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Donald Trump, il suprematismo di Steve Bannon e il Ku Klux Klan

Tanto per chiarirsi: "E' un antisemita, Bannon deve andare via", dichiara l'Anti-Defamation League, gruppo di pressione attivo contro l'antisemitismo.

Nella squadra, fresca di nomina, di Donald Trump brilla di luce propria il suo ex capo esecutivo della campagna elettorale in procinto di insediarsi come consigliere strategico del neopresidente.

Il nome è Stephen K. "Steve" Bannon, un repubblicano di vecchio corso della Virginia, ex ufficiale di Marina, ex funzionario della Goldman Sachs oltre che esperto mediatico e produttore cinematografico. Infine executive chairman della Breitbart News, un sito di notizie di estrema destra tanto che alcuni mesi fa ci si cominciò a chiedere se fosse diventato il microfono della Alt-right, il movimento informale della “destra alternativa” statunitense.

Cioè di una tendenza antisistema apertamente contraria alla political correctness e già ampiamente accusata di essere un nido di suprematisti razzisti, di fautori del nazionalismo bianco antiimmigrati, di antisemiti (come il blog The Right Stuff che ha introdotto la tripla parentesi per evidenziare i nomi ebraici), islamofobi, omofobi, misogini maschilisti antifemministi, antiabortisti, antiecologisti convinti che il riscaldamento globale sia una bufala e chi più ne ha, più ne metta.

A tutto ciò, come se non bastasse, si aggiunga il profondo disprezzo verso la politica tradizionale, sia democratica che repubblicana, come dimostrato dalla campagna di Trump, non a caso osteggiato anche all’interno del Great Old Party.

Le radici della nuova alt-right affondano in quell’Old Right che si oppose ferocemente, da posizioni di estrema destra, al New Deal di Roosevelt e poi, da posizioni fermamente isolazioniste, all’ingresso USA nella Seconda Guerra Mondiale; posizione esemplificata da un gruppo di opinione segnato dall’esplicito antisemitismo di molti suoi membri, come Henry Ford, chiamato America First (termine non a caso rispolverato da Trump per indicare l’interesse “prioritario” della sua campagna), sciolto tre giorni dopo l’attacco di Pearl Harbor per ormai manifesta inutilità, dopo aver sostenuto a lungo un accomodamento con la Germania nazista. Il suo più noto esponente fu quel Charles Lindbergh, di idee apertamente filonaziste e antisemite.

Se fosse stato per loro vivremmo ancora in un continente dominato dalla svastica.

In seguito l’Old Right si oppose anche alla formazione della NATO o all’intervento in Corea, trovandosi in aperto contrasto con l’ala interventista - in senso radicalmente anticomunista - dei Repubblicani conservatori alla Goldwater. Ma, come ho già avuto modo di evidenziare, tutti i Presidenti belligeranti - a parte i due Bush - in realtà sono stati democratici.

Potremmo dedurre che l’Old Right fosse il nucleo duro e puro del Partito Repubblicano, ma la realtà ci porta a vedere anche una componente diversa in questo movimento ambiguo e informale, quella dei Southern Agrarians degli anni ‘30, che ebbe uno dei massimi esponenti in un altro Donald: un poeta e scrittore della contea di Giles in Tennessee di cognome Davidson.

La base ideologica di questo movimento “sudista” era l’opposizione al capitalismo e alla cultura che esso andava producendo, a favore dei valori tradizionali dell’America rurale, isolazionista, protezionista, razzista, segregazionista e marcatamente religiosa. Non saprei dire se il Ku Klux Klan, così entusiasta della vittoria di Trump da organizzare una "parata della vittoria" in suo onore, abbia connessioni "strette" con i Southern Agrarians, ma è indiscutibile una notevole affinità di idee e di valori.

Non ultima l'opposizione radicale a qualsiasi insegnamento della teoria evoluzionista di Darwin nelle scuole del Tennessee, a favore del creazionismo che la magistratura stessa decretò essere la verità indiscutibile per le innocenti orecchie dei bambini del profondo Sud americano. Emblematico il caso di John Thomas Scopes, un modesto insegnante supplente, che nel 1925 aveva accennato alla teoria evoluzionista e che subì un processo finendo condannato dalla corte per violazione al Tennessee's Butler Act che proibiva affermazioni diverse da quella biblica.

D'altra parte il 42 per cento di americani sono tuttora caparbiamente creazionisti, con un ulteriore 10 per cento di convinti che l’evoluzione sia guidata da “un essere supremo” o da una qualche forma di "disegno intelligente".

Un passo ancora verso i primordi della storia americana e ci imbatteremmo in quei Padri Pellegrini, puritani con l'Antico Testamento come unica lettura, assolutamente certi di essere l'incarnazione degli antichi israeliti del mitico racconto dell'Esodo e che il continente americano non fosse altro che la "terra promessa" da Dio a loro stessi.

Un delirio religioso che ha fatto diventare il mito fondativo dell'antico Israele in una delle più sanguinarie realtà genocidarie della storia moderna.

Potremmo liquidare il nuovo team presidenziale come un governo Berlusconi prima maniera, affiancato da quei leader della Padania xenofoba, protezionista, accanitamente in difesa del crocefisso e delle “radici” cristiane del popolo padano (radici sbandierate a ruota libera, ma solo dopo che quelle celtiche - con tanto di elmo a corna di bue - avevano fatto ridere mezzo mondo) se non fosse che tra lo spietato capitalismo globalizzato che ha messo in mutande mezzo mondo e il suo "superamento a destra" verso i "valori" del Ku Klux Klan, entrati nella più importante stanza dei bottoni di tutto il globo, c'è una differenza che fa correre più di un brivido lungo la schiena.

A meno che non si vedano differenze tra il massone Roosevelt e il "mistico" Hitler.

 

 

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