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Del Prete: ’L’Italia è il paese di Pulcinella’

L’odissea di Gennaro Del Prete figlio di una vittima della camorra

FRATTAMAGGIORE - «L’Italia è il paese di Pulcinella». Esordisce così Gennaro Del Prete, figlio di quel Federico Del Prete, sindacalista, ucciso dalla camorra a Casal di Principe il 18 febbraio di sette anni fa. E rincara la dose «E’ bella la Costituzione, son belle le leggi ma tutto quanto è ancora disatteso». Parole dure, pesanti come macigni soprattutto se pronunciate dal figlio di una vittima della criminalità. Suo padre credeva così tanto nella giustizia, nelle Istituzioni e nella legalità da farsi uccidere pur di affermarla.

Gennaro, invece, ha parole di fuoco «Da sette anni non abbiamo ancora avuto nessun aiuto economico come familiari di vittime di camorra. Io stesso ho avuto riconosciuto questo status soltanto nel 2007 e nel frattempo la mia famiglia – madre e un fratello con quattro figli - è andata avanti solo col mio stipendio».

Gennaro è caporalmaggiore scelto dell’Esercito Italiano. Anzi lo era. Da dicembre scorso è stato licenziato. «Sono entrato nell’esercito a diciotto anni, da allora (era il 1998) fino al 2005 la mia è stata una carriera eccellente come anche le note matricolari possono confermare. Dopo l’assassinio di mio padre da Bari fui trasferito a Salerno per essere più vicino alla mia famiglia. Per ragioni logistiche ed anche economiche chiesi un ulteriore avvicinamento a Napoli, ma questa richiesta non è stata mai accettata. Finchè non mi fu chiesto di partire in missione per l’Iraq. A questo ordine opposi un rifiuto motivato. La camorra oltre ad aver ucciso mio padre aveva distrutto la vita mia e della mia famiglia. Alla base del mio rifiuto di partire c’era il fatto che non potevo lasciare i miei parenti: mia madre aveva da poco tentato il suicidio e mio fratello era entrato nel tunnel della droga».



Del Prete fa capire come quel suo diniego a partire sia alla base del suo licenziamento «Dal momento in cui consegnai il mio rifiuto motivato iniziarono gli screzi lavorativi, cominciai a subire continui richiami, venni demansionato da un ruolo di responsabilità a contatto con le armi ad occuparmi del magazzino delle coperte ed iniziarono le denunce per insubordinazione a mio carico fino al licenziamento avvenuto a dicembre».

Federico Del PreteDavvero una gran brutta storia per la famiglia Del Prete che aggiunge un ulteriore momento di difficoltà alla sua già difficile situazione «Purtroppo sulla mia vicenda c’è molto silenzio. Fanno clamore i morti ammazzati dalla camorra, ma dietro di loro ci sono le famiglie. Penso a Roberto Saviano ed al giudice Cantone che han scritto libri bellissimi ed hanno acceso i riflettori sulla criminalità, ma non un solo rigo è stato dedicato alla mia situazione ed a quella dei miei familiari».

Ma Gennaro non demorde, ed almeno in questo si vede il piglio battagliero ereditato da papà Federico «Per il momento mi dedico agli studi, sto per laurearmi in Scienze dei Servizi Sociali, ma non mi arrendo andrò fino in fondo nella mia battaglia. Non posso fare ricorso al Tar perché i legali mi hanno chiesto una cifra che non posso permettermi, ma sto preparando il ricorso al Presidente della Repubblica poiché lì posso difendermi da solo. E lotterò fino all’ultimo per affermare i principi fondamentali della Costituzione come la mia libertà di critica, di pensiero, di giudizio e soprattutto per affermare il mio diritto alla famiglia ed al lavoro».

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