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Cronache da Locarno 7// Il festival di Locarno assegna i suoi premi

Il 14 agosto, le giurie di Locarno hanno chiuso il Festival decretando il loro verdetto e assegnando, sezione per sezione, i premi del festival. Il Palmares non appare per niente scontato.

Il premio per eccellenza, il Pardo d’oro del Concorso Internazionale, finisce in Cina; è stato infatti conferito al film Han Jia (Winter Vacation) di LI Hongqi, vicenda adolescenziale e abbondante di riflessione, che si svolge nell’ultimo giorno delle vacanze invernali in una città della Cina settentrionale. Anche la Stampa cinematografica assegna il suo premio della critica internazionale (FIPRESCI) allo stesso film. Sempre per quanto riguarda il Concorso Internazionale il Premio speciale della giuria va a Morgen (Domani) di Marian Crisan (produzione: Francia/Romania/Ungheria) che vince anche il 3° premio della Giuria dei giovani, il premio della Federazione dei cineclub, quello della Giuria Ecumenica. Il film, denso e delicato, richiama le ragioni dell’umanità contro le assurdità della legge, in una vicenda di immigrazione clandestina sui confini rumeni. Nella stessa sezione, il Premio per la migliore regia è del canadese Denis Côté per il film Curling, il Pardo per la migliore interpretazione femminile dell’attrice serba Jasna Duricic protagonista nel film Beli Beli Svet (White White World) di Oleg Novkovic, che vinto anche l’Art Cinema Award, e il Pardo per la migliore interpretazione maschile dell’attore Emmanuel Bilodeau (sempre in Curling).

Il Pardo d’oro della sezione Cineasti del presente è stato assegnato al francese Paraboles di Emmanuelle Demoris; mentre con il Pardo per la migliore opera prima è stato premiato Foreign Parts di Verena Paravel e JP Sniadecki (produzione USA/Francia) che si aggiudica anche il premio speciale dei Cineasti del presente.

All’insipido Diarchia, corto dell’italiano Ferdinando Cito Filomarino, prodotto e interpretato da Riccardo Scamarcio, viene inspiegabilmente assegnata la Nomination di Locarno agli European Film Awards.

Particolarmente d’accordo ci trovano invece le designazioni del Premio Giuria dei Giovani che, in quanto a giudizio artistico sui film, hanno “pescato”, a nostro parere, il meglio dei lungometraggi presenti, azzeccando quasi per intero la nostra Play-list: Primo Premio al regista cinese Xu Xin per il film KaramaY; secondo Premio al regista italiano Daniele Gaglianone per il film Pietro, di cui abbiamo ampiamente parlato in precedenza; terzo premio al regista rumeno Marian Crisan per il film Morgen; e infine il Premio «L’ambiente è qualità di vita» a Womb di Benedek Fliegauf, anch’esso già ampiamente scandagliato nelle nostre cronache precedenti.

L’unico premio assegnato in maniera popolare dal pubblico, Il Premio del pubblico «Prix du Public UBS» è finito invece al film: The Human Resources Manager di Eran Riklis (produzione Israele/Germania/Francia).

L’ultimo eroe del 63° Festival del film di Locarno, prima dei premi di ieri, era stato il maestro italiano Francesco Rosi, 88 anni, a cui è stato tributato il Pardo alla carriera e di cui è stato dato in proiezione, nella Piazza grande, Uomini contro (1970) con Gian Maria Volonté e Alain Cuny, in una copia restaurata dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Francesco Rosi ha firmato ben diciotto lungometraggi, tra i quali i riconosciutissimi La sfida, opera prima che, nel ’58, si aggiudica il premio della giuria a Venezia, I magliari (1959), Salvatore Giuliano (1961), Le mani sulla città (1963), Il caso Mattei (1972), che gli è valso la Palma d’oro a Cannes e Lucky Luciano (1973). Nel 2008 era stato il Festival di Berlino ad assegnargli l’Orso d’oro alla carriera. Olivier Père, direttore artistico del Festival di Locarno ha motivato il premio così: “In tutta la sua carriera, Rosi ha saputo affrontare temi difficili e sensibili con un linguaggio cinematografico di grande intensità e inventiva. Il suo impegno civile, la sua forza di denuncia e la sua creatività fuori norma sono tuttora un esempio per le nuove generazioni”. Il regista, dal canto suo, dice: “Non m’interessa una realtà documentaria, bensì una realtà documentata. Il cinema quando si lega a doppio filo alla verità diventa insostituibile”.

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