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Democrazia diretta e Web X.0

Il Web 2.0 non ha ancora una definizione condivisa, ma già da tre anni si sente parlare di Web 3.0: in che direzione sta procedendo la rivoluzione permanente di Internet? Riuscirà a rivoluzionare anche il nostro modo di partecipare alla politica?

Per quanto sia difficile fotografare il momento della tecnologia, alcune riflessioni possono portare a ipotizzare possibili scenari evolutivi del rapporto con la partecipazione politica. Secondo la spiegazione di Tim O’Reilly, uno dei padri della definizione, il Web 2.0 è la rivoluzione informatica causata dalla mutazione di Internet in piattaforma, alla quale gli utenti possono contribuire attivamente, superando il ruolo di semplici consultatori passivi. Alcune conseguenze di questa svolta sono evidenti e avvicinano Internet all’ideale da sempre presente nella mente dei suoi creatori e dei primi utilizzatori: apertura totale, diffusione capillare, immediatezza. In una semplice espressione: potere all’utente.

Al di là di queste facili interpretazioni, più o meno utopistiche, del fenomeno, è possibile cercare di estrapolare almeno due considerazioni fondamentali da questa nuova fase del web. La prima è che le informazioni inserite dagli utenti e i diritti di utilizzo di tali dati avranno un’importanza determinante per le evoluzioni future. Pertanto, la regolamentazione della privacy sarà un tema sempre più delicato, non solo nell’utilizzo dei social network, ma in tutte le applicazioni che sfrutteranno la piattaforma condivisa. La seconda considerazione è che nel web 2.0 la sovranità sembra essere davvero popolare, attivamente e non per mezzo del voto e della rappresentanza, poiché tutte le applicazioni e i servizi che esse offrono migliorano automaticamente con l’aumentare del numero di utenti.

Prima di lasciarsi prendere dall’ottimismo, sarà meglio cercare di capire in che modo tutto questo potenziale possa trasformarsi nell’atto della democrazia diretta. Beppe Grillo sfrutta la capacità di aggregazione della rete per far sentire la sua voce e quella di chi la pensa come lui, fino alla creazione di liste indipendenti. Nel comune di Bolzano un’iniziativa popolare chiede di partecipare attivamente all’aggiornamento dello statuto. Barack Obama ha stracciato il suo rivale con una campagna elettorale fortemente orientata al social networking e, più in generale, al web 2.0. Questi esempi sono interessanti e di buon auspicio, ma ancora lontani dall’ideale della democrazia diretta, nella quale l’individuo dovrebbe essere in grado di partecipare attivamente alle decisioni politiche, non soltanto di esprimere il proprio voto o le proprie opinioni.

Quale potrà essere il ruolo di Internet nella partecipazione politica? Ha ancora senso parlare di parlamento e di rappresentanza politica? E, soprattutto per quanto riguarda l’Italia, riuscirà il web 2.0 ad avvicinare il cittadino alla politica nella sua accezione più elevata e non in quella becera che abbiamo permesso e tolleriamo quotidianamente?

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