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Coronavirus e libertà di espressione: il caso di Orbàn

Quando a Orban sono stati conferiti poteri eccezionali (e senza limiti temporali), a causa dell’emergenza coronavirus, il Parlamento ungherese ha stabilito anche una grave limitazione del diritto di cronaca: cioè, che sulla pandemia saranno ammesse solo informazioni di fonti ufficiali. Chi verrà accusato dall’esecutivo di diffondere “verità distorte”, comprese opinioni critiche della gestione dell'emergenza, potrà essere condannato con pene da uno a cinque anni di prigione. 
In Italia la situazione per fortuna, è un po' diversa. 

Una notizia allarmante, una foto o un post possono facilmente scatenare il panico, generare instabilità e conseguenze negative per ognuno di noi, a maggior ragione se poi sono informazioni false. Su questa premessa, che descrive sicuramente una situazione reale e diffusa in gran parte dei paesi coinvolti dal coronavirus, la lotta alle fake news assume diversi connotati.

Difatti, sono diversi gli Stati che avvrontano la pandemia con una legislazione emergenziale (l'International Center for not-for Profit Law di Washington dice che sono 76), ma solo una parte di loro ha limitato effettivamente anche la libertà di manifestazione del pensiero, utilizzando come motivazione ufficiale la lotta alle fake news sul Covid-19.

Tra i paesi canaglia (per così dire) c'è l'Ungheria, che recentemente ha attribuito a Orban poteri eccezionali, senza limiti temporali, e ha stabilito che saranno ammesse, sulla pandemia, solo informazioni delle fonti ufficiali, e si prevede la reclusione da 1 a 5 anni per chi in pubblico diffonde falsità o verità distorte in modalità che ostacolino il successo delle misure di prevenzione. 

Cosa si debba intendere per "verità distorte" è tutto da scoprire, in un paese dove il Parlamento è sospeso a tempo indeterminato (e comunque era già discretamente controllato da Orbàn), e in questo modo colpisce anche la stampa più indipendente.

Ovviamente, a differenza di quanto sostengono alcuni, quello che è successo da noi in Italia è molto diverso: da un lato, chi chiedeva pieni poteri (e lo faceva in tempi non sospetti, cioè nell'agosto 2019) ora si trova all'opposizione rispetto al Governo Conte (sul cui operato semmai si discuterà in altra sede perché la tematica è articolata e non può essere banalizzata con due slogan); dall'altro, l'Osservatorio per il monitoraggio delle fake news (che per l'appunto monitora) non ha compiti sanzionatori.

D'altro lato ancora, in Italia non esiste alcuna norma che preveda misure simili a quelle ungheresi, in quanto da noi le fake news sono sanzionate solo se diffamatorie e lesive dell'onore di qualcuno. Condividere la notizia che la Terra è piatta è una solenne fesseria, sostenere, senza prove, che l'azienda XY è collusa con la mafia evidentemente è una diffamazione conclamata. 

Ne consegue che Orbàn, in Ungheria, ha un nemico temibile che è l'informazione indipendente, che per esempio ha evidenziato i veri numeri della diffusione pandemica.

 

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