Cronache da Locarno 7// Il festival di Locarno assegna i suoi premi
Il 14 agosto, le giurie di Locarno hanno chiuso il Festival decretando il loro verdetto e assegnando, sezione per sezione, i premi del festival. Il Palmares non appare per niente scontato.
Il Pardo d’oro della sezione Cineasti del presente è stato assegnato al francese Paraboles di Emmanuelle Demoris; mentre con il Pardo per la migliore opera prima è stato premiato Foreign Parts di Verena Paravel e JP Sniadecki (produzione USA/Francia) che si aggiudica anche il premio speciale dei Cineasti del presente.
All’insipido Diarchia, corto dell’italiano Ferdinando Cito Filomarino, prodotto e interpretato da Riccardo Scamarcio, viene inspiegabilmente assegnata la Nomination di Locarno agli European Film Awards.
Particolarmente d’accordo ci trovano invece le designazioni del Premio Giuria dei Giovani che, in quanto a giudizio artistico sui film, hanno “pescato”, a nostro parere, il meglio dei lungometraggi presenti, azzeccando quasi per intero la nostra Play-list: Primo Premio al regista cinese Xu Xin per il film KaramaY; secondo Premio al regista italiano Daniele Gaglianone per il film Pietro, di cui abbiamo ampiamente parlato in precedenza; terzo premio al regista rumeno Marian Crisan per il film Morgen; e infine il Premio «L’ambiente è qualità di vita» a Womb di Benedek Fliegauf, anch’esso già ampiamente scandagliato nelle nostre cronache precedenti.
L’unico premio assegnato in maniera popolare dal pubblico, Il Premio del pubblico «Prix du Public UBS» è finito invece al film: The Human Resources Manager di Eran Riklis (produzione Israele/Germania/Francia).
L’ultimo eroe del 63° Festival del film di Locarno, prima dei premi di ieri, era stato il maestro italiano Francesco Rosi, 88 anni, a cui è stato tributato il Pardo alla carriera e di cui è stato dato in proiezione, nella Piazza grande, Uomini contro (1970) con Gian Maria Volonté e Alain Cuny, in una copia restaurata dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Francesco Rosi ha firmato ben diciotto lungometraggi, tra i quali i riconosciutissimi La sfida, opera prima che, nel ’58, si aggiudica il premio della giuria a Venezia, I magliari (1959), Salvatore Giuliano (1961), Le mani sulla città (1963), Il caso Mattei (1972), che gli è valso la Palma d’oro a Cannes e Lucky Luciano (1973). Nel 2008 era stato il Festival di Berlino ad assegnargli l’Orso d’oro alla carriera. Olivier Père, direttore artistico del Festival di Locarno ha motivato il premio così: “In tutta la sua carriera, Rosi ha saputo affrontare temi difficili e sensibili con un linguaggio cinematografico di grande intensità e inventiva. Il suo impegno civile, la sua forza di denuncia e la sua creatività fuori norma sono tuttora un esempio per le nuove generazioni”. Il regista, dal canto suo, dice: “Non m’interessa una realtà documentaria, bensì una realtà documentata. Il cinema quando si lega a doppio filo alla verità diventa insostituibile”.
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