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Consumi a picco: famiglie e imprese ko

Crolla il potere d’acquisto, il 2012 è stato l’anno più difficile dal secondo dopoguerra.

"Il permanere di dinamiche congiunturali negative, anche nei mesi finali dell'anno, continua a segnalare, unitamente agli altri indicatori congiunturali, come la crisi sia ancora ben presente all'interno del sistema economico. Difficilmente la nostra economia, e i consumi in particolare, potranno cominciare a mostrare, nel breve periodo, segnali di un significativo miglioramento": a dichiararlo è Confcommercio, attraverso l’ICC (Indicatore dei Consumi di Confcommercio), secondo cui il potere d’acquisto d’imprese e famiglie nel 2012, si sono ridotti del 2,9% rispetto all’anno precedente, registrando un -4,1%.

Analizzando l’indicatore, e tenuto conto del tasso d’inflazione, nel terzo trimestre del 2012 il potere d’acquisto si è ridotto dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e del 4,4% rispetto al terzo trimestre del 2011.

Nei primi nove mesi del 2012, confrontando lo stesso periodo del 2011, il potere d'acquisto ha registrato una flessione del 4,1%, in netta diminuzione anche il tasso d’investimento delle famiglie.

I dati confermano il trend negativo che sta attraversando l’economia Italiana, soprattutto quella reale, infatti, la fiducia delle famiglie, nonostante il leggero recupero del mese di dicembre, continua a essere critica, l’evidente peggioramento della propria condizione reddituale, riflette in modo marcato, le attuali condizioni di mercato.

Ad accentuare la crisi, c’è soprattutto la mancanza di occupazione, solo a novembre dell’anno appena trascorso, la riduzione di posti di lavoro segna - 42 mila unità, solo negli ultimi 4 mesi se ne sono persi 192 mila, e il numero di chi è alla ricerca d’impiego sfiora i 700 mila.

Quanto all’inflazione, secondo le diverse fasi congiunturali che formano i prezzi, la variabile di crescita solo per i primi tre mesi del 2013, dovrebbe in linea di massima arrivare al 2,5%, segnando una nuova contrazione degli stipendi.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.177) 12 gennaio 2013 20:17

    Legenda >

    Quando Draghi (luglio 2012) annunciò di voler usare i fondi salva-Stati per “calmierare” i mercati finanziari il rendimento dei nostri Btp era al 6,2% e quello dei Bonos spagnoli al 6,9%. L’Euro era sceso a 1,24 dollari.
    Da allora Draghi si è spinto fino a paventare l’acquisto “illimitato” di Titoli dei paesi in difficoltà. Da qualche mese anche la Fed americana ha preso ad acquistare Titoli per 40 miliardi al mese.

    Risultato.
    Adesso il tasso di interesse dei Btp è sceso al 4% ed i Bonos sono al 4,6%. L’Euro è risalito a 1,33.
    Questo nonostante il perdurante segno negativo degli indicatori economici di Italia e Spagna. Non solo. E’ passato più di un mese dalle “annunciate” dimissioni di Monti.

    Stando ai fatti appare immotivato, se non “avventato”, attribuire solo a Monti speciali capacità e meriti personali nell’aver riacquistato la “fiducia” dei mercati.
    Cosa potrebbe dire il Premier spagnolo Rajoy che, almeno, non ha mai negato l’adozione di “misure di austerità”?
    Anche le spiegazioni “forbite” possono echeggiare i toni di un Dossier Arroganza

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