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Cosiderazioni sulle dichiarazioni del premier

Secondo le dichiarazioni del premier, gli italiani che non lo votano sono invidiosi del suo successo " e dei suoi soldi. Ma va...

IN MERITO AGLI ITALIANI


E se gli italiani, aggiunge, non disperderanno il loro voto sulle piccole formazioni o sulla sinistra, "il nostro gruppo parlamentare avrà la possibilità di essere determinante in Europa". Poi l’affondo: "Chi è malato di invidia personale e di odio politico vota per la sinistra". Seguito dall’invito: "Le persone che amano la libertà e vogliono restare liberi penso votino per il Popolo della libertà".
 
Bene, secondo il primo ministro, io che voto PD lo farei per disperdere i voti e non perché credo possa esistere un’alternativa alla destra e alla sua politica liberticida. 
 
Inoltre, io sarei invidioso e odierei una simile persona; persona che non perde occasione di accusare chi è contrario al suo credo, di essere comunista - al punto da farmi pensare che non sappia nemmeno cosa sia il comunismo - pur sapendo che, in Italia, il comunismo - inteso come dittatura - non si è mai verificato e che, invece, il tentativo di destabilizzare la democrazia da parte di logge "fasciste", diverse volte. 
 
Invidia personale? E perché dovrei esserlo? Per i suoi soldi forse o per il potere che è riuscito, a mio avviso con l’inganno verso il popolo lavoratore, ad accumulare? No! Signor primo ministro, io dei suoi soldi non so che farmene, dite pure che sono ipocrita, ma è cosi; ho sempre creduto, e credo tuttora, che una società giusta sia quella che dà ad ognuno il necessario per vivere degnamente in uno stato di diritto, società che, al di la dei problemi - il primo dei quali è lei che con le sue MODIFICHE vorrebbe vanificare - esiste tuttora. 
 
Non è la sua ricchezza, ma il suo smisurato egocentrismo a rendere buona parte degli Italiani contrari alla sua politica. Ed è proprio perché amo la libertà che voto PD e non PDL.
 
IN MERITO ALL’EUROPA 
 
All’Europa, continua Berlusconi, bisogna dare un "drizzone", sottolineando come non esista una politica europea unitaria a livello internazionale o di energia o di ambiente. Quello che serve, ribadisce, è un presidente del Consiglio europeo "che non duri in carica solo sei mesi". 

 
Il fatto che "il nostro gruppo parlamentare" - badate bene, non l’Italia e gli Italiani - possa essere determinante in Europa dovrà, più che con il voto degli Italiani, fare i conti con altri 26 paesi dell’Unione; paesi che, spesso e volentieri, criticano il suo governo.
 
L’Europa è una realtà nata su base economica che sta cercando la strada per diventare anche realtà politica, e su questo non ci dovrebbero essere dubbi; perché allora il nostro premier ne parla come se lo fosse già? Non è che ha messo gli occhi sull’Europa? Prima il premierato, poi la presidenza della repubblica, adesso l’Europa? Va bene pensare in grande, ma qui si sta esagerando.
 
Ironia a parte, l’Europa ha dimostrato, dopo la seconda guerra mondiale, di voler evitare slittamenti dittatoriali, ed è per questo, io credo, che la sua unità politica si sta attuando lentamente; si vuole evitare la prevaricazione, si vuole che ogni popolo ne faccia parte alla pari e che cammini in base alle sue esigenze. Un passo importante - tra l’altro criticato proprio da Berlusconi - è stato l’introduzione della moneta unica. 
 
Ci vuole tempo, certo, ma è più sicuro per la democrazia. Il nostro premier, invece, sembra voler accelerare i tempi proponendosi come leader, almeno cosi interpreto la sua dichiarazione, senza chiedersi, o quanto meno, valutare, la disponibiltà dei partener europei in merito.
 
Forse dimentica che, in Europa, ogni nazione ha i suoi metodi per gestire lo stato, e che, la loro unificazione comporta necessariamente la rinuncia, da parte di tutti, a qualcosa inerente alla loro cultura che, in merito all’immigrazione, in casi come la Francia, Spagna, Olanda, Portogallo e Inghilterra, ha una storia ben più lunga della nostra e perciò sono più avvezzi di noi all’integrazione. Attualmente, il sindaco di Amsterdam è un islamico.
 
Com’è nelle sue abitudini, butta li la proposta - almeno cosi sembra, perché in realtà, tutto ciò che fa è studiato a tavolino - raccoglie le reazioni e poi agisce di conseguenza; pratica questa già collaudata dal governo - si veda la legge sulla sicurezza: proposta, reazioni popolari, inserimento delle ronde, reazioni politiche negative, stralcio, reinserimento e alla fine fiducia, in Europa non è cosi facile, ma il senso è questo.
 
D’altra parte, il termine drizzone non lascia spazio a dubbi. 

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