• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cronaca > Disastro ambientale Regi Lagni: in manette «ladri di futuro»

Disastro ambientale Regi Lagni: in manette «ladri di futuro»

Per anni le acque dei Regi Lagni  sono state avvelenate da rifiuti liquidi e solidi di ogni genere. I depuratori, secondo gli inquirenti erano "funzionali ad un peggioramento progressivo e sistemico dell’inquinamento". Disastro ambientale, avvelenamento di acque e scempio paesaggistico i reati ipotizzati.

CASTELVOLTURNO - Disastro ambientale, avvelenamento di acque, scempio paesaggistico ed ambientale sono solo alcuni dei reati che compongono il complesso mosaico investigativo che nella mattinata di oggi ha dato luogo ad una maxi operazione che ha fatto scattare le manette ai polsi di ventisei persone ed il sequestro di venticinque aziiende zootecniche e dei quattro depuratori di Villa Literno, Marcianise, Orta di Atella e Marigliano.

Gli arresti ed i sequestri sono stati disposti dalle Procure della Repubblica dei tribunali si Santa Maria Capua Vetere e Nola ed eseguiti dagli uomini della Guardi di Finanza di Caserta che da diversi mesi indagavano per accertare le cause dell’inquinamento dei Regi Lagni.

Gli inquirenti hanno accertato che per anni le acque dei Regi Lagni (sistema di canali che attraversano un bacino di oltre mille chilometri quadrati nei territori a cavallo fra le province di Caserta e Napoli) sono state avvelenate da rifiuti liquidi e solidi di ogni genere.

Tra i filoni portanti dell’inchiesta quello che ha monitorato l’attività delle aziende bufaline della zona dei Mazzoni e che ha portato all’arresto di ventidue titolari di altrettante aziende agricole accusati, a vario titolo, di aver inquinato mediante la gestione illecita dei rifiuti solidi e speciali sia i terreni che la falda acquifera.

Secondo quanto accertato dalle Fiamme Gialle sono state disperse nei terreni e nei canali dei Regi Lagni le deiezioni di centinaia di migliaia di capi bufalini che hanno, come dimostrato da analisi di laboratorio, irrimediabilmente compromesso la falda acquifera utilizzata per irrigare i campi e per l’abbeveraggio degli animali.

Il sistema di canali confluisce direttamente in mare e lungo tutto il suo percorso i finanzieri hanno accertato la presenza, all’interno della rete idrica, di carcasse di automobili, rifiuti pericolosi, carcasse di animali in avanzato stato di decomposizione.

Altro filone dell’inchiesta è quello degli impianti di depurazione. Le indagini hanno portato alla conclusione che, in alcuni casi le acque che uscivano dagli impianti di depurazione erano di qualità peggiore di quelle che entravano per essere trattate.

Per questi motivi il gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Maurizio Santise, ha disposto la misura interdittiva dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese per Gaetano De Bari, amministratore delegato della Hydrogest Campania, società che gestisce i tre depuratori della provincia di Caserta, per Domenico Giustino, presidente del Consiglio di amministrazione della stessa società, per Luigi Piscopo, capo impianto del depuratore di Orta di Atella e per Mauro Pasquariello, capo impianto del depuratore di Foce Regi Lagni.

Nelle migliaia di fotografie scattate nel corso di questi mesi e dalle centinaia di ore di videoregistrazione effettuate dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza sono state accertate diverse irregolarità nella gestione degli impianti.

In quello di Orta di Atella, ad esempio, erano state rimosse delle griglie di depurazione per operazione di manutenzione e non erano state più ricollocate al proprio posto facendo arrivare nei “lagni” di tutto: anche pneumatici e carcasse di grossi animali.

Situazione simile nell’impianto alla Foce dei Regi Lagni che, spesso, soggetto a ondate di piena lasciava passare nella rete dei canali i liquami senza effettuare il trattamento di disinfezione.

«L’intera rete dei depuratori - come descritto nella nota stampa congiunta dei tribunali di Santa Maria Capua Vetere e Nola – ben lungi dal fornire il contributo imposto dalla normativa in tema di bonifica delle acque è diventata funzionale ad un peggioramento progressivo e sistemico delle stesse».

Le analisi di laboratorio, a supporto delle indagini, hanno fornito agli investigatori un quadro di valori oggettivamente allarmante accertando valori di inquinamento idrico, delle acque interne e marittime del Comune di Castelvolturno, superiori anche centinaia di volte i parametri massimi imposti dalla legge.

Per questo motivo il sostituo procuratore di Santa Maria Capua Vetere, Corrado Lembo, ha definito – in conferenza stampa – gli indagati «ladri di futuro» spiegando che «a pagare le conseguenze del disastro ambientale saranno almeno le prossime tre generazioni».

La FotoGallery

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares