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Corruzione, debito pubblico e welfare

C'è ancora chi vuol convincerci che l'enorme debito pubblico è conseguenza di pensioni a troppo giovani, pensioni troppo alte, sanità per tutti, ecc. Ma basta fare due conti per scoprire che non è vero.

Ho sentito ancora una volta sostenere in Tv, dove più che altrove si forma l'opinione pubblica, che l'enorme debito pubblico che ci affligge è conseguenza di un eccesso di stato sociale: pensioni a troppo giovani, pensioni troppo alte, sanità per tutti, troppa stabilità di lavoro ecc. Ma basta fare due conti per scoprire che non è vero.

Vorrei contestare l'affermazione sulla base di dati inconfutabili, dati di fonti assolutamente valide, con dati accettati a destra come a sinistra:

- spese per infortuni sul lavoro: 40 miliardi di euro annui (ma c'è che dice 70)
- spese per infortuni stradali: 30 miliardi di euro.
- spese da corruzione: 70 miliardi di euro.
- evasione fiscale: 140 miliardi (ma c'è chi parla anche di 300).
Totale da 280 a 470 miliardi. All'anno.

Ora, se calcoliamo solo 10 anni di corruzione, abbiamo che lo Stato brucia, a causa della corruzione, risorse proprie per un totale di 1.400 miliardi.

Se pure si dimezzasse sia il periodo che l'importo stimato, si avrebbe comunque la cifra di 350 miliardi di euro, su cui sono stati pagati altri miliardi di interessi passivi. 

Già senza questo quarto di corruzione, cioè riducendo del 25% la corruzione, il debito pubblico sarebbe di "soli" 1.450 miliardi e intorno al 90% del Pil.

Facciamo un altro calcolo. Prendiamo il dato fornito ed accettato dai politici, il dato minimo di 280 miliardi all'anno di perdite, spese evitabili e mancati incassi.
Ora immaginiamo che si possa trovare una soluzione a quel problema e risparmiare. No, non il totale. No, non la metà. E nemmeno la metà della metà. Ma solo la metà della metà della metà. Avremmo un rsparmio di 35 miliardi. All'anno.
Ovvero 700 milardi in 20 anni e un risparmio di circa 30 miliardi l'anno di interessi.
Mantenendo le stesse pensioni, la stessa sanità, lo stesso Stato sociale.
E magari gli stessi falsi invalidi e gli stessi 32.000 dipendenti della regione Campania (contro i 15.000 della Lombardia con popolazione doppia).

Se tutto questo è banalmente vero, dare la colpa dei nostri problemi al welfare degli anni scorsi e non agli sprechi, alle truffe e ai costi della politica è fare informazione "falsa e tendenziosa".

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.2) 13 aprile 2012 11:58

    A questo si possono aggiungere alcune operazioni semplicissime e di nessun costo, tipo dare disposizione ai Comuni (che per forza hanno conoscenza, in quanto devono autorizzare la sepoltura nel cimitero) di comunicare informaticamente tutti i giorni l’INPS sulle generalità ed il codice fiscale dei defunti di quel giorno. Con un incrocio di dati l’INPS può immediatamente bloccare l’eraogazione dell’eventuale pensione.

  • Di pv21 (---.---.---.41) 13 aprile 2012 19:35

    Tecno-cinismo >

    Sotto l’incombente minaccia di dissesto finanziario Monti, neo insediato, ha avuto “carta bianca” nel dettare la sua manovra salva-Italia. I partiti di maggioranza hanno dovuto “validare” le regole del suo “rigore” imposto dallo stato di emergenza.
    Forte della “credibilità” così acquisita Monti ha però preteso di dettare anche le riforme da lui “volute” per fare “crescita e occupazione”.
    Convintosi di un mandato “salvifico” non ha temuto di innescare lo scontro sociale (“esodati”, art.18, ..), minacciando perfino di andarsene.

    Sono intanto passati altri 4 mesi.
    Ancora oggi il Pil è in discesa, le imprese arrancano e la disoccupazione non dà tregua.
    Eppure Monti cerca tuttora di “accreditarsi” di proprie “prerogative” decisionali anche nel rapporto con la sua maggioranza. Forse per mascherare la crescente percezione dei limiti connaturati.

    Se riequilibrare il bilancio è un esercizio contabile, roba da “tecnici”, concretizzare delle premesse “efficaci” per il rilancio della crescita non può che essere frutto di “scelte politiche” condivise e partecipate.
    Non c’è “tecnico” in grado, da solo, di porre le basi su cui ricostruire il futuro di un paese.
    Compito precipuo dei “tecnici” è di predisporre un ventaglio delle migliori soluzioni praticabili, ma spetta ai “politici” scegliere tempi e modi del percorso da fare.
    Governare è sfida “politica” di capacità e metodo.
    Di enunciati e teoremi “paludati” trabocca qualsiasi Dossier Arroganza

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