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De Bortoli al Corriere. Stampa italiana: il terremoto è arrivato

Cambio al vertice dei maggiori quotidiani nazionali: Ferruccio De Bortoli passa in via Solferino alla guida del Corriere della Sera, Gianni Riotta al Sole 24 ore.

Il terremoto, che abbiamo preannunciato nell’articolo del 23 marzo seguendo le indiscrezioni del quotidiano spagnolo "El Pais", si è abbattuto oggi sulla stampa italiana.

Il comunicato ufficiale è qui.

Si stanno definendo in queste ore gli ultimi dettagli del nuovo assetto dell’informazione che coinvolge anche la Rai, il tg1 per la precisione: Gianni Riotta dovrebbe passare alla guida del maggiore quotidiano economico italiano, sostenuto dalla presidente di Confindustria Emma Marcegaglia.

Inquietante sembra l’ipotesi dell’arrivo invece al tg1 di Mario Orfei, direttore dal 2002 de "Il Mattino" di Napoli, che lascia il maggiore giornale partenopeo in una grave crisi identitaria.

Ferruccio De Bortoli, 55 anni, torna al Corriere dopo l’esonero del 2003 voluto da Cesare Romiti: oggi la nomina del nuovo direttore sembra aver messo tutti d’accordo.


La decisione è stata presa al termine della riunione del patto di sindacato di Rcs Mediagroup e del consiglio di amministrazione della società.

Il patto di sindacato è composto da Mediobanca, Fiat, Gruppo Italmobiliare, Fonsai, Assicurazioni Generali, Diego della Valle, Pirelli, Intesa San Paolo, Edison, Francesco Merloni,Eridano Finanziaria, Sinpar e Mittel.

Tutti d’accordo dunque, la guida del maggiore organo di informazione in versione "carta stampata" viene affidata ad un direttore certamente non "estremista" e molto cauto nel criticare l’azione governativa o l’assetto imprenditoriale ed industriale che gli ha fornito lo stipendio negli ultimi anni.

Seguiremo questa rivoluzione che a nostro avviso non dovrebbe modificare di molto il tipo di informazione che viene giorno per giorno propinata agli italiani.

Di certo crediamo che questi sono i primi tasselli da mettere a posto prima di altri passi nella prospettiva di evitare ogni "libero pensiero" che possa contraddire il "pensiero unico"  cui il governo e i grossi centri di potere, bancari e finanziari, ci stanno abituando.

Tutti contenti infine, da Geronzi alla Marcegaglia.
 
Chissà se saranno contenti anche coloro che sono stufi di vedere sprecate risorse pubbliche per i finanziamenti all’editoria, e per di più per pagare questo tipo di informazione.

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