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Domani sarà tutto a posto, baby

«Io non voglio lasciar dire, va bene?». Il Popolo della Libertà, il “partito dell’amore” che “vince sempre sull’odio”, è tutto qui, in questa frase pronunciata dal ministro Ignazio La Russa poco prima di alzarsi e lasciare la trasmissione di Bianca Berlinguer, Linea Notte. Un partito che non tollera il contraddittorio, soprattutto quando riguarda il pensiero del “popolo”, della “gente comune”. Soprattutto quando riguarda un problema reale, realissimo: l’emergenza rifiuti.

Un tema su cui il Pdl ha promesso ripetutamente miracoli che, altro miracolo, avrebbero dovuto avvenire a scadenza. «Tra dieci giorni». «Tra tre giorni». Cose da miglior profeta degli ultimi 150 anni, più che da miglior presidente del Consiglio. Un po’ come quando la crisi economica era «psicologica». Eppure, a un certo punto, il racconto diverge dalla realtà. I ministri, interpellati, si alzano e se ne vanno, con frasi come «non mi piace il taglio della trasmissione», intimano ai giornalisti di limitarsi ai fatti, senza esprimere giudizi. Peccato, caro La Russa, che i giornalisti facciano quel diavolo che vogliono. Una libertà a doppio taglio, che in questo caso la riguarda entrambe le volte.

Il presidente medesimo, invece, l’infallibile, l’insonne, il miracoloso, alza la cornetta. Chiama «i mistificatori» del servizio pubblico (no, non si tratta del prode Minzolini). Promette risposte a domande, si presume, puntuali. Non mantiene. A parte che già suona strano che ci sia bisogno di una telefonata per far sparire la immondizia dalle strade. Di solito, bastano i propri occhi per verificare se ci sia o meno. E poi è così semplice mantenere le promesse, presidente: basterebbe non alzare l’asticella all’impossibile. Invece lei promette miracoli, parla il 28 ottobre di «assenza di rifiuti» entro tre giorni e va «in protesta» se il 23 novembre qualcuno osa avanzare dubbi. Chissà, forse sono tutti vittima di un abbaglio. Anche la delegazione della Commissione europea, che soltanto il giorno precedente aveva toccato con mano la situazione e concluso che era allo stesso punto di due anni fa. Cioè all’emergenza.

Oppure chissà, forse ha ragione Berlusconi a fissare i paletti così in là. Forse è questo che vogliono gli elettori: bugie, ma con stile. Che odorino di grandeur, che sprigionino l’epos che emana dai film americani. «Domani sarà tutto a posto, baby». Una canzonetta, due risate in compagnia e, come per incanto, è tutto finito. Tanto poi, se qualcuno osa avanzare delle perplessità, c’è il diritto di replica. E se insiste, si può sempre screditarlo, farne un nemico a priori, a prescindere da che cosa realmente dica.

Forse è a questo modo che Berlusconi ha sedotto gli italiani: riempiendoli di promesse, ma con il tono estenuante e disperato di un marito infedele che deve continuamente farsi perdonare qualcosa dalla moglie. E allora la sommerge di regali, promesse e, soprattutto, sogni. Sconfiggere la mafia, sconfiggere il cancro, abbassare le tasse, fare il federalismo. E poi, se ancora piange, c’è sempre la carezza, l’adulazione, il mercimonio. Di cui è maestro. Lui che, in effetti, di televisione ne sa più di tutti, non ha ancora capito che ad andare in scena sono sempre più i fuorionda, la maschera priva del trucco. Che una volta vista nella vita di tutti i giorni, la star ha perso il suo fascino. E anche i miracoli vengono al pettine.

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