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Di Paola: la Difesa ha già fatto sacrifici. Ci sarebbero 30.000 marescialli in esubero

Baratro, sacrifici ed equità sono le parole d’ordine del governo Monti, ma solo le prime due sono quelle sicure. Sull’equità infatti regna il disaccordo tra le forze politiche che non riescono a far digerire l’amaro calice ai cittadini, vittime predestinate degli errori di qualcun altro ma con la mitica speranza della “crescita” in un futuro più o meno lontano.

In tanta equità virtuale c’è poi chi sfugge alle striminzite liberalizzazioni. E' il caso dei tassisti, che ricordano i camionisti del Cile che fecero cadere Salvador Allende favorendo Pinochet. Ma c'è anche chi conserva molti privilegi, come gli appartenenti alle forze armate che alla pensione arrivano con un grado superiore a quello ottenuto in servizio, dopo una ben retribuita sosta nella riserva per qualche anno. Ci sarebbe infatti la possibilità di essere richiamati in servizio, ipotesi che appare alquanto improbabile a sessant’anni di età e con l’abbondanza di ufficiali e sottufficiali in servizio permanente di cui dispone l’Italia.

Ma il nuovo ministro della Difesa, l’ex ammiraglio Di Paola, nell’audizione del 14 dicembre davanti alle Commissioni riunite difesa di Camera e Senato, non si è interessato molto di questi aspetti così come ha rimandato l’analisi sul caccia Lockheed Martin F35-Joint Strike Fighter (JSF) e sul velivolo multiruolo Eurofighter Typhoon costati già miliardi di euro e per giunta contestati da varie parti.

Anzi il ministro ha richiamato deputati e senatori delle commissioni difesa, ciascuno alle proprie responsabilità, di fronte ad una situazione che, sulla base delle risorse disponibili, comporterà la “revisione dello strumento di difesa” quindi un ridimensionamento. Ha ricordato a questo proposito che se nel 2004 gli stanziamenti per la difesa erano pari a 14 miliardi di euro (1,2% del PIL) di cui il 54% serviva per il personale, nel 2012 saranno solo 13 i miliardi di euro stanziati ma il 70% se ne andrà per il personale.

Il ministro probabilmente non ha conteggiato in questi importi gli ulteriori stanziamenti per l’Arma dei carabinieri che è integrata nelle forze operative nei paesi esteri dove è presente l’Italia. E a questo punto è stato citato il caso dei 30.000 marescialli, gli stessi che Brunetta nel 2009 voleva impiegare nei tribunali, proposta finita poi in un cassetto e che oggi, secondo Di Paola, sono esuberi che, per ragioni anagrafiche, non potranno andare in pensione prima del 2025.

E sino ad allora? Pagherà lo Stato, senza che possano essere realmente impiegati. E’ stato invece il tema delle missioni all’estero quello al quale Di Paola ha dedicato più tempo, appellandosi agli accordi internazionali che legano l’Italia e che non possono essere disattesi per non compromettere l’immagine dell’Italia, neanche alla scadenza fissata. E’ il caso dell’Afghanistan, dopo il 2014.

Occorrerà infatti assicurare l’assistenza necessaria alle forze di sicurezza di quel paese per un tempo ancora da stabilire. Un caso diverso è il Libano dove le forze di sicurezza italiane (termine che sembra aver sostituito il desueto forze armate) sono considerate affidabili da tutte le componenti politico-religiose presenti nell’area. Anche sulla Libia, a parere del ministro, l’intervento dell’Italia che opera su mandato Onu potrà garantire vantaggi economici futuri.

Il ministro non nasconde che la crisi economica richieda la riconfigurazione dell’assetto organizzativo dell’intera struttura della Difesa che comporterà anche la dismissione del patrimonio immobiliare non più utilizzato. Appare evidente come le procedure amministrative per arrivare alla vendita non consentano però di far cassa in tempi brevi, richiedendo anche il coinvolgimento dei comuni. Ma, ha assicurato Di Paola, che tornerà di fronte alle commissioni difesa appena avrà approntato una proposta di riorganizzazione ben studiata.

In conclusione i tempi per tagliare o risparmiare da parte della Difesa sono lontani tanto da porre in dubbio il fatto che l’Italia si trovi veramente sull’orlo del baratro. Il cittadino della strada potrebbe anche dedurre che, se fosse vero, nessuno sarebbe così sprovveduto da spendere e spandere soldi per armamenti o per missioni, quando non si sa come pagare le pensioni . Ma di questo i giornali parlano poco e la televisione ancora meno.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.106) 15 dicembre 2011 16:08

    Paolo Mazzanti

    Sarei molto soddisfatto di conoscere il parere del nuovo ministro della difesa a proposito del contratto, stipulato dal suo predecessore, per l’acquisto di 18 Maserati, poi ridotto ad 8, forse perchè non poteva cancellare una clausola che imponeva questo minimo di fornitura. E non mi si dica che gli stanziamenti sono troppo tagliati.

    E’ veramente vergognoso uno spreco simile, oltretutto per una "fornitura militare". 

  • Di Giorgio Zintu (---.---.---.235) 15 dicembre 2011 16:22
    Giorgio Zintu

    Ma io credo che Di Paola sulle Maserati non fosse d’accordo prima e non lo sia oggi. Il problema è che lui è difende impegni vari che l’Italia non può più permettersi nell’attuale situazione. Ecco perché, al di là delle Maserati, il ministro deve lavorare su ipotesi che ridimensionino i livelli di comando, l’articolazione territoriale e i costi per armamenti che sono al di fuori del nostro ruolo e della nostra portata. Bisognerebbe lavorare di più in un’ottica europea, ma oggi cosa è l’Europa?

  • Di (---.---.---.155) 16 dicembre 2011 06:17

    Cos’e’ l’Europa? Semplicemente il nostro futuro, ma certamente bisogna andare oltre il mercato e la finanza e lavorare decisamente per un EU federale, tanto piu’ adesso che abbiamo scaricato la Gran Bretagna. 20 fa, ai tempi di Maastricht, i piu’ lungimiranti sostenevano che con il mercato unico c’era bisogno anche di un’armonizzazione fiscale (adesso sono tutti li’ a dire che bisogna farla al piu’ presto). Allo stesso modo oggi, a meno di non voler scegliere di non vedere, e’ evidente la necessita’ del salto politico a favore di istituzioni federali europee, delle quali non possono non farne parte da subito sia un’unico corpo diplomatico, sia un ministro degli esteri e pure delle FF.AA. federali. Per le FF.AA. vedo un buon modello in quelle USA, mentre per le istituzioni politiche penso che uno sguardo alla vicina Svizzera ci dia lo spunto per un eccellente modello (diverse nazionalita’ e diverse lingue, ma un’unico governo sovrannazionale).

    • Di Giorgio Zintu (---.---.---.235) 16 dicembre 2011 09:31
      Giorgio Zintu

      In linea di massima tutti sono d’accordo su un’Europa politicamente unita, nella realtà ogni paese (forze politiche e potentati vari) remano contro per conservare privilegi. Così non è possibile andare da nessuna parte, c’è ancora tanto da fare. Per quanto riguarda le Forze armate la prima cosa da stabilire è cosa l’Italia voglia rappresentare a livello europeo e mondiale.Questa riflessione dovrebbe essere fatta considerando i fattori economici che attualmente e chissà ancora per quanto saranno critici. Essendo questi ultimi prioritari nelle scelte che sono poi politiche, tutta la nostra Difesa va ampiamente ridimensionata in termini di uomini, privilegi economici non più sostenibili, armamenti e quindi di impieghi. Operando in questa direzione, considerando gli aspetti specifici italiani, si possono fare passi avanti importanti, lavorando per un futuro federaleche non è vicinissimo.

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