Vodafone”.

Mentre provi a capire chi sono e che faranno questi commissari, ti accorgi sconcertato che prima di trovare risposta a queste domande, t’è venuto in mente un altro quesito, stavolta irriverente: “ma che cazzo c’entra gente come questa con la pandemia e la salute?”.

Ci pensi e capisci che risposte puoi trovarne anche cento, ma nessuna tranquillizzante.


Vai avanti e stavolta te lo dicono così chiaro, che ti sembra persino logico e prudente. Si tornerà al lavoro gradualmente, ma sia chiaro: per quest’anno scuole chiuse e non è certo nemmeno che riapriranno a settembre. Così stando le cose, ti dici, la Commissione Colao ha da risolvere subito un problema serio: chi starà a casa coi bambini, quando i genitori lavoreranno? Gli imprenditori si rassegneranno e si faranno turni tra marito e moglie – ma allora non sarà ripresa vera – o, come pare più probabile, ai bambini penseranno i vecchi che restano a casa? Se fosse così, la strage degli anziani proseguirà. In quanto ai genitori lavoratori, sbattuti di nuovo in massa nei mezzi di comunicazione e in luoghi di lavoro sui quali finora non c’è mai stato controllo, non ci sarebbe da star tranquilli.

Hai assorbito tutto, ma una cosa che non t’hanno detto la scopri da te: del disastro ambientale, del rapporto diretto che c’è tra virus, contagio e uso scorretto che facciamo dell’ambiente non parla nessuno. Tutti muti.

Rintanato in casa, morto di paura e annichilito dall’inaudita tragedia che ti circonda, non riesci ancora a ragionare con la tua testa e l’idea di reagire non ti sfiora nemmeno. Vedi morire come mosche gli abitanti del pianeta in uno scontro disperato e perdente con un nemico che si vede bene anche senza microscopio e che fai? Continui a parlare di un virus, di un nemico invisibile.
Eppure, se ci pensi, tu sai bene che il nemico vero dell’umanità è l’uomo. L’uomo, sì, che ogni giorno crea un nuovo habitat, quello ideale perché il virus cresca, si rafforzi e ci aggredisca. Sai degli allevamenti mostruosi, del rapporto modificato con gli animali, sai che, pur di far profitto, il mercato s’è mangiato la salute del pianeta.

Dal momento che tutto questo lo sai, amico mio, perché non la smetti di parlare di pandemia, come superficialmente fai, suggestionato da numeri incerti, venditori di fumo e prezzolati avvocati di cause perse? Smettila e comincia a parlare quanto meno di suicidio di massa: manomettendo l’ambiente l’uomo non uccide se stesso? 

Lo so, quando ti deciderai a riconoscere apertamente come stanno le cose, l’idea del suicidio di massa ti sembrerà scorretta, perché – dirai – io non faccio niente per danneggiare l’ambiente e rafforzare i virus. I responsabili veri di questa tragedia sono i governi servi dei grandi poteri economici, penserai. E mi correggerai: qui non si tratta di suicidio, dirai. Si tratta piuttosto di un crimine contro l’umanità, commesso da chi esercita il potere a suo esclusivo vantaggio. Un omicidio di massa dei governanti ai danni dei governati.

A dire il vero, un po’ c’entri anche tu, che per troppo tempo hai fatto finta di non vedere e sei stato al gioco. Oggi no, oggi che hai cominciato a pensare, oggi che non sei carta assorbente, lo senti che bisogna cambiare, lo dici che avanti così non si può andare. Oggi, irritato dalla Commissione e da Colao, hai spento il televisore e provi a farti sentire, lo dici, ma nessuno ti ascolta. E allora che aspetti?

Ripetilo un’ultima volta, avvisa e minaccia. E se nessuno ancora t’ascolta, muoviti, scaccia dal tempio i mercanti, ricomincia daccapo e risorgi. Per meno, per molto meno fu presa la Bastiglia e si diede l’assalto al Palazzo d’inverno.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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