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Manta, di nuovo lei

In effetti amo essere contraddetta. Meno di un mese fa avevo sottolineato come la manta sia, tra le grandi specie marine, una delle meno conosciute. A pochi giorni di distanza, mi ritrovo tra le mani un nuovo studio che fa luce sulla gravidanza nella Manta della barriera corallina (Manta alfredi), che tristemente si accompagna alla Manta gigante (Manta birostris), nello status di ‘specie vulnerabile’ secondo la IUCN.

L’argomento è intrigante: a differenza di altri vertebrati vivipari come i mammiferi (ma anche alcuni squali carcarinidi), infatti, le mante non presentano placenta cordone ombelicale. Non avendo un collegamento diretto con la madre era lecito dedurre che il feto assumesse l’ossigeno e i nutrienti in qualche altro modo, ma, a oggi, non si sapeva come.

A svelare l'arcano sono stati i ricercatori dell’Aquario Okinawa Churaumi che, dopo aver catturato una manta incinta, lungo la costa delle isole giapponesi di Okinawa, hanno monitorato la gravidanza attraverso l’uso di ultrasuoni, in maniera cioè molto simile a quanto avviene per le future mamme umane.

Durante le ecografie si sono accorti che il feto apriva e chiudeva la bocca ritmicamente, secondo un processo simile a quello messo in atto da rane e rospi quando espandono la propria gola per aspirare l’aria. Solo che in questo caso - secondo il presente studio - la piccola manta "respirava" attraverso il fluido fetale prodotto dalla madre a livello uterino, che contemporaneamente le forniva i nutrienti necessari per la crescita durante la gestazione.

A detta dei ricercatori, un comportamento simile, è presente in specie affini ovipare, nelle quali l’ossigeno viene assunto dall’acqua marina attivamente richiamata all’interno dell’uovo. Dopo la nascita il sistema respiratorio delle mante si modifica passando dalla suzione boccale alla ventilazione a livello branchiale. Ciò avverrebbe in un paio di giorni. Per dovere di cronaca: il piccolo (o la piccola, a dir il vero questo l’articolo non lo scrive!) è nato nell’Aquario Okinawa Churaumi nel 2009 dopo una gestazione di un anno. Si tratta della secondo parto mai ottenuto in cattività. Il primo era avvenuto nel 2007.

Marta Picciulin

Questo articolo è stato pubblicato qui

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