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Donne che amano troppo (e male)

Non esiste un buon motivo per rendersi vittime di certi uomini

I casi di femminicidio registrati in Italia nel corso del 2018 sono stati 91. 91 donne uccise per mano di mariti, ex mariti, ex amanti e persino ex amanti dei mariti, come nel recente caso avvenuto nel bresciano, quando a togliere la vita a una donna è stata una donna. Il numero dei casi di violenza domestica, che va dalla violenza sessuale a quella psicologica, passando per la violenza fisica per approdare a quella economica, non è certo. Sono talmente tanti i casi non denunciati, per vergogna o per paura di ritorsioni, che il conteggio non può essere fatto.

Cosa succede ogni volta che accade un femminicidio o emerge un caso di violenza familiare? Tutti tendono a voler analizzare i motivi che spingono un uomo a esser violento o a uccidere.

Mai una volta che ci s’interroghi sul come mai certe donne non siano in grado di tenersi alla larga da certi individui. So di scrivere cose impopolari, in special modo nei confronti di quella fetta di mondo femminile che si proclama, ancora, come aderente a un movimento femminista di cui si perdono però i contorni. Non m’importa nulla di ciò che pensa chi ritiene che, da donna, sia necessario dar ragione, a prescindere, alle donne. Spesso le donne mettono in atto comportamenti che non le salvano da situazioni estreme. Se possono farlo e non lo fanno, non posso certo dar loro ragione, a prescindere.

Queste donne ritengono di amare, in realtà s’immolano sull’altare della missione atta a redimere il troglodita di turno. Missione impossibile, ovviamente, poiché certi individui non ci pensano nemmeno lontanamente a divenire ciò che non sono e mai diverranno. Consiglio la lettura di un best seller pubblicato nel 1985: “Donne che amano troppo” la cui autrice, Robin Norwood, è una psicoterapeuta specializzata in terapia della famiglia. Sono certa che molte signore, leggendolo, si riconoscerebbero nelle storie (vere) riportate dalla psicoterapeuta.

Uno spaccato reale, ancora molto attuale, di come il genere femminile non sia mai riuscito a staccarsi dalla dipendenza dal genere maschile. Altro che femminismo.

Qualcuno eccepirà: al cuor non si comanda. Sarà pure così, ma la vita è una sola, e se si sceglie di renderla invivibile non si parla di amore, quanto di un paradosso.

Sia chiaro: esistono anche donne incapaci di amare, che rendono la vita dei loro compagni una vera iattura, ma in questo articolo affronto il tema delle donne che amano troppo, e male.

Giorni fa, su Twitter, ho letto un post – vergato da una donna – che si diceva sconsolata per il fatto che suo marito l’avesse derisa al telefono con un amico. Il consorte maleducato e poco rispettoso, non si era accorto che la moglie stava ascoltando. Il tweet finisce con un inno alla schiavitù di certe donne che si offrono come schiave d’amore a personaggi che ameremmo non dover mai citare. Da brividi.

Invece di mandare il consorte fuori dalle balle, ponendo un paio di valige con i suoi effetti personali fuori dalla porta dopo aver cambiato la serratura, costei – vittima di un amore a senso unico – ha preferito farsi consolare, su un social network, da una pletora di signore che hanno condiviso le loro esperienze di crocerossine di uomini dal cuore di pietra. Alcuni utenti di sesso maschile hanno consigliato di mandare a cagare il consorte scostumato. Se lo dicono gli uomini, un dubbio dovrebbe venire…

Ho riportato questo esempio per chiarire come, alla base di molte situazioni di coppia che degenerano nelle mille sfaccettature della violenza - sia essa verbale, fisica, economica, sessuale, psicologica – vi siano donne che si rendono, inconsciamente, vittime. Una sindrome di Stoccolma che si diffonde a livello sociale. La vittima ama il suo carnefice, il suo aguzzino, il suo persecutore. Parlo ovviamente dei casi in cui la donna resiste al fianco di uomini che non conoscono le regole minime del rispetto.

Ma facciamola meno lunga: sono semplicemente uomini che non amano, e proprio per questo, sono amati. Nel vano tentativo di cambiare chi non cambierà mai, queste donne modificano se stesse senza accorgersene. Si rendono malleabili e pronte a tutto pur di mantenere viva questa lotta tra il rispetto di sé e la prostrazione totale ai piedi di situazioni che ritenere grottesche è poca cosa.

Inutile pararsi, come accade spesso, dietro al paravento dei figli, dei beni in comune, della dipendenza economica – che deve essere sempre evitata fin quando è possibile – perché la libertà, la vita e l’amor proprio non possono essere pregiudicati dalla sottomissione a un’esistenza che diviene sopravvivenza quotidiana.

Da donna consiglio a ogni singola donna: scegliete e non fatevi scegliere. E quando scegliete, scegliete bene. Piuttosto che precipitare nella storia sbagliata, che può mutare persino in tragedia, è molto meglio restar sole, coltivare le proprie passioni, amare il proprio tempo, imparare ad amare se stesse. Non si può pensare di esistere in virtù dell’esistenza – a ogni costo – di uno straccio di uomo da tenersi accanto. E se è la sessualità a mancare, consiglio una sana autarchia sessuale.

Scegli quando e come. Non esistono aspettative. Vuoi mettere?...

Questo articolo è stato pubblicato qui

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