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Da Palermo a Catania il fallimento del Pdl (prima puntata)

 

PALERMO - DUBAI SOLO ANDATA

Quando scoppiò lo scandalo della monnezza in Campania i media nazionali non persero tempo a puntare il dito contro le giunte locali, da Bassolino alla Iervolino, insieme al governo Prodi (trascurando le enormi responsabilità dell’Impregilo). 

Da giorni Palermo è diventata come Napoli: cumuli di immondizia per le strade, topi che si aggirano tra sacchetti di plastica ed i soliti scenari di degrado e sporcizia. Eppure la cronaca non sembra occupare tanto spazio nei tg nazionali, impegnati a riportare le eroiche gesta dello spartano Silvio attaccato dai complottisti di mezzo mondo, e diffidenti verso la nuova spazzatura in salsa siciliana.

Forse perché i primi responsabili del disastro sono proprio gli amministratori nominati in quota Pdl, nella terra del “cappotto” (61 a 0 le circoscrizioni in mano al centrodestra).

Il sindaco di Palermo, Diego Cammarata, sorride sempre. Ma questa volta c’è poco da stare allegri, soprattutto dopo la sua proposta di aumentare il Tarsu, la tassa sui rifiuti regionali, che ha sfiorato la rissa in consiglio comunale.

L’Amia, il carrozzone da 3mila dipendenti con una voragine di 170 milioni, è da sempre il terreno di conquista dei Forza Italia boys.

Dal 2001 al 2008 il padrone della società è Domenico Galioto, medico dentista amico di Gianfranco Miccichè. Durante il suo mandato si consumano mirabolanti trasferte dei dirigenti della società negli Emirati Arabi per la gestione dei rifiuti nelle municipalità di Abu Dhabi ed Al Ain e per alcune discariche in Tunisia.

I bilanci riportano viaggi a Dubai con cene da 800 euro, alberghi a cinque stelle, incursioni allo Sheraton e al Millennium. Si calcola che nella missione dal 17 al 21 marzo 2006 le spese dell’Amia lievitarono a 20mila euro.

L’obiettivo nobile, esportare la raccolta differenziata all’estero, sembra ridicolo confrontando le attività in patria: a Palermo durante l’era Galioto la differenziata era appena al 4%, al di sotto della percentuale italiana e per la Corte dei Conti lontanissima dal miraggio del 35% fissato per legge.

Per la sua brillante gestione da presidente dell’Amia, Domenico Galioto (soprannominato “lo sceicco” , reddito dichiarato 285.458 euro) è stato eletto a Palazzo Madama nella corrente di Renato Schifani.

 

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