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Cristiani laici disimpegnati in politica, “intimistico” modo di farsi i fatti propri

Politica e fede, cristiani intimoriti non entrano a torto in politica e manca un diverso contributo capace di mostrare un nuovo modo di governare e servire l’Italia.

In un momento del nostro Paese in difficile travaglio di decisioni essenziali per salvarsi dal fallimento economico, la voce del cattolico-politico è debole, confusa e poco incisiva, per anteporre gli schieramenti di parte ai valori e principi universali che professano il bene per tutti. Il cristiano non incide, resta immobile dinanzi ai cambiamenti utili per rinfrescare la sua missione nella società e rigenerare la speranza nell’essere un faro per molti. Viene meno il fine di portare a lavoro e in democrazia il suo contributo di arricchimento spirituale, morale, di coscienza e conoscenza.

Dove sono le opere dei cristiani in politica tali da riconoscersi rispetto a coloro che non si professano tali e viaggiano nel puro materialismo e desiderio forsennato di arricchimento personale? Dov’è il cattolico che con la sua vita personale e professionale mostra l’esempio di un cammino di fede capace di scuotere le coscienze e di essere un baluardo contro la corruzione e il facile arricchimento senza alcuna considerazione per le genti?

Oggi si vede un cristiano e un cattolico sui generis sfiduciato, nascosto, mimetizzato e poco coraggioso nel prendere le redini della democrazia partecipata per portare in politica tutto il contributo di un percorso pieno di fede e di amore per la crescita collettiva e il benessere dell’unità d’Italia. Non va bene un cattolico che rimane nell’ombra, si pone magari la crocetta sul vestito e poi fa come gli pare, senza rispettare alcun dettame e mantenendosi in linea forse solo con i dirimenti temi etici e null’altro di più.

La trasparenza è del cristiano. La semplicità è del cristiano. Il desiderio di fare del bene è del cristiano. La rinuncia per sé a favore del prossimo è del cristiano. Il tempo impiegato a creare armonia e unità è del cristiano e la voce espressa per edificare il cuore dell’uomo è del cristiano e non offendere continuamente gli altri o gli avversari. Poco parlare e molto agire bene è del cristiano, che non si vanta, ma lavora con coscienza illuminata. Il cristiano non si fa gli affari propri ma della gente che rappresenta e verso la quale ha responsabilità, e credere non vuol dire delegare ciecamente per non faticare nel conoscere i problemi e trovare soluzioni. Al cristiano tocca responsabilmente indicare nuove e alternative soluzioni ispirate dal suo percorso non comune fatto di carità, fede, etica, coscienza, conoscenza, speranza, coraggio e imparzialità, verità professata e tanto amore in tutto ciò che fa. 

La politica è prigioniera di se stessa, molte volte superficiale e tende ostinatamente a difendere e ad assolvere se stessa non producendo risultati di rilievo utili per tutti. La politica viaggia da sé e non rende conto alla gente dei danni che procura e non v’è conciliazione alcuna con la gente che vota spesso il “nulla” che lo riguardi. L’indifferenza sta uccidendo questo Paese e il cristiano che si mantiene assente dalla scena politica favorisce solo la rissosità verbale che si vede nelle piazze durante i comizi e la totale mancanza di uno stile di contegno parlando degli avversari. Il cristiano di oggi non sembra essere in grado di risvegliarsi dal torpore che lo annebbia e lo attanaglia, che annacqua il suo “agire giusto” come se la sua ricerca di spiritualità sia totalmente scissa dalle questioni quotidiane e quasi a voler dire “che se la vedano gli altri”. Non si è cristiani part-time o a tempo perso è il senso del Papa in recenti omelie che sanciscono la necessità di rimettere in carreggiata il significato completo di professare il cristianesimo in Italia.

Per fare bene in politica non è sufficiente la sola buona volontà personale, spesso slegata dal contesto, professarsi anche cattolici, agire in buona fede o vantarsi di qualche decisione a favore del proprio elettorato. Spruzzare un po’ di coscienza in qualche decisione in Parlamento mentre sono perseguiti fini di successo e di affermazione personale che servono solo a se stessi e al gruppo al quale si appartiene, imbellettarsi di buonismo spicciolo e gestire il denaro com’è fatto denuda, invece, il vuoto senso dato alla politica al servizio dei cittadini. Al cristiano è chiesta testimonianza del suo agire in ogni atto che manifesta e va ben oltre il rispetto delle leggi e non farsi corrompere dal potere.

Si vede che i cattolici e il popolo cristiano che si definisce tale preferiscono intrattenersi con le chiacchiere esposte in televisione e non chiedono e non s’informano correttamente sui fatti. Decidono reiteratamente di non partecipare alla vita democratica tanto è chiaro il fatto che la “cultura” del modo d’agire del Paese è flaccida e sembra perso lo slancio per l’amore per il bene comune. I cristiani-cattolici non votano, disertano la politica, si assentano dalle responsabilità del Paese, tengono per sé certe virtù e non sono capaci di fare massa critica tale da ordinare un risveglio collettivo alla decenza politica con voce ferma e sicurezza d’animo poiché è adesso il momento di agire insieme e compiutamente.

Non voler conoscere chi ci governa prima di votare, non votare per pigrizia mentale o fisica, delegare passivamente come se anche così non si fosse responsabili di quanto sta accadendo, rimanere chiusi in sé nelle “attività catecumenali” e non leggere la personalità e storia dei leader politici e disegnarne un trend positivo o negativo che si rifletterà sulle scelte possibili future, in questo modo si omette di intervenire e si fanno errori di omissioni. Non volere studiare i fatti e i programmi politici che attraversano la società per leggervi gli interventi adottati, da adottare e i modi migliori per partecipare alla vita democratica del Paese, tutto ciò denota infiacchimento del cristiano che non può pensare lucidamente che “tutto va bene”.

I laici cattolici e cristiani, devono parlare con voce propria, intervenire in ogni ambito della vita pubblica e professionale per fornire un’impronta di qualità ed etica cristiana nel lavoro di ogni giorno e anche nella politica che si è persa rincorrendo il potere per sé e deprivando le risorse dell’Italia. I cattolici devono trovarsi uno spazio unitario e identitario che non può essere il partitino d’ispirazione democristiana e sue diramazioni avvizzite o qualche altro movimento che inciampa in qualche alleanza scomoda perdendo l’essenza dell’agire da cristiani e della sostanza frutto di scelte che non prediligono l’egoismo e unificano l’etica privata e quella pubblica in totale coerenza d’intenti e di azioni.

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