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Covidismo acuto

Al secondo decreto ho cominciato a prendere coscienza. Solitamente non rimbalzo da un aperitivo all’altro, non organizzo uscite da sballo finalizzate al like con foto felice modalità paresi, dunque sono chiusa in casa da settimane senza accusare il minimo colpo, anzi alleggerita di molti sensi di colpa.

 Posso abbandonarmi senza tormenti alla mia natura affatto mondana, alla mia incapacità di truccarmi, addobbarmi e montare impalcature estetiche destinate a sgretolarsi. Posso trascinarmi dal letto al divano, per ore a guardare serie tv e film pesantissimi. Posso esimermi dai sensi di colpa se non riesco a dare una vita eccezionale, mai noiosa e avventurosissima ai miei figli, anzi vedo gente drammaticamente incapace di gestire i figli dentro le mura di casa, dove non si può sfuggire iscrivendoli a corsi abominevoli purché siano impegnati.

L’unico disastro domestico, al momento, è la didattica a distanza in uscita e in entrata, in quanto madre e maestra. Mi sta mettendo un pò in difficoltà, lo ammetto, ma questa è un’altra, lunga, triste storia. Dunque, la mia vita sociale ai tempi del Covid-19 è fondamentalmente rimasta invariata se non fosse che ogni tanto mi sembra di scorgere Will Smith e il suo cane passare guardinghi, sudici e con lo sguardo terrorizzato sotto casa, beh io starei anche bene così. Accuso soltanto una impercettibile, perpetua, mostruosa sindrome premestruale aggravata, permanente. Mi commuovo quando vedo Conte, quando cantano ai balconi, quando esce il bollettino della Protezione Civile. Soprattutto mi commuovo quando Eddie Vedder pensa a noi, quando ho visto i Green Day avvolti nella bandiera tricolore, quando Bono, mio segretissimo amante, pensa a noi, ci dedica una, ahimè pietosa, performance. Mi commuovo quando il megafono rimbomba forte tra le strade deserte, intimandoci di non uscire di casa. Da Dubai grattacieli illuminati col tricolore, Italia siamo con te, piango.

Ho capito troppo tardi cosa stava accadendo, temevo di cadere nell’isterismo di massa, nel vittimismo, processi che mi terrorizzano, che odio profondamente. Rischio, adesso, di non comprenderne la vera portata. So che, come spesso accade in Italia, siamo diventati tutti profeti, esperti illustrissimi, ma pur sempre i soliti irresponsabili e poco avvezzi alle regole del vivere civile. La nostra Italia spaccata in due dal virus e non solo. Due sanità, due approcci, due scuole, due civiltà. Continuiamo a cantare l’inno dai balconi, tutti i giorni, ma ci unisce davvero? Di quale Italia parla? Di quale storia? La storia della mia regione d’origine, quella dove festeggiamo le lauree con il lanciafiamme per intenderci, non credo abbia molto in comune con i Longobardi. Il buonismo mi disgusta, questa apparente solidarietà universale mi dà il vomito. Questi sanitari appena eletti eroi mi fanno tenerezza, tra qualche mese torneranno ad essere i soliti irresponsabili su cui ci accaniamo quando entriamo in contatto con la sanità. Come ha scritto una di loro, questa categoria è sempre stata lì, quei medici e quegli infermieri sono sempre stati lì, non sono cambiati, in trincea ci sono sempre stati solo che prima non ce ne fregava assolutamente nulla dei loro turni e dei loro stipendi ridicoli. Il dolore unisce, già. Beh io non voglio unirmi proprio a nessuno.

Ero incazzata prima e lo sono anche adesso. Lo sono perché non siamo mai pronti, perché siamo e restiamo sempre la parodia di noi stessi, perché qualcuno ha divorato e depauperato impietosamente un paese meraviglioso rendendolo la caricatura della sua copia peggiore, perché quella gente che parla in televisione non mi rappresenta, perché non mi sento al sicuro in un sistema che, oggi più che mai, dovrebbe tutelarmi, perché dopo questo disastro ci saranno i soliti disgraziati più disgraziati di prima e i soliti impuniti più grassi e viscidi di due mesi fa. Perché in questo sistema malato ci sono i piccoli eroi silenziosi che prendono calci in culo tutti i giorni e gli impuniti che continuano a riempire quelle tasche restando irrimediabilmente impuniti.

Sono incazzata perché i sacrifici li chiediamo sempre a chi è già allo stremo, a chi già barcolla stiamo togliendo il bastone con cui arranca. Sono incazzata perché neanche stavolta cambierà nulla, passerà il momento di intensa commozione, gli scoiattoli e le lepri torneranno confinati nei loro ghetti inquinati, i canali saranno luridi di nuovo, la cappa su Milano tornerà quella di sempre, i barconi affonderanno ancora, continueremo ad odiare gli innocenti, ad ignorare i nostri vicini, ad andare a scuola controvoglia perché non funziona assolutamente nulla e gli insegnanti sono una categoria di incapaci e nullafacenti. Forse mi sentirò più tranquilla quando tutti torneremo a dare il nostro peggio, quando lo schifo intorno a me si esprimerà liberamente, quando i nostri carissimi politici torneranno a rendersi ridicoli con affermazioni infelici e improbabili. Mi sentirò più al sicuro quando vi precipiterete tutti fuori a fare le solite cazzate di sempre, quando smetterete di postare foto di pane e lievitati vari e torneremo a vedere foto con espressioni a vostro parere seducenti e sensuali, a mio modesto parere demoralizzanti. Starò meglio quando non avrete più lacrime per piangere su quelle bare che credevate di Bergamo e invece no, sono di uno dei tanti naufragi di cui vi interessa sempre troppo poco. Mi sembra indifeso pure Salvini oggi, tutti in balia di questo nuovo mondo a cui non eravamo più abituati.

Il tempo scorre più lento eppure abbiamo meno tempo per quelle cose che solo qualche settimana fa ci sembravano irrinunciabili, meno voglia di ridere, meno spazi ma solo un mese fa il mondo era alla distanza di un click, prenota e vai. Sparirà questo virus, ma non riuscirà neanche lui a portarsi via quel marcio che oggi sembra più lontano, quelle crude e invisibili ingiustizie che solo ‘a livella può appianare, in quell’unico luogo dove finalmente saremo tutti alla pari. Aspetto pazientemente che tutto passi, che tutto torni agli antichi fatiscenti splendori. Almeno saprò bene da chi difendermi, questo buonismo mi spiazza, il nemico invisibile non è il virus. Siete tutti voi. La coerenza, ad ogni costo, la preferisco.

Foto di Ирина Ирина da Pixabay 

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