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Dogmi “scientifici” e “scienza” dogmatica


Similitudini estetiche tra credenze religiose e scientifiche presenti nella nostra cultura.

È solo nella seconda parte dell’ottocento che la parola scienza, e il suo significato, si staccano dalla filosofia imbevuta di religiosità. La parola "scienza" deriva dal latino scientia, che significa conoscenza. Fin dall'illuminismo questa parola aveva il significato di una qualsiasi sistematica o esatta registrazione della conoscenza. Ma se formalmente e coscientemente, con il positivismo, la scienza si affrancò dal sistema filosofico religioso, in effetti, inconsapevolmente, il mondo scientifico rimase ancorato ai paradigmi dogmatici religiosi. Questo miscuglio tra religione e scienza è rimasto, sostanzialmente, inalterato; prova ne sono recenti incontri della stragrande maggioranza dei nostri scienziati con le più alte gerarchie vaticane. Incontri nei quali gli scienziati si prostrano, devotamente, davanti alla stessa istituzione religiosa che da sempre ha annullato il pensiero scientifico e quindi la loro identità di scienziati, ma, forse, anche la loro identità umana.

Molti cittadini avranno trovato nello studio del medico di famiglia, appesi alle pareti, crocefissi, santi protettori, diplomi di laurea, giuramenti di Ippocrate, Madonne addolorate, riconoscimenti scientifici, magari anche qualche oggetto apotropaico, tutti messi lì senza nessuna priorità … e il paziente si potrebbe chiedere: con cosa mi cura il dottore, con la magia, con la fede, con la medicina?

Ma non solo: è noto che in moltissime delle nostre università, luogo deputato alla scienza, gli anni accademici, vengono propiziati con una Santa Messa. Sì, è vero, sono tradizioni, è costume, d’accordo ci sarà ancora qualche forma mentis che appartiene alla superstizione popolare, ma comunque sia, sotto, sotto, vi è una incoerenza che sfuma nella scissione. Scissione forse dovuta a quella che Ludwig Feuerbach chiamò alienazione religiosa. Non è il caso, in questo luogo, spiegare il significato di questo concetto, espresso dall’autore in due ponderosi libri; possiamo dire, a grandi linee, che “l’alienazione religiosa”, sintetizzata da Feuerbach nella famosa frase “Non è Dio che crea l’uomo, ma è l’uomo che crea dio”, è una dinamica psichica per la quale il soggetto aliena affetti, speranze, illusioni, sentimenti, fuori di sé, in un essere umano vivente e/o in un ente metafisico, il Manitù dei pellerossa per capirci; e tutto ciò gli esseri umani lo fanno fa inconsapevolmente. Per esempio in Russia c’era il culto della personalità incarnata da uno Stalin ben vivo.

Vi sono libri seri editati da quarant’anni, come "La scoperta dell’inconscio" di H.F. Hellenberger , dal 1986 tradotto e pubblicato dalla Bollati Borighieri, nel quale si narrano tutti i passi della ricerca psicologica e psichiatrica, dal 4000 a. C., all’era contemporanea, passando da Ippocrate a Galeno, da Mesmer a Janet, ecc.. Esiste, dal ’72 il volume cardine della teoria psichiatrica di Massimo Fagioli, Istinto di morte e conoscenza , ora pubblicato dall’Asino d’Oro Edizioni, che toglie al “pensiero” freudiano ogni parvenza di scientificità; e ne esistono altri più recenti: Assalto alla verità di Jeffrey Manson; le "Livre noir de la psychanalyse" edizioni Les Arènes, stilato da 40 autori internazionali tra psicoterapeuti di vario orientamento, ex psicoanalisti, neuroscienziati e filosofi della scienza; e l’ultimo, edito da pochi mesi, che ha mandato nel panico tutta la koinè culturale francese con in testa un grande intellettuale come Bernard-Henri Lévy, "Crépuscule d’une idole" di Michel Onfray.

Con queste opere non solo, viene scardinata dalle fondamenta ogni pretesa scientificità delle “teorie freudiane” – Massimo Fagioli -, ma leggendo gli altri lavori internazionali, soprattutto francesi, viene a galla che il nostro Sigmund era un plagiatore, un bugiardo, un cocainomane e spacciatore, nel senso che faceva assumere ad alcuni pazienti la cocaina per scopi “terapeutici”. Inoltre pubblicava casi clinici rubati e falsificati come il celebre caso di Anna O: il caso clinico pubblicato da Freud, nel quale si narra della prima paziente isterica “curata” dal buon Sigmund, sarebbe secondo, questi autorevoli autori, farcito di omissioni, quando non di vere e proprie menzogne. Bertha Pappheneim, vero nome di Anna O, sarebbe guarita solo nove anni dopo la fine dell’analisi con Freud, rendendo così improbabile qualsiasi nesso tra i due eventi.

Tutto questo solo in questi ultimi anni viene recepito dalla cultura accademica, ma ancora troppo poco pubblicizzato dalla cultura dominante nella quale giornali e televisioni la fanno da padroni. Stesso trattamento da parte dei media viene riservato quell’oggetto di fede chiamato Sacra Sindone. Il più celebre studio condotto sulla Sindone di Torino, il quale ebbe una grande risonanza all'epoca sui mezzi d'informazione, è stato la datazione del lenzuolo eseguita nel 1988 con la tecnica radiometrica del Carbonio 14, svolta in tre laboratori. La prova del carbonio ha stabilito che il telo risale ad una data compresa tra il 1260 e il 1390, periodo compatibile con le prime testimonianze storiche certe dell'esistenza della Sindone (circa 1353).

Lasciata, doverosamente, la libertà di credenza ai devoti di Sigmund Freud e della Sacra Sindone, nondimeno è lecito, per amore di verità, chiedersi per quale motivo si continuano ad adorare questi simulacri dei quali è stata dimostrata scientificamente la falsità. Presi da questa passione per la ricerca sulla verità umana, ci si dovrebbe chiedere quale è il meccanismo mentale della credenza ad ogni costo.

È come se credessimo ancora ferocemente all’antropometria ottocentesca di Lombroso il quale affermava, tra le altre scemenze vestite da scientificità, che i meridionali sono “infidi, pigri e riottosi; razza maledetta dal cranio anomalo”. Inverosimile vero? Eppure queste “scoperte scientifiche” stanno ancora nella mente di qualche commissario di polizia che giudica i poveri inquisiti dall’aspetto e/o dalla misurazione del cranio; ma, a pensarci bene questo sincretismo di credenza religiosa e “scientifica” sta anche nella mente di qualche persona del nord Italia che usa senza farsi problemi, simboli come la croce o la cannabis in rotonda cornice o le corna celtiche, e, per quanto riguarda i meridionali, la pensa esattamente come Lombroso.

Ora ci si dovrebbe domandare come mai credenze religiose e credenze scientifiche, nonostante vengano rifiutate esponendo verità inoppugnabili, nella cultura continuino a resistere inalterate?

Si potrebbe azzardare un’ipotesi: un pensiero strutturato in modo dottrinario, ingurgitando, sin dalla tenera età, acriticamente, ciò che gli viene servito dalla cultura dominante e dalla religione, non ha, poi, strumenti adeguati per ribellarsi a patenti e manifeste menzogne “filosofico-scientifiche”. L’identità di questi individui, che ha poche possibilità di destrutturarsi per poi rinascere con un’altra spina dorsale, non permette loro il coraggio di una vera decifrazione del reale.

L’intelligenza, è ciò che ci permette di leggere il reale nella sua profondità, e quindi giungere alla sua verità spesso invisibile, per mezzo di affetti, speranze, illusioni, sentimenti. Se questa, chiamiamola “intelligenza”, o “modalità percettiva affettiva” è stata alienata e quindi perduta, inconsapevolmente, come dicevamo pocanzi, la decifrazione della realtà non potrà andare in profondità ed il pensiero diverrà una credenza che “vede”, superficialmente, solo ciò che gli viene detto di vedere dalle culture e/o dalle religioni dominanti, qualunque esse siano.

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