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Difendere la piana di Firenze – Prato – Pistoia da chi vuole distruggerla parlando di progresso

di Luca SOLDI

Abbiamo ascoltato in questi giorni l’affermazione del diritto dei cittadini ad una parola “contraria” contro la violenza perpetrata in Val di Susa. Abbiamo ascoltato, per bocca di un esponente della cultura italiana, lo scrittore Erri De Luca, uno strenuo ed orgoglioso atto di difesa che si è trasformato in atto di accusa contro la violenza della Tav, dei potenti, alla “bellezza” di un territorio e di chi ci vive: “Ciò che è costituzionale – ha detto nel corso del processo, che poi lo ha visto assolto – si decide e difende in luoghi pubblici come questo, come le scuole, le prigioni, i luoghi di lavoro, le frontiere attraversate dai richiedenti asilo. Si decide al piano terra della società”.

E’ proprio dalla rivendicazione del poter includere chi vive “al piano terra della società” nelle decisioni sulla sorte di un territorio, la nostra Piana appunto, prendo spunto e occasione per spendere qualche parola sulla incombente violenza del progetto di costruire nella Piana, dentro la nostra bellissima Firenze, un’opera indegna ed oltraggiosa.

Il nuovo aeroporto di Peretola.

Di fronte a qualche autorevole e nascosto capannello di interessi che critica “il becero comportamento” di chi si mette di traverso contro certe decisioni, viene da ricordare che si dovrebbe coltivare la cultura della “bellezza” ancor prima di quella del profitto di pochi sulla testa dei molti. In particolare offende quello che non si riesce a dire apertamente da parte di quella politica che ben dovrebbe conoscere il valore del “bene comune” ed il senso della propria “missione” all’interno delle istituzioni. Politica che, rinnegando le proprie intime convinzioni, demanda le responsabilità ad altri, ad entità impercettibili ed irraggiungibili. Sperando così di salvare la propria immagine pubblica con qualche inutile distinguo.

Sappiamo tutti bene che dietro parole come “progresso” ed “il supremo interesse pubblico” si celano altri interessi ben più tristi. Vere miserie, più umane, dietro le quale ci si nasconde con l’intento di “incidere per ottenere qualche cosa in cambio”. Per una “compensazione” che invece non ha prezzo.

A noi, molto più modestamente, invece preme ricordare che non è stato sposato un “no” a prescindere su tutto quello che è nuovo. Piace sottolineare che sarebbe bene portare avanti opere ed interventi che abbiano, insieme al significato della pubblica utilità, il valore della “bellezza” come punto essenziale di riferimento. Opere che pure sono state fatte e che sono in corso di essere progettate e realizzate. Ed è anche questo che genera malessere, dispiacere e rabbia e cioè sapere che ci sarebbero capacità e volontà ma che questi sentimenti vengono schiacciati dal supremo interesse personale al profitto.

Quindi occorre rivendicare il diritto ad essere contrari e considerarsi a pieno diritto “parte lesa” nel nome di quella “bellezza” così tanto sbandierata e poco rispettata.

E per “bellezza” è bene precisare per non ingenerare errori in chi legge, vale ogni lembo di territorio, della nostra Piana che pure ci e’ stato tramandato dalle generazioni passate. Anche quelli più marginali ma che oggi, con questo spirito, abbiamo il dovere di difendere dalla violenza di chi continua ad insistere che il progresso, la crescita impongono di continuare sula strada della costruzione indiscriminata di cose e manufatti che mancano di visione e di utilità.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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