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Differenza tra il militare Quattrocchi ed il militante Arrigoni

Qual è la differenza tra Vittorio e Fabrizio Quattrocchi, il soldato di ventura che insegnò agli iracheni “come muore un italiano”. Arrigoni ci insegnò come vive un italiano, forse un esempio anche migliore visto che persistente ed continuativo in uno dei territori più tormentati del pianeta.


 

La morte di Vittorio 'Utopia' Arrigoni, come si faceva chiamare su Facebook, mi ha colpito parecchio perché improvvisa ed inaspettata per me che ero abituato trovare quotidianamente i suoi post in bacheca. Vista così, assomiglia ad una morte come tante altre che colpisce una persona giovane, nel fiore degli anni, già solo questo lascia sgomenti. La crudeltà nel modo e l'apparente stupidità politica del gesto rendono ancora più assurda la sua scomparsa. A chi giovava Arrigoni morto? Un po' a tutti tranne a quelli che sembra lo abbiano ucciso davvero. Le ipotesi possono essere molteplici, i sospetti sono i soliti ma di certo al momento non c'è niente e sono abbastanza certo che non si saprà mai quale mano spezzò la sua robusta esistenza.

Non cercherò di spiegare chi è stato l'assassino e per quale motivo visto che è ignaro anche a me. Mi chiedo soltanto come mai nel nostro paese si usino sempre pesi e misure diversi a cospetto di situazioni che sembrano simili. A parte i messaggi di cordoglio e di condanna del primo minuto usciti dalla bocca di tutti i rappresentanti delle Istituzioni, anche i più inaspettati, la morte di Vittorio è stata quasi subito dimenticata. Dai titoli di testa nei Tg e dalle prime pagine dei giornali è stato subito rimosso il suo volto ed il suo nome. Il mistero che avvolge la sua fine sembra che per i media tanto misterioso non sia e subito si è trovato un movente ed un mandante per l'esecuzione sommaria del ragazzo.

Praticamente quello che succede ogni volta che un nostro militare in missione perisce sul campo di battaglia. L'analogia tra un militare ed un militante, quando muoiono, è solo questa, ovvero la rapida divulgazione della versione ufficiale, una ed una soltanto che non può essere confutata o messa in discussione. Per Vittorio non ci saranno funerali di Stato (ammesso che Vik li avesse accettati), nemmeno la cortesia di un minuto di silenzio negli stati gli è stata rivolta. Praticamente è come se fosse morto un turista qualunque, magari in un tentativo di rapina oppure nelle sordide pieghe di un bordello tailandese.

Eppure Vittorio, come un soldato, ha portato il nome dell'Italia in giro per il mondo colmandolo di rispetto ed ammirazione. A Nassirya nessuna bandiera italiana sventolava in onore dei 12 carabinieri (e di altri 7 connazionali tra cui 2 civili) uccisi, a Gaza City il tricolore invece arricchiva la bandiera palestinese in segno di grande rispetto verso quel ragazzo e di conseguenza verso la sua madre patria. Il militante Arrigoni ed il soldato ignoto (così si accetta meglio la sua dipartita) erano figli della stessa terra, avrebbero dovuto portare entrambi la pace dove agivano e per questo scopo sono morti. Che differenza c'è allora tra i due? Qualcuno potrà pensare che un soldato in missione all'estero è una pendice dello Stato e per questo va considerato diversamente da un normale cittadino come di fatto era Arrigoni.

Allora cerchiamo di capire qual è la differenza tra Vittorio e Fabrizio Quattrocchi, il soldato di ventura che insegnò agli iracheni “come muore un italiano”. Arrigoni ci insegnò come vive un italiano, forse un esempio anche migliore visto che persistente ed continuativo in uno dei territori più tormentati del pianeta. L'aiuto dato ai contadini o ai pescatori offrendo il suo corpo come scudo ai proiettili israeliani, le ore di volontariato negli ospedali zeppi di bambini, giovani, donne, uomini e vecchi martoriati dalle bombe e l'esempio pacifista profuso in un terreno in cui l'odio rende terreno fertile per gli estremismi violenti, non basteranno per ottenere una medaglia d'oro al valore civile (se mai Vik l'avesse accettata) come invece il paramilitare Quattrocchi ottenne dopo il suo "alto" esempio. Questo è il paradosso di uno Stato che costituzionalmente ripudia la guerra e che la concepisce solo in ottica difensiva. Sparare a pagamento è segno di rispetto e magari tra 20 o 30 anni nei libri di scuola ci sarà un trafiletto con la storia di questo "eroe" nostrano. Mettere la propria vita a disposizione di un popolo oppresso imbracciando solo un megafono e divulgando notizie su internet è invece qualcosa che in sede diplomatica potrebbe addirittura causare qualche imbarazzo ai diplomatici italici.

L'ultimo controsenso è che Vittorio Utopia Arrigoni, in tutta la sua laicità, rappresenta alla perfezione quei valori cristiani che tanti direttori di giornale difendono a spada tratta senza però sapere neppure di cosa si tratta. Non si spiegherebbe, altrimenti, l'ignobile titolo di qualche giorno fa da parte di Libero (Belpietro-Feltri) che insultano con una frase (ed un articolo indegno) la memoria di un giovane ragazzo che ha dedicato la sua breve vita agli ultimi, ai disperati, senza chiedere niente in cambio ed amando il prossimo come qualcuno può solo immaginare. In fondo Vittorio era un militante per la pace, gli altri sono militari per la paga e la differenza è evidente anche ad un cieco.

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