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Cosa si nasconde in fondo agli oceani?

Sulla Terra esiste un territorio che ancora presenta una geografia incerta e approssimativa, e che è tuttora al centro dell’esplorazione umana: si tratta dei fondali oceanici, una porzione della superficie terrestre che corrisponde al 71% della superficie totale e che, essendo coperta dall’acqua, è difficilmente accessibile.

 
 
Di Giulia Annovi

Uno studio pubblicato su Science il 3 ottobre scorso, scaturito dalla collaborazione tra National Oceanic and Atmospheric AdministrationScripps Institution of Oceanography e l’università di Sidney, è stato in grado di ricostruire la topografia del pavimento oceanico, basandosi sui dati derivati da due satelliti. Malgrado l’attività di navi oceanografiche che hanno contribuito alla mappatura dei fondali marini mediante l’uso di fasci acustici, prima della realizzazione di questo studio c’erano ancora il 90% delle terre sommerse non localizzate né riportate sulle mappe. La causa è soprattutto da ascrivere al costo, in termini di tempo e denaro, per realizzare tale tipo di studi: si stima infatti che con questi metodi sarebbero stati necessari numerosi anni e dai due ai tre miliardi di dollari per coprire i fondali marini nella loro interezza.

I satelliti Cryosat -2 dell’ESA e Jason – 1 della NASA, ruotano intorno al nostro pianeta per tutti altri scopi: il primo monitora la variazione dello spessore dei ghiacci, il secondo le correnti marine oceaniche. Tuttavia gli altimetri ospitati a bordo hanno potuto registrare la forza e la forma delle onde radar riflesse dall’oceano, ricavando poi una modellizzazione legata alla variazione della forza di gravità. I modelli elaborati hanno restituito una mappa dei fondali oceanici, che è completa ma non ad alta risoluzione.

Il fondale oceanico, disegnato sulla base dei nuovi dati, è fatto di fratture finora ignote, catene muontuose e dorsali sottomarine, e fosse oceaniche. La storia delle placche tettoniche si è arricchita di nuovi particolari: infatti laddove sono state individuate le dorsali oceaniche – come nel Golfo del Messico e nell’Atlantico meridionale – si sono verificate in un passato più o meno recente movimenti delle placche tettoniche, che hanno portato alla fuoriuscita di magma responsabile della formazione dei rilievi montuosi. Siccome tali punti sono ancora in espansione, la lettura della mappa dei fondali non aiuta solo a ricostruire la storia del nostro pianeta, ma anche a capire i processi tettonici che sono tuttora in atto.

 

Crediti immagine: Global Marine Gravity, Scripps Institutions of Oceanography

 

 

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