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Dal messaggio di Pertini per Tito a Belgrado, al primo maggio di Trieste

Maggio è il mese di Tito. Nato a maggio e morto a maggio. A Belgrado, nella prima periferia della città vi è il museo del 25 maggio, noto anche come mausoleo di Tito, o museo della storia Jugoslava. Per anni ed anni quel luogo, che accoglie Tito e dal 2013 Jovanka, era affollatissimo. Oggi, pur essendo quel luogo curato, non è più frequentato come una volta. 
 
 
 
Non è difficile incontrare per i verdi viali che conducono alla sua tomba qualche anziano ancora commuoversi, perché Tito era amato dal suo popolo ed è stato rispettato fino alla fine, anche dai più importanti capi di Stato del mondo non a caso hanno presenziato al suo funerale o si sono recati nel "mausoleo" per porgere l'ultimo saluto a Tito. Una volta c'era Tito, amatissimo dal suo popolo. Il filmato, che si può vedere in una delle sale del museo, racconterà non tanto la sua vita, ma quello che lui ha fatto per la Jugoslavia, era per la Jugoslavia, ha rappresentato per la Jugoslavia, pur rientrando nella tipica propaganda, era corrispondente al vero. Amante dei fiori, ed i fiori lo accoglievano ovunque. Folle, e sorrisi ed abbracci. 
 
Lui è stato il simbolo del riscatto per un popolo intero, simbolo della libertà, uguaglianza, fratellanza e riscatto patriottico, ha lottato per un nuovo mondo, un mondo diverso e solidale. Un popolo che ha subito l'occupazione nazista e fascista, la frammentazione, il razzismo più becero. Ha dato al suo popolo la possibilità di vivere unito, popolo che ha sconfitto, attraverso la resistenza, e la lotta di liberazione, i fascismi e nazismi, liberando anche Trieste e Gorizia, e parte di quell'Italia, che di crimini mai puniti si è resa complice e responsabile nella Jugoslavia occupata.
Morirà con Tito un grande uomo, di un grande spessore, onorato e rispettato da tanti anche perché è stato da cuscinetto tra Oriente ed Occidente guidando i non allineati al riscatto. Un grande uomo che rimarrà impresso nell'immaginario collettivo mentre passeggia, osservando i suoi passi e pensando. Perché gli uomini che hanno segnato la nostra storia erano anche dei grandi pensatori. E tra questi vi sarà anche Sandro Pertini che così scriverà :
 
"Con Tito io ho perduto un compagno ed un amico. Il suo patrimonio ideale e politico non andrà disperso. Egli l'ha lasciato in mani sicure. Con grande cortezza e con l'amicizia fraterna che a Tito mi legava, guardo fiducioso all'avvenire del dopo Jugoslavo". Sandro Pertini 7 maggio 1980
 
Un testo che si può leggere nel museo del 25 maggio di Belgrado, sfogliando il diario che contiene tutti i messaggi per Tito. A Trieste, dopo la ricorrenza del 70 anno della liberazione della città, quando è "tornata" la bandiera simbolo di quella liberazione nella centralissima Piazza dell'Unità, alla quale seguì un vero putiferio nazionalista e revisionista, già alcuni hanno messo le mani avanti in questo 2016. Il quartetto che possiamo definire "antijugoslavo"quale PAOLO ROVIS, ALESSIA ROSOLEN, FRANCO BANDELLI, ROBERTO ANTONIONE, hanno proposto la seguente mozione urgente al Consiglio Comunale di Trieste:
 
 
PREVENIRE E IMPEDIRE L'ESPOSIZIONE DI SIMBOLI DELL'EX­JUGOSLAVIA
 
DURANTE LA CELEBRAZIONE DELLA FESTA DEL LAVORO DEL 1° MAGGIO 2016
 

 

"Il Consiglio comunale di Trieste,
ricorda che in occasione della celebrazione della Festa del Lavoro, il prossimo 1° maggio 2016, si svolgerà il tradizionale corteo con comizio finale in piazza Unità d'Italia, curato dalle Organizzazioni Sindacali di Trieste;
ricorda che, lo scorso anno, alla manifestazione presero parte gruppi di persone recanti simboli e vessilli privi di qualsivoglia attinenza con la Festa dei Lavoratori;
in particolare, suscitò profondo sdegno l'ostentazione della bandiera della disciolta Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia, retta da figuri con il capo coperto dalle bustine dell'esercito di Tito;
ricorda che la maggior parte delle forze politiche di Trieste ha compiuto sforzi notevoli, nell'ultimo decennio, per superare, senza dimenticarle, le tragedie del Novecento che hanno devastato anima e corpo della nostra città;
ritiene che, al contrario, l'arrogante esibizione di simboli protagonisti di quelle tragedie, in una manifestazione istituzionale, costituisca un pericoloso segnale di regresso civile, culturale, politico;
sottolinea come l'apologia della dittatura titina rechi offesa e insulto alla città di Trieste e alle genti che, in nome del regime jugoslavo, hanno subito persecuzioni, violenze, morti, iniziate proprio il 1° maggio 1945 e conclusesi dopo quaranta giorni di assassinii, barbarie e infoibamenti;
ritiene che la presenza, durante la Festa del Lavoro, di tali inquietanti simboli sia anche irrispettosa di tutti i lavoratori liberi, alla cui legittima ricorrenza è stata “imposta” una inaccettabile strumentalizzazione;
e ritiene che la bandiera jugoslava e i personaggi che il 1° maggio dello scorso anno la esibirono, abbiano offeso anche la memoria di quei 2000 lavoratori operai comunisti che, nell'immediato dopoguerra, partirono da Monfalcone per raggiungere la Repubblica di Tito, attratti dal mito del socialismo reale, e finirono, invece, internati da innocenti nel gulag di Goli Otok, sul cui pennone garriva la medesima bandiera esibita a Trieste per la Festa dei lavoratori;
per tali ragioni, il Consiglio comunale di Trieste
INVITA IL SINDACO
ad adottare i provvedimenti in suo potere per evitare che anche il 1° maggio di quest'anno compaiano, lungo vie e piazze di Trieste, simboli e personaggi che si richiamano all'ex Jugoslavia e alla dittatura titina;
a invitare preventivamente gli organizzatori della manifestazione ad attuare la necessaria vigilanza affinché la celebrazione della Festa del Lavoro non venga infiltrata da tali provocatori e a sensibilizzare in tal senso le Forze dell'Ordine;

 

a dissociarsi con fermezza ed esprimere immediata e netta condanna a nome del Comune di Trieste se i tentativi di infiltrazione descritti dovessero venire messi in atto."
 

Oppure vi sono messaggi che ben lasciano intuire la tensione che vi sarà a Trieste intorno al primo maggio...

 
Ciò a significare che il revisionismo storico è sempre "presente" e che per la prima volta a Trieste si rischia di veder allontanare una bandiera simbolo della sua storia, della sua liberazione dal nazifascismo, per ragioni di "opportunità" nazionalistica ed anche elettorale, perchè, non lo si deve dimenticare, a Trieste in questo 2016 si voterà per le amministrative. 
Ma ciò non verrà permesso. 

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