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Crisi economica: sempre più verso il baratro!

Qualora non dovesse stemperarsi l'orientamento fortemente restrittivo imposto dai mercati finanziari europei, il futuro potrebbe prospettarsi fosco di incertezze: sembra infatti che le possibilità di superare l'odierna crisi economica siano praticamente nulle; il che espone i Paesi europei al rischio di una nuova e pericolosa recessione.

Inoltre, il perseverare delle tendenze governative nell'adozione di rigide politiche di risparmio, finisce con l'aggravare ulteriormente il già consolidato rallentamento economico. Non è marginale rilevare in proposito l'assenza nel mondo di un solo esempio capace di dimostrare il possibile risanamento finanziario di uno Stato malato ricorrendo alla contrazione delle retribuzioni e delle prestazioni sociali. Questo implica la decelerazione dello sviluppo, la carenza di efficienti presidii fiscali e l'aggravamento dell'indebitamento.

Di fronte a un così desolante degrado socioantropologico, la classe politica dovrebbe avere il coraggio e l'onestà di ammettere il fallimento della strada finora intrapresa. Solo che questo non succede. Capita invece che con il frenetico ricorso a meri interventi restrittivi, essa aggravi ulteriormente la già pesante situazione sociale, rievocando così una antica prassi medioevale. Allora, di fronte al decesso del malato per imperizia dei medici curanti, nell'intento di giustificarne la perdita, gli stessi reiteravano la giaculatoria riconducente l'evento all'intempestiva interruzione del salasso.

Nell'odierno proscenio internazionale, i Paesi come la Grecia andrebbero sostenuti con concrete prospettive di sviluppo, atteso che anche altri Stati, come per esempio il Portogallo o l'Irlanda, versino in situazioni critiche in conseguenza delle spregiudicate speculazioni attuate dagli ambienti finanziari.

Il momento cruciale dell'attuale crisi finanziaria, si riconduce all'aver preteso il salvataggio delle banche in difficoltà sottraendo denaro ai contribuenti, quando, in condizioni normali, non dovrebbero esistere banche di dimensioni tali da dover essere comunque salvate. Ma ciò ricorre dal momento che i politici siano soliti trascurare le preoccupazioni della gente, la quale ha ormai declinato la sua fiducia nel capitalismo finanziario. La crisi economica in atto, è la stridente riprova del fallimento di questo modello di sviluppo capace di offrire vantaggi soltanto a una minima porzione della popolazione. La sua fondamentale caratteristica è, infatti, quella di ripartire la ricchezza prodotta in maniera sempre più diseguale, quando invece è pressante l'esigenza di una maggiore trasparenza, magari combinata con un po' di moralità e di giustizia.

Invece, da quel che è dato evincere, in conseguenza della imposizione di provvedimenti francamente usurai, la compagine governativa indebitamente appropriatasi dell'Italia, seguita imperterrita nella somministrazione di balzelli, come quello relativo al pagamento dell'IMU sulla prima casa, offrendo così la diretta verifica della svolta autoritaria in corso, la quale vede ormai il Parlamento mortificato da un nominato e non eletto pseudo-governo pronto a brandire lo spettro del ricatto greco pur di soffocare ogni margine di dialogo. Le vessazioni di questi plutocrati non si discutono. Si votano e basta. E con l'aggravante del sistematico ricorso all'altrimenti vituperato voto di fiducia, come capita del resto in ogni autentica democrazia.

Ad aggravare ulteriormente la situazione, si aggiungono le severe restrizioni imposte da questi oligarchi alle fondamentali libertà individuali. In questo corollario si inscrive la sciagurata ipotesi di trasformare i cittadini, che verrebbero così a confermare di essere semplicemente un volgo, in un esercito di cacciatori di taglie, in forza di iniziative volte ad incentivare la delazione dei presunti evasori fiscali.

Al denunciante, che a quel punto sarebbe più opportuno chiamare spia, competerebbe una taglia oscillante tra il 10% e il 30% della somma recuperata, riaccendendo in tal modo la mai sopita e inevitabile guerra tra poveri e fomentando gli immancabili Giuda, da sempre ripudiati dagli uomini e dalle religioni, a vendersi anche per meno dei famosi 30 denari. Un così deprimente degrado sociale, sarebbe la migliore testimonianza di uno Stato, anzi di uno stato, corrotto e incapace e perciò foriero di ulteriori e più preoccupanti tensioni sociali. Ma è forse proprio questo il vero obiettivo di quei signori, dopo aver verificato l'assoluta inconsistenza della reazione popolare alla loro lapalissiana protervia. Gettando in pasto alla folla l'evasore o il presunto tale, essi sarebbero maggiormente liberi di badare ai loro comodi.

Stando alle dichiarazioni del capo dell'attuale pseudo-governo, il fatto di non pagare le tasse, o per meglio dire le sue tasse, sarebbe “immorale”. Come non si potrebbe essere d'accordo con lui? Ma, se questo è immorale, come dobbiamo definire il suo cinico comportamento con il quale, oltre a rovinare sistematicamente le famiglie, induce molti,a nzi troppi, al suicidio?

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