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Disabilità motoria e lavoro. RISEWISE: da Genova il progetto per l’inclusione sociale delle donne con disabilità

La parola d'ordine è ricollocamento lavorativo, spesso difficile: un progetto europeo è pronto per affrontare la sfida, anche grazie allo studio di nuove tecnologie.

di Milly Barba

SENZA BARRIERE – Una sfida alla società contemporanea, per cambiare le pratiche di inclusione sociale e rendere possibile, anche per le donne con disabilità motoria, una vita fatta di lavoro, istruzione, famiglia e quotidianità. È questo l’obiettivo di RISEWISE – RISE Women with Disabilities in Social Engagement, l’innovativo progetto scientifico di ricerca quadriennale, promosso e coordinato dall’Università di Genova e finanziato con fondi europei (nell’ambito di Horizon 2020), coinvolgendo vari interlocutori italiani e di altri Paesi dell’Unione. Il valore aggiunto di RISEWISE consiste nel creare una rete collaborativa tra centri di ricerca, associazioni e università. Queste realtà lavoreranno insieme, nei prossimi quattro anni, per testare e provare le tecnologie abilitanti – le cosiddette assistive technologies – sulle donne con disabilità motoria che prenderanno parte al progetto. L’obiettivo è favorire attraverso le ICT (Information and Communication Technologies) il ricollocamento lavorativo, la partecipazione e quanto necessario per condurre una vita soddisfacente.

“Ciò che è sicuramente fondamentale è che tramite questo progetto sarà possibile per i ricercatori e gli utenti avere dei periodi di confronto, a livello europeo, su scenari e con tecnologie che altrimenti, a livello locale, sarebbe stato molto difficile realizzare”, sottolinea Gianni Vercelli del Dibris, professore del dipartimento di informatica, bioingegneria, robotica e ingegneria dei sistemi dell’Università di Genova. Ma c’è di più. Le donne che prenderanno parte al progetto, infatti, non saranno solo oggetto di studio ma vere e proprie protagoniste e artefici. “Le donne e i ricercatori coinvolti nell’attività di studio, anche uomini, faranno visita alle università e alle piccole e medie imprese che partecipano al progetto tra Italia, Austria, Svezia, Spagna, Turchia e Portogallo, riflettendo sulle buone pratiche e portando possibili migliorie per la loro vita sociale, lavorativa e familiare”, specifica Cinzia Leone, responsabile scientifica di RISEWISE.

Le donne con disabilità motoria, che ben conoscono le difficoltà legate all’inserimento lavorativo e alle attività legate alla vita quotidiana, guideranno il partenariato verso l’osservazione delle migliori pratiche e definiranno con i ricercatori i modelli da proporre come prototipi di vita positiva. “Questa è un’iniziativa all’avanguardia per quanto riguarda donne, ricerca e disabilità, e un’occasione importante per l’Università e anche per la sottoscritta, di fare ricerca e aiutare in un campo dove c’è tanto bisogno e molto disinteresse”, continua la referente scientifica. “Desideriamo proporre un modello globale, realizzato in linea con gli obiettivi della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, dalle donne per le donne. Che contempli la disabilità e ne faccia un punto di forza, non un ostacolo. Intendiamo affermare con forza come le donne con disabilità possano partecipare attivamente in ogni ambito della propria vita e decidere di ciò che desiderano e che le riguarda direttamente.”

Crediti immagine: Erasmus Student Network International, Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

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