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Criminalità organizzata nel Lazio: un problema da affrontare

Purtroppo, l’allarme criminalità organizzata nel Lazio va affrontata e non evocata.

In nessuna riunione, Antonio Turri, Marco Omizzolo, Anna Scalfati e Renzo Carella, Flaviano Marcucci e Mirko Laurenti, hanno mai affrontato insieme la questione mafia inerente il pericolo di presenza della criminalità organizzata; o attività aggressiva nelle istituzioni e nella società a sud di Roma o che giunge fino alla economia della capitale accompagnata al carattere delle speculazioni economiche.

Se ciò è vero e facilmente riscontrabile, non è un complotto politico che persone così differenti per scelte politiche personali, per storia vissuta nelle diverse realtà del Lazio, giungano in una settimana a richiamare l'attenzione di istituzioni, della poitica e dell'economia su questo rischio.
 
Il sindaco di Colleferro, Mario Cacciotti, dà una di quelle classiche risposte "preventive" che annullano lo spirito di controllo, la necessità di vigilanza, l'evenienza di analisi che "oggettivamente" spingerebbero a maggior prudenza chi sia chiamato a ruoli di responsabilità.
 
Buttare tutto in "caciara"; "buttarla in politica", serve solo a nascondere, anche da parte di chi non vorrebbe questo, fenomeni che subdolamente, quotidianamente, diffusamente potrebbero impossessarsi dell'intera società come una metastasi cancerogena che aggreisce un corpo sano.
 
Quindi, la risposta "preventiva" unica legittimata é: qualcuno denuncia un grave problema circa la massima capacità della criminalità organizzata quale si conosce nel nostro paese? Studiamo, analizziamo, collaboriamo e sosteniamo chi è deputato a svolgere indagini, siano esse giudiziarie per l'ufficio che si ricopre, siano esse sociali ed economiche quali possono fare tutte le istituzioni e le forze politiche e sociali.
 
Solo per citare un esempio, al grido-denuncia di "massoneria deviata e comportamenti politici mafiosi" che furono pubblicamente additati dall'allora segretario regionale del PCI del Lazio Giovanni Berlinguer per intimidazioni alla giunta di sinistra che governava Palazzo Colonna col Sindaco Lorenzo Ciocci; ci furono varie risposte: i Carabinieri (tenenza di Castel Gandolfo) che chiamarono il segretario cittadino del PCI a riferire se conoscesse atti criminali e chi li avessi compiuti in Marino. Ignoti criminali che, in sequenza, dettero alle fiamme un intero ufficio con tutte le "pratiche" bruciando molta documentazione relativa a urbanistica, casa e gestione del territorio; e successivamente diedero alle fiamme la sola scrivania del sindaco, lasciando sopra il mobile un guanto (simbolo mafioso di sfida). Insomma, chiedere di andare a parlare con gli inquirenti (come con faciloneria fa il sindaco di Colleferro) va bene se la denuncia fosse di un singolo episodio. Non quando, l'analisi sociale, le dinamiche economiche, la non trasparenza e il ricorso alla arroganza e illegalità diffusa perfino di organi istituzionali (come oggi il comune di Marino), fanno avvertire, ovviamente a chi è più sensibile ed ha gli occhi aperti per capacità e volontà critica, che il rischio di aggressione criminale c'è.
Allora queste denunce, così concentrate temporalmente, così spalmate sul territorio laziale hanno ragione di essere valutate con attenzione per due ragioni: o questi signori che denunciano si stanno coalizzando per chissà quale manovra politica e pubblicitaria; oppure forse c'è un comune sentire che antenne della società percepiscono e che inquirenti e servitori dello stato farebbero bene a cogliere. Così come tutti i responsabili della società laziale: chi guida enti locali e partiti; chi guida l'economia; chi rappresenta diritti basilari delle persone primi tra tutti i lavoratori. 
 
Del resto assistiamo troppo spesso ad inutili (e immotivate?) lungaggini nelle indagini inquirenti in corso (come - sembra - quella nei confronti del sindaco di Marino, specie dopo l'arresto ed il rilascio di un tecnico del ramo urbanistica e gestione del territorio); oppure a sottovalutazioni di cui pentirsi - speriamo di no - tra qualche tempo, come quelle del "superficiale" sindaco di Colleferro.

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